Track details
Difficulty
EE
Passo di Guine
Passo di Guine
Cascina Trat
A mt 695 s.l.m. La località è situata nella valle del Traversante, dal nome dell’omonimo torrente, che sale verso NNE da Collio Valsabbia. Il percorso in questo tratto, senza pendenze accentuate, sale e si svolge lungo la dorsale che fa da spartiacque tra l’entroterra del basso lago di Garda e la Valsabbia. Nelle immediate vicinanze della cascina si trova la Fontana dei Manni (dal nome della famiglia proprietaria della cascina stessa) dove è possibile fare provvista d’acqua. Il paesaggio è caratterizzato da boschi di latifoglie alternati a vegetazione naturale erbacea e cespuglietti.
Curiosità: In tutta la zona è frequente imbattersi nel c.d. “Roccolo”, postazione fissa di caccia alla selvaggina migratoria a testimonianza della forte tradizione venatoria nella provincia. Oggi si presenta come una struttura di alberi generalmente a semicerchio intorno ad un capanno di varie forme, spesso mimetizzato con cespugli e rampicanti. Gli alberi che formano il semicerchio sono piante di buttata principali, adeguatamente potate, poste a distanza regolare. Tra una pianta e l’altra sono poste pertiche orizzontali ben evidenti con funzione di posatoi.
Nella struttura sociale delle valli bresciane, rimasta invariata per secoli, era in uso un’ organizzazione economica dove trovavano spazio tutte le attività connesse all’utilizzo del bosco che sempre hanno costituito per la popolazione una valida integrazione del reddito agro-pastorale. Questa organizzazione ha contribuito al radicarsi nella popolazione dell’ uso di sistemi come l’archetto o altri mezzi rudimentali di cattura della fauna migratoria. Le tese degli archetti erano messe in funzione dai proprietari degli appezzamenti di bosco e nelle proprietà comunali e venivano normalmente concesse mediante asta al miglior offerente.
Con l’annessione al Regno di Sardegna e l’estensione nel 1859 della relativa legislazione, viene vietato l’uso della caccia con lacci e trabocchetti di qualsiasi genere. In Valle Sabbia veniva concesso ai residenti il libero possesso per la tesa delle reti, degli archetti e dei roccoli nei boschi, anche di durata triennale, per cui i comuni bresciani cercarono di difendere l’uso dei sistemi tradizionali. Alle varie deroghe si pose fine con un decreto del Prefetto di Brescia nel 1912 che sancì la fine della caccia legale con gli archetti. Ancora oggi queste zone presentano la densità di Roccoli tra le più alte in provincia (cfr pag. nn. 23-30, 43 e 76 in “Luoghi di pasture” La compagnia della stampa Massetti Rodella editori 2003).
Cascina Trat
A mt 695 s.l.m. La località è situata nella valle del Traversante, dal nome dell’omonimo torrente, che sale verso NNE da Collio Valsabbia. Il percorso in questo tratto, senza pendenze accentuate, sale e si svolge lungo la dorsale che fa da spartiacque tra l’entroterra del basso lago di Garda e la Valsabbia. Nelle immediate vicinanze della cascina si trova la Fontana dei Manni (dal nome della famiglia proprietaria della cascina stessa) dove è possibile fare provvista d’acqua. Il paesaggio è caratterizzato da boschi di latifoglie alternati a vegetazione naturale erbacea e cespuglietti.
Curiosità: In tutta la zona è frequente imbattersi nel c.d. “Roccolo”, postazione fissa di caccia alla selvaggina migratoria a testimonianza della forte tradizione venatoria nella provincia. Oggi si presenta come una struttura di alberi generalmente a semicerchio intorno ad un capanno di varie forme, spesso mimetizzato con cespugli e rampicanti. Gli alberi che formano il semicerchio sono piante di buttata principali, adeguatamente potate, poste a distanza regolare. Tra una pianta e l’altra sono poste pertiche orizzontali ben evidenti con funzione di posatoi.
