Dettagli Percorso

Difficoltà

BC

Rifugio Due Santi

Il rifugio I DUE SANTI ZUM ZERI si trova presso gli impianti di risalita del complesso sciistico di Zeri a 1398 mt di altitudine

Baita della Luna

Sull’Alta via dei Monti Liguri, al confine tra Toscana e Liguria

Cascate di Colombara (Farfarà)

Scenica cascata che prende il nome dal Fosso di Colombara, che confluisce nel torrente Verde. Il nome “Farfarà” deriva invece dai vicini cascinali in omonima località. Le acque prcipitano da un’altezza di circa 45 m, ed hanno modellato le rocce a forma di “imbuto”. Per i più temerari è possibile bagnarsi nelle acque della pozza sottostante

Terme di Equi

Le acque termo-minerali delle sorgenti di Equi che alimentano lo stabilimento termale, conosciute ed apprezzate già in epoca romana, sono propriamente acque salso-solfato-alcaline, ed avendo un residuo secco medio di 4,8 g/L sono classificate fra le sorgenti minerali. La loro temperatura è variabile fra i 17 e i 27°C con un valore medio di 24°C circa, che le fa rientrare nel campo delle sorgenti ipotermali.

L’origine delle acque termali deriva dalla profondità che le piogge riescono a raggiungere. In molti casi le acque riescono a portarsi a profondità tali che entra in gioco anche un altro elemento: il calore.

E’ noto infatti che la temperatura del suolo aumenta gradualmente con la profondità (1°C circa ogni 30m), per cui a 3.000 m l’acqua raggiunge la temperatura di ebollizione: qui si forma del vapore, la cui pressione interviene ad agire in senso contrario, per cui, attraverso le fessure del terreno, l’acqua è spinta in alto per scaturire dalla superficie, dando luogo alle sorgenti calde. Le AcqueIn questo doppio percorso l’acqua, favorita dal proprio potere solvente e dalla temperatura, si carica di elementi salini e dei gas che trova nell’ambiente sotteraneo, cioè si mineralizza ed eventualmente si termalizza.

Ecco il perché delle acque termominerali. La prima analisi chimica delle sostanze disciolte in quest’acqua fu eseguita, nel 1896, dal prof.Emanuale Paternò, senatore del Regno d’Italia, presso i laboratori dell’Università di Roma, egli ottenne i seguenti risultati: Residuo secco a 180° 4,8466 – Cloro (Cl-) 1,9200 – SO4 0,8801 – Sodio (Na) 3,3539 – Potassio (K) 0,0358 – Calcio (Ca) 0,3320 – Stronzio (Sr) 0,0049 – Magnaesio (Mg) 0,0762 – Alluminio (Al) 0,0091 – Ferro (Fe) 0,0011 – Silice 0,0095. (dati espressi in g/L).

Successivamente il Prof.Battelli e il Prof. Silvio Chella dimostrarono la radioattività di questa acqua termale. Anche da recenti analisi eseguite presso l’Univeristà di Parma (Agosto 2004) sono state confermate le vocazioni termali delle nostre acque: temperatua alla fonte 25°C- pH 6,89- Conducibilità 7480 mS/cm) -Calcio (Ca) 0,335- Magnensio (Mg) 0,093 – Sodio (Na) 1,360 – Potassio (K) 0,036 – alcalinità Alcalinità totate 0,238 – Cloro 2,269 – Solfato (SO4) 0,913 – Silice (SiO2) 0,013 – NH4 0,00094 – H2S 0,00105 (dati esperessi in g/L).

Tutte le acque solforose primitivamente contengono il solfato di calcio che sciolgono dai terreni speciali che attraversano; il solfato di calcio viene ridotto in solfuro, che a contatto dell’aria si trasforma in solfuro di idrogeno, il quale si libera in parte dall’acqua mandando il caretteristico odore di uova fradice.

L’altro componente, il principale, è il cloruro di sodio: esso deriva dalle rocce profonde del terreno e dà importanza terapeutica speciale a queste acque. Si possono distinguere due classi di acque: una con mineralizzazione elevatissima (Salsomaggiore), l’altra, invece, elevata (Montecatini). Le prime vengono adoperate esclusivamente per il bagno, le seconde come bibite e come bagno.

Le acque termali di Equi sono fra le seconde: ovvero sono un’ottima bibita e sono in grado di recare un’azione benefica sulla pelle, sul sistema nervoso e sullo stato generale. Per quanto riguarda le indicazioni terapeutiche e le proprietà medicinali sono rilevanti gli studi condotti dal Dott. Tonini (1907) dai Prof. Bonino e Benedicenti (1937) e dal prof.Mian (1992).

 

[ Fonte:  www.termediequi.it]

 

 

Cascate e Pozze del torrente Redivalle

Attenzione: percorso scivoloso!

Ostello San Caprasii 0187 420148

Hostel Maria Maddalena 0187 447451

Monument / views

monument to the fallen of the 2nd world war.

Grotta di Equi (Info e ingresso: Apuan Geo Lab)

E’ punto informazioni e biglietteria/ inizio visita della Grotta di Equi.  Al suo interno è possibile anche reperire informazioni turistico escursionistiche sulla Lunigiana, oltre che ad affittare e-bike.

Due Ruote bike

Punto di riferimento per il movimento MTB in Lunigiana

Biciclo

Può offrire supporto, concordato e servizio noleggio

area sosta8

near the monument, no tables, grass, panoramic, water at 300 meters (see WP acqua9)

area sosta7

lake, tables, no water (ask the houses before the lake if open)

area sosta6

lawn, tables, panoramic, water in Fosdinovo (see WP acqua7)

area sosta5

“San Rocco” parking area, on lawn, panoramic, shelter, church, water at 100 meters in Viano (see WP acqua6)

area sosta4

rest area “Chiesa di Tergagliana” on lawn, tables, church, panorama, make water in Quarazzana (see WP acqua4)

area sosta3

“Prati di Cisigliana” rest area on lawn, landscape, tables, grills, make water in Crespiano before starting the climb (see WP acqua3)

area sosta2

“il Martinello” rest area, on lawn, benches, shelter, panoramic, water at 100 meters (see WP acqua2)

area sosta1

“Prati di Logarghena” parking area, on lawn, no tables, panoramic view, water at 300 meters (see WP acqua1)

Hotel La Posta

L’hotel è aperto dalla fine del 1800 ed è probabilmente, tra quelli ancora in attività, il più antico di tutta la Lunigiana. Più di un secolo di conduzione alberghiera è sulle spalle della famiglia Pietrini, che splendidamente lo ha condotto fino al 2000: oggi la gestione è affidata a Carmen Martini, che ha ereditato una lunga esperienza dopo avere collaborato con Lino ed Elena Pietrini per circa venti anni.
Le camere sono 7 tutte fornite di bagno autonomo e televisione

Il ristorante dell’Albergo La Posta, rimasto quello di sempre,  propone una cucina tradizionale lunigianese, basata sull’alta qualità dei prodotti, quasi tutti di provenienza locale. Come primi da non perdere le tagliatelle alla boscaiola con funghi e verdure fresche, i ravioli di carne, i ravioli all’ortica, la zuppa di funghi, vera prelibatezza che va gustata in piccole zuppiere di porcellana. Come secondi spiccano il cinghiale alla cacciatora o al pepe verde, l’agnello fritto o scottadito, lo sformato di verdura con i porri e i carciofi e, naturalmente, le torte di verdura. I dolci poi sono preparati direttamente da Carmen: la pinolata, la torta della nonna, il creme caramelle, la torta di cocco e ricotta, la pastiera. Buona la scelta dei vini locali e nazionali.

Albergo Ristorante La Catinella

Di tradizione antichissima, gestito dalla famiglia Ferrari, propone piatti tipici della zona, su tutti l’agnello di Zeri, funghi, cacciagione e torte di verdura lunigianesi.
Di apparenza retro stile anni’70, è possibile pernottare nell’albergo.