Nella struttura sociale delle valli bresciane, rimasta invariata per secoli, era in uso un’ organizzazione economica dove trovavano spazio tutte le attività connesse all’utilizzo del bosco che sempre hanno costituito per la popolazione una valida integrazione del reddito agro-pastorale. Questa organizzazione ha contribuito al radicarsi nella popolazione dell’ uso di sistemi come l’archetto o altri mezzi rudimentali di cattura della fauna migratoria. Le tese degli archetti erano messe in funzione dai proprietari degli appezzamenti di bosco e nelle proprietà comunali e venivano normalmente concesse mediante asta al miglior offerente.
Con l’annessione al Regno di Sardegna e l’estensione nel 1859 della relativa legislazione, viene vietato l’uso della caccia con lacci e trabocchetti di qualsiasi genere. In Valle Sabbia veniva concesso ai residenti il libero possesso per la tesa delle reti, degli archetti e dei roccoli nei boschi, anche di durata triennale, per cui i comuni bresciani cercarono di difendere l’uso dei sistemi tradizionali. Alle varie deroghe si pose fine con un decreto del Prefetto di Brescia nel 1912 che sancì la fine della caccia legale con gli archetti. Ancora oggi queste zone presentano la densità di Roccoli tra le più alte in provincia (cfr pag. nn. 23-30, 43 e 76 in “Luoghi di pasture” La compagnia della stampa Massetti Rodella editori 2003).
Strada Comunale di Trat
, Vobarno
Cascina Pozze
Cascina Pozze: bella località situata a mt 1060 s.l.m. alla testa della valle del Traversante che sale verso NNE da Collio Valsabbia (fraz. di Vobarno) fino al vicino valico del Ruer de la Saetta che si raggiunge lasciando la mulattiera per prendere il sentiero CAI 288 ex 9.
La cascina è di proprietà privata e all’interno del terreno pascolano liberamente animali da fattoria.
Cascina Pozze
Cascina Pozze: bella località situata a mt 1060 s.l.m. alla testa della valle del Traversante che sale verso NNE da Collio Valsabbia (fraz. di Vobarno) fino al vicino valico del Ruer de la Saetta che si raggiunge lasciando la mulattiera per prendere il sentiero CAI 288 ex 9.
La cascina è di proprietà privata e all’interno del terreno pascolano liberamente animali da fattoria.
Ruer de la Saetta
A mt. 1139 s.l.m. è un valico tra la valle del torrente Traversante e la valle del Sur (o valle del torrente Barbarano), per cui è un punto panoramico molto interessante che mette in comunicazione una valle minore e laterale della Valsabbia con la valle dell’entroterra gardesano che costituisce la via di accesso più immediata al Rifugio G. Pirlo allo Spino.
Il sentiero CAI 288 ex 9, che procede verso il rifugio dapprima scende verso l’incrocio con il sentiero 286 della Val Lobbia per poi risalire sul Dosso dove c’è il bivio che porta al Buco del Tedesco, da lì scende al Cuel delle Marmere (riparo naturali tra le rocce) e poi risale fino a giungere alla sorgente dell’acqua della Costa Mandria a 100 mt dal rifugio.
Ruer de la Saetta
A mt. 1139 s.l.m. è un valico tra la valle del torrente Traversante e la valle del Sur (o valle del torrente Barbarano), per cui è un punto panoramico molto interessante che mette in comunicazione una valle minore e laterale della Valsabbia con la valle dell’entroterra gardesano che costituisce la via di accesso più immediata al Rifugio G. Pirlo allo Spino.
Il sentiero CAI 288 ex 9, che procede verso il rifugio dapprima scende verso l’incrocio con il sentiero 286 della Val Lobbia per poi risalire sul Dosso dove c’è il bivio che porta al Buco del Tedesco, da lì scende al Cuel delle Marmere (riparo naturali tra le rocce) e poi risale fino a giungere alla sorgente dell’acqua della Costa Mandria a 100 mt dal rifugio.
Forametto
Il monte Forametto è alto mt 1240 s.l.m alla gobba che viene considerata la cima, mentre le due elevazioni principali raggiungono rispettivamente mt 1331 e mt 1332 s.l.m. Costituisce la massima elevazione sulla dorsale che divide la valle del Traversante dalla valle del Prato della Noce che sale da Cecino di Vobarno.
E’ una modesta cima selvaggia e pressoché sconosciuta che fa parte del comprensorio del Monte Spino e si estende a sud dell’ altra cresta rocciosa delle Marmere. E’ costituita da numerose elevazioni e presenta a oriente una bella parete di roccia arrampicabile quasi tutto l’anno, anche se l’esposizione non è cosi favorevole come quella della dirimpettaia parete delle Marmere. Il sentiero contrassegnato CAI 287 (Sentiero delle creste) di ritorno con un saliscendi raggiunge le Marmere.
Curiosità: il nome sembra derivare da “foram” che in dialetto significa bosco.
Tra il monte Forametto e le Marmere c’è una profonda spaccatura chiamata “Buco del Tedesco”: la leggenda vuole che uno dei lanzichenecchi che nei secoli passati hanno attraversato questi monti, dopo aver assalito le popolazioni delle valli, si sia trovato isolato dai compagni e sia giunto al passo dopo un lungo peregrinare. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato molti anni dopo con il corsaletto di cuoio bruciacchiato ed il coltello con il manico di legno d’ulivo conficcato tra le costole all’altezza del cuore. Al momento del ritrovamento del corpo si associò la morte del sodato all’opera di una strega (cfr “Il monte Pizzocolo una sentinella sul lago di Garda” Roberto Dall’Olmo ed. Grafo pag. 71/72)
Forametto
Il monte Forametto è alto mt 1240 s.l.m alla gobba che viene considerata la cima, mentre le due elevazioni principali raggiungono rispettivamente mt 1331 e mt 1332 s.l.m. Costituisce la massima elevazione sulla dorsale che divide la valle del Traversante dalla valle del Prato della Noce che sale da Cecino di Vobarno.
E’ una modesta cima selvaggia e pressoché sconosciuta che fa parte del comprensorio del Monte Spino e si estende a sud dell’ altra cresta rocciosa delle Marmere. E’ costituita da numerose elevazioni e presenta a oriente una bella parete di roccia arrampicabile quasi tutto l’anno, anche se l’esposizione non è cosi favorevole come quella della dirimpettaia parete delle Marmere. Il sentiero contrassegnato CAI 287 (Sentiero delle creste) di ritorno con un saliscendi raggiunge le Marmere.
Curiosità: il nome sembra derivare da “foram” che in dialetto significa bosco.
Tra il monte Forametto e le Marmere c’è una profonda spaccatura chiamata “Buco del Tedesco”: la leggenda vuole che uno dei lanzichenecchi che nei secoli passati hanno attraversato questi monti, dopo aver assalito le popolazioni delle valli, si sia trovato isolato dai compagni e sia giunto al passo dopo un lungo peregrinare. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato molti anni dopo con il corsaletto di cuoio bruciacchiato ed il coltello con il manico di legno d’ulivo conficcato tra le costole all’altezza del cuore. Al momento del ritrovamento del corpo si associò la morte del sodato all’opera di una strega (cfr “Il monte Pizzocolo una sentinella sul lago di Garda” Roberto Dall’Olmo ed. Grafo pag. 71/72)
Marmere
Le Marmere (mt.1406 s.l.m.) è una cresta rocciosa tra il Buco del Tedesco e il Buco del Gatto, che presenta a sud una bella ed evidente parete calcarea con placconate di buona roccia alta in alcuni punti 200 mt e solcata da varie vie di salita che, data l’esposizione e il clima del basso Lago di Garda, sono arrampicabili quasi tutto l’anno.
L’itinerario CAI 287 (Sentiero delle Creste) si snoda attraverso una cresta altamente panoramica che porta in vetta al Monte Spino. E’ impegnativo, a tratti esposto, e attraversa luoghi appartati e impervi in un ambiente selvaggio.
Curiosità: Poco sotto la cresta, sempre sulla parete sud, si trova una piccola Madonnina.
Il nome Marmera deriva molto probabilmente dall’aspetto della bella parete meridionale fatta di rocce bianche. Una delle vie “Profumo d’Oriente” aperta da Tiberio Quecchia, compianto alpinista bresciano, nel febbraio 1998, è stata definita la più bella via in assoluto delle montagne del Garda (cfr “Prealpi Bresciane” di Fausto Camerini a cura del CAI e del TCI pag. 329)
Marmere
Le Marmere (mt.1406 s.l.m.) è una cresta rocciosa tra il Buco del Tedesco e il Buco del Gatto, che presenta a sud una bella ed evidente parete calcarea con placconate di buona roccia alta in alcuni punti 200 mt e solcata da varie vie di salita che, data l’esposizione e il clima del basso Lago di Garda, sono arrampicabili quasi tutto l’anno.
L’itinerario CAI 287 (Sentiero delle Creste) si snoda attraverso una cresta altamente panoramica che porta in vetta al Monte Spino. E’ impegnativo, a tratti esposto, e attraversa luoghi appartati e impervi in un ambiente selvaggio.
Curiosità: Poco sotto la cresta, sempre sulla parete sud, si trova una piccola Madonnina.
Il nome Marmera deriva molto probabilmente dall’aspetto della bella parete meridionale fatta di rocce bianche. Una delle vie “Profumo d’Oriente” aperta da Tiberio Quecchia, compianto alpinista bresciano, nel febbraio 1998, è stata definita la più bella via in assoluto delle montagne del Garda (cfr “Prealpi Bresciane” di Fausto Camerini a cura del CAI e del TCI pag. 329)
Monte Spino
Il monte Spino (mt 1513 s.l.m.) è una montagna che si estende tra il passo della Fobbiola, il passo di Spino e il passo del Buco del Gatto. Vi ci si accede per mezzo di numerosi sentieri CAI: 280, 288, 287, 287B, 287C, 229.
Il suo versante nord, sopra la Val del Prato delle Noce, è roccioso e presenta pilastri calcarei, a sud digrada con ripidi pendii erbosi detti costa Mandria, probabilmente per il fatto che vi salivano a pascolare le vacche, a sud ovest la cresta, che costituisce il confine del Parco Alto Garda bresciano va a saldarsi con le Marmere, a est si protende un’altra cresta detta del Forseul.
Il panorama è superbo. E’ possibile scorgere il gruppo dell’Adamello e della Presanella, il basso lago, il Pizzocolo (impressionante parete nord) e la catena del monte Baldo. L’itinerario di discesa verso il rifugio si snoda attraverso prati e pascoli punteggiati da boschetti radi.
Curiosità: fra le balze del monte Spino nidificano le poiane, mentre tra i boschi che ne circondano i fianchi si possono incontrare i caprioli.
Sulla sommità vi è un piccolo monumento con una picozza, una Madonnina, ed è possibile firmare il libro di vetta. Tra le rocce dei suoi fianchi si trovano numerose grotte esplorate dal Gruppo grotte Brescia. L’”Abisso Spino” è la terza grotta per lunghezza del territorio bresciano (cfr “Prealpi Bresciane” di Fausto Camerini a cura del CAI e del TCI pag. 323).
Il fenomeno carsico, che è presente in tutta la fascia delle prealpi bresciane (dai monti sopra il lago d’Iseo fino a quelli del lago di Garda), pur non essendo molto profondo è però particolarmente diffuso e, alla data del 1.1.2017, nel catasto delle grotte della Lombardia orientale sono state inserite e catalogate 942 cavità (cfr il sito dell’associazione speleologica bresciana www.speleoasb.org)
Monte Spino
Il monte Spino (mt 1513 s.l.m.) è una montagna che si estende tra il passo della Fobbiola, il passo di Spino e il passo del Buco del Gatto. Vi ci si accede per mezzo di numerosi sentieri CAI: 280, 288, 287, 287B, 287C, 229.
Il suo versante nord, sopra la Val del Prato delle Noce, è roccioso e presenta pilastri calcarei, a sud digrada con ripidi pendii erbosi detti costa Mandria, probabilmente per il fatto che vi salivano a pascolare le vacche, a sud ovest la cresta, che costituisce il confine del Parco Alto Garda bresciano va a saldarsi con le Marmere, a est si protende un’altra cresta detta del Forseul.
Il panorama è superbo. E’ possibile scorgere il gruppo dell’Adamello e della Presanella, il basso lago, il Pizzocolo (impressionante parete nord) e la catena del monte Baldo. L’itinerario di discesa verso il rifugio si snoda attraverso prati e pascoli punteggiati da boschetti radi.
Curiosità: fra le balze del monte Spino nidificano le poiane, mentre tra i boschi che ne circondano i fianchi si possono incontrare i caprioli.
Sulla sommità vi è un piccolo monumento con una picozza, una Madonnina, ed è possibile firmare il libro di vetta. Tra le rocce dei suoi fianchi si trovano numerose grotte esplorate dal Gruppo grotte Brescia. L’”Abisso Spino” è la terza grotta per lunghezza del territorio bresciano (cfr “Prealpi Bresciane” di Fausto Camerini a cura del CAI e del TCI pag. 323).
Il fenomeno carsico, che è presente in tutta la fascia delle prealpi bresciane (dai monti sopra il lago d’Iseo fino a quelli del lago di Garda), pur non essendo molto profondo è però particolarmente diffuso e, alla data del 1.1.2017, nel catasto delle grotte della Lombardia orientale sono state inserite e catalogate 942 cavità (cfr il sito dell’associazione speleologica bresciana www.speleoasb.org)
Rifugio Pirlo
Rifugio Tenente Medico Giorgio Pirlo allo Spino, mt. 1165
Il rifugio sorge in punto estremamente panoramico sopra il Lago di Garda di cui si può godere la magnifica vista.
La gestione del Rifugio G.Pirlo allo Spino è da tempo aggiudicata all’Associazione Mato Grosso che già gestisce numerosi rifugi sulle alpi ed in Perù.
Ciò che contraddistingue questa nuova gestione è la rotazione dei volontari di servizio al rifugio che, pur alternandosi settimanalmente, garantiscono sempre un’ accoglienza di buon livello.
Inoltre, particolare non trascurabile, i soldi raccolti nella gestione vengono utilizzati per iniziative di solidarietà in Perù.
Invitiamo i soci e gli amici della montagna a sostare al rifugio Spino dove riceveranno sicuramente una buona accoglienza oltre che gustare specialità bresciane come i famosi casoncelli.
Posti Letto: 32 | Posti Pranzo: 50 | Posti Tavola Esterni: 30 | Posti Locale Invernale: 20
Apertura su richiesta.
Curiosità: Il fabbricato, che fu sede della caserma della Guardia di Finanza e, durante la Grande Guerra, caposaldo della linea arretrata del Fronte Italiano, è stato restaurato e trasformato in Rifugio Alpino, grazie ai lavori iniziati nel 1965 dai volontari del Club Alpino Italiano – sezione di Salò e dedicato al salodiano Tenente Medico Giorgi Pirlo caduto in Grecia durante la II Guerra Mondiale.
Rifugio Pirlo
Rifugio Tenente Medico Giorgio Pirlo allo Spino, mt. 1165
Il rifugio sorge in punto estremamente panoramico sopra il Lago di Garda di cui si può godere la magnifica vista.
La gestione del Rifugio G.Pirlo allo Spino è da tempo aggiudicata all’Associazione Mato Grosso che già gestisce numerosi rifugi sulle alpi ed in Perù.
Ciò che contraddistingue questa nuova gestione è la rotazione dei volontari di servizio al rifugio che, pur alternandosi settimanalmente, garantiscono sempre un’ accoglienza di buon livello.
Inoltre, particolare non trascurabile, i soldi raccolti nella gestione vengono utilizzati per iniziative di solidarietà in Perù.
Invitiamo i soci e gli amici della montagna a sostare al rifugio Spino dove riceveranno sicuramente una buona accoglienza oltre che gustare specialità bresciane come i famosi casoncelli.
Posti Letto: 32 | Posti Pranzo: 50 | Posti Tavola Esterni: 30 | Posti Locale Invernale: 20
Apertura su richiesta.
Curiosità: Il fabbricato, che fu sede della caserma della Guardia di Finanza e, durante la Grande Guerra, caposaldo della linea arretrata del Fronte Italiano, è stato restaurato e trasformato in Rifugio Alpino, grazie ai lavori iniziati nel 1965 dai volontari del Club Alpino Italiano – sezione di Salò e dedicato al salodiano Tenente Medico Giorgi Pirlo caduto in Grecia durante la II Guerra Mondiale.
+39 0365 651177
amicispino@yahoo.it
Passo Spino
A mt 1160 s.l.m. il passo dello Spino è situato tra il Monte Spino a nord-ovest e il Monte Pizzocolo a sud-est, la vista spazia sull’omonimo Monte Spino, le Marmere e il Monte Forametto. Nei pressi del passo si segnalano un faggio ed un frassino monumentali.
L’itinerario il lieve discesa verso il Pirello si snoda attraverso boschi cedui prima di faggio e poi di castagno.
Curiosità: Nelle vicinanze si trovano i resti di un eremo, ruderi di guerra e un roccione, utilizzato spesso come palestra di roccia per istruzione ed allenamento, indicato localmente con “Via Ferrata Ernesto Franco”. Il Passo dello Spino è da tempo passaggio naturale per molti uccelli migratori.
Nei pressi del passo, infatti, è stato ripristinato nel 1999, dalla Regione Lombardia e dall’Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste), l’Osservatorio Ornitologico Regionale “Antonio Duse” di Passo Spino. Presso l’osservatorio è così ripresa l’attività di “inanellamento”, ovvero la cattura di uccelli seguita da misurazione e marcatura e da successivo rilascio, coordinata a livello europeo dall’EURING (The European Union for Bird Ringing), a livello nazionale dall’ INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) e a livello regionale dalla Regione Lombardia.
Le prime attività di “inanellamento” furono coordinate dal Dottor Antonio Duse (nato a Salò, medico di Gabriele d’Annunzio e direttore dell’Ospedale di Salò, cultore della tradizione dell’uccellagione) e continuarono dal 1929 al 1933 (cfr “Il monte Pizzocolo una sentinella sul lago di Garda” Roberto Dall’Olmo ed. Grafo pag. 89).
Fuori da questo itinerario ma sempre nei pressi del passo si trova un castagno di circonferenza di 5 metri del “Segagnoi” salendo dalla valle di Archesane.
Passo Spino
A mt 1160 s.l.m. il passo dello Spino è situato tra il Monte Spino a nord-ovest e il Monte Pizzocolo a sud-est, la vista spazia sull’omonimo Monte Spino, le Marmere e il Monte Forametto. Nei pressi del passo si segnalano un faggio ed un frassino monumentali.
L’itinerario il lieve discesa verso il Pirello si snoda attraverso boschi cedui prima di faggio e poi di castagno.
Curiosità: Nelle vicinanze si trovano i resti di un eremo, ruderi di guerra e un roccione, utilizzato spesso come palestra di roccia per istruzione ed allenamento, indicato localmente con “Via Ferrata Ernesto Franco”. Il Passo dello Spino è da tempo passaggio naturale per molti uccelli migratori.
Nei pressi del passo, infatti, è stato ripristinato nel 1999, dalla Regione Lombardia e dall’Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste), l’Osservatorio Ornitologico Regionale “Antonio Duse” di Passo Spino. Presso l’osservatorio è così ripresa l’attività di “inanellamento”, ovvero la cattura di uccelli seguita da misurazione e marcatura e da successivo rilascio, coordinata a livello europeo dall’EURING (The European Union for Bird Ringing), a livello nazionale dall’ INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) e a livello regionale dalla Regione Lombardia.
Le prime attività di “inanellamento” furono coordinate dal Dottor Antonio Duse (nato a Salò, medico di Gabriele d’Annunzio e direttore dell’Ospedale di Salò, cultore della tradizione dell’uccellagione) e continuarono dal 1929 al 1933 (cfr “Il monte Pizzocolo una sentinella sul lago di Garda” Roberto Dall’Olmo ed. Grafo pag. 89).
Fuori da questo itinerario ma sempre nei pressi del passo si trova un castagno di circonferenza di 5 metri del “Segagnoi” salendo dalla valle di Archesane.
Pirello
Località/ parcheggio a mt 1030 s.l.m. sulla costa orientale della val di Sur (= Valle di sopra) raggiungibile tramite una strada sterrata accessibile alle auto.
L’itinerario, CAI 280, verso il Colomber tutto in discesa si svolge su una strada sterrata che è possibile accorciare approfittando di numerose scorciatoie.
Curiosità: nell’alta val di Sur così come nei monti del Parco Alto Garda bresciano è possibile imbattersi nei c.d. cùei ripari naturali tra le rocce che in alcuni periodi dell’anno diventavano una dimora abituale per chi sul monte pascolava gli animali, si dedicava al taglio dell’erba, della legna o alla produzione del carbone.
Il vivere sui monti nella durezza dei tempi passati racimolando tutto quanto il monte poteva dare richiedeva almeno un riparo sicuro dove proteggersi dall’inclemenza del tempo, per preparare e consumare un po’ di cibo caldo e per passare la notte su giacigli fatti di frasche e fieno.
In alta val di Sur si segnala, vicino ad una sorgente, il Cuél del’Aser tra i più belli del Parco (cfr “Andar per Cùei” di Roberto Didi Lanzini ed. Grafo 2007).
Pirello
Località/ parcheggio a mt 1030 s.l.m. sulla costa orientale della val di Sur (= Valle di sopra) raggiungibile tramite una strada sterrata accessibile alle auto.
L’itinerario, CAI 280, verso il Colomber tutto in discesa si svolge su una strada sterrata che è possibile accorciare approfittando di numerose scorciatoie.
Curiosità: nell’alta val di Sur così come nei monti del Parco Alto Garda bresciano è possibile imbattersi nei c.d. cùei ripari naturali tra le rocce che in alcuni periodi dell’anno diventavano una dimora abituale per chi sul monte pascolava gli animali, si dedicava al taglio dell’erba, della legna o alla produzione del carbone.
Il vivere sui monti nella durezza dei tempi passati racimolando tutto quanto il monte poteva dare richiedeva almeno un riparo sicuro dove proteggersi dall’inclemenza del tempo, per preparare e consumare un po’ di cibo caldo e per passare la notte su giacigli fatti di frasche e fieno.
In alta val di Sur si segnala, vicino ad una sorgente, il Cuél del’Aser tra i più belli del Parco (cfr “Andar per Cùei” di Roberto Didi Lanzini ed. Grafo 2007).
Colomber
Località posta a mt 380 s.l.m. in San Michele, frazione del comune di Gardone Riviera ai piedi della bella Val di Sur (ndr. Valle di sopra). Deve il suo nome ad un luogo (columbarium) dove nidificavano una volta i colombi.
Curiosità: con una deviazione di circa 40 min (A/R) è raggiungibile a piedi su strada asfaltata (nell’ultimo tratto dell’andata coincide con la B.V.G. = Bassa via del Garda – CAI 217) un meraviglioso punto panoramico della frazione di San Michele nei pressi della omonima chiesetta, eretta in onore dell’arcangelo, che è nominata per la prima volta nel 1279. Da lì lo sguardo spazia sulle colline moreniche della sponda sud del Lago di Garda e, verso est, fino al monte Pastello, oltre la valle dell’Adige.
Colomber
Località posta a mt 380 s.l.m. in San Michele, frazione del comune di Gardone Riviera ai piedi della bella Val di Sur (ndr. Valle di sopra). Deve il suo nome ad un luogo (columbarium) dove nidificavano una volta i colombi.
Curiosità: con una deviazione di circa 40 min (A/R) è raggiungibile a piedi su strada asfaltata (nell’ultimo tratto dell’andata coincide con la B.V.G. = Bassa via del Garda – CAI 217) un meraviglioso punto panoramico della frazione di San Michele nei pressi della omonima chiesetta, eretta in onore dell’arcangelo, che è nominata per la prima volta nel 1279. Da lì lo sguardo spazia sulle colline moreniche della sponda sud del Lago di Garda e, verso est, fino al monte Pastello, oltre la valle dell’Adige.
Via Val di Sur
, Gardone Riviera
0365 20290
info@ilbagnolo.it
Nizzola
Nizzola
Incrocio Casa Cler
L’incrocio Casa Cler raccorda i sentieri CAI 217B proveniente da Bagnolo e il 217 proveniente da Serniga – Passo della Stacca.
Incrocio Casa Cler
L’incrocio Casa Cler raccorda i sentieri CAI 217B proveniente da Bagnolo e il 217 proveniente da Serniga – Passo della Stacca.