Albergo e Ristorante Da Remo

Nel ristorante menù tipici a base di cacciagione e funghi. Regina della cucina è Livia, erede con il fratello Sandro di un’antica famiglia di ristoratori, che hanno il merito di avere conservato nel tempo le antiche tradizioni del “mangiar bene” in Lunigiana

Albergo e Ristorante Da Mauro

Di antica tradizione, il ristorante propone un menù basato su piatti lunigianesi: funghi della zona, carni alla brace, antipasti misti con salumi nostrali e sgabei, torte di verdure o patate e porri, testaroli al pesto, minestre di funghi, ravioloni di castagne con pere caramellate, pappardelle al sugo di cacciagione, risotto al piccione, all’oca selvatica, fiorentine, pollo nostrale, agnello locale al testo.
La sala da pranzo è accogliente e ben curata,ed ha anche un “dehor” con piscina immersa nel verde e attrezzata con sdraio e ombrelloni.
Le 14 camere sono dotate di tutti i comfort e collegamento WI-FI gratuito.

Ristorante Albergo Belvedere

Bergugliara si trova nell’alta valle dei Zeri,sul lato della valle di Adelano tra il Passo Calzavitello  ed il Passo del Rastrello. Il paese è formato da due nuclei posti ai lati della carrozzabile e da case sparse. Svetta sulle abitazioni il campanile quadrato dell’oratorio di Santa Maria Assunta, semplice costruzione ad aula unica, abbellita in facciata da una maestà di Sant’Agata murata sopra il portale.

Trattoria dei Cacciatori (Casa Volpi ai Casoni)

In un angolo verde con  panche e tavoli tra gli alberi, tra altri edifici rurali ed una piccola cappella con un originale crocefisso, sta la Casa Volpi (Trattoria dei Cacciatori). Possibilità di Risotoro (cucina locale) e pernottamento (da verificare previa prenotazione)

Albergo e Ristorante Le Querce

La famiglia Tomà vi aspetta a Novegigola, in un luogo immerso nella natura. Qui potrete gustare torte di verdure, polenta fritta, focaccette di grano turco, salumi, formaggi; e ancora funghi, selvaggina, pasta fresca e una vasta scelta di secondi di carne.

Agriturismo “Di là dall’acqua”

In posizione amena nel cuore della Lunigiana, un rifugio di campagna dove ritrovare ritmi di un tempo passato.
Il casale, completamente in pietra, ospita 3 camere da letto e una Suite; al piano terra una accogliente ed intima saletta con ampia volta in pietra dove gustare sapori autentici e piatti genuini, preparati con le verdure del nostro orto bio e piatti della tradizione con prodotti a km zero. Di giorno ampio ventaglio di attività: dalle passeggiate in bici nel medioevo ,trekking  percorrendo antiche strade, come il sentiero Cai per la Tergagliana; visita a misteriosi castelli. Per chi rimane al podere può rinfrescarsi nelle acque del torrente adiacente la proprietà, passeggiare per l’ oliveto e meleto o abbandonarsi alla contemplazione e alla lettura. Il Centro di Fivizzano dista 1 km e trovate , bar, farmacie, ospedale , autobus , poste..

Punto acqua LT8

Punto acqua LT6

Nei pressi della antica porta del Castello

Punto acqua LT5

Punto acqua LT4

Nei pressi dell’abitato di Quarazzana

Punto acqua LT3

Fontana

Punto acqua LT2

Punto Acqua LT1

Sulla strada di Logarghena, nel tratto sterrato. Da verificare presenza nei mesi più caldi

Agriturismo Al Vecchio Tino

Un luogo da considerare come punto tappa o come sosta ristoratrice durante le giornate escursionistiche in Lunigiana, tra i comuni di Fivizzano e Fosdinovo

Agriturismo Montagna Verde – Albergo Diffuso

Dove:

Siamo nel cuore della Lunigiana, in località Apella ,  a 660m d’altitudine. Qui dove i secolari castagneti dell’Appennino Tosco-Emiliano fanno da testimoni, un tempo i Malaspina erano signori incontrastati dell’intero territorio .L’Ambiente e la Natura si sposano con  valori che hanno un’antica tradizione in queste terre di Lunigiana: ospitalità e gentilezza. Una cornice irripetibile in un paesaggio ancora vergine e intatto per trascorrere un Week end  in Agriturismo, tra  escursioni buona cucina

L’Agriturismo:

E’ qui che sorge l’agriturismo della famiglia Maffei:  a far da vedetta, spunta una torre di avvistamento costruita nel 1000 d.C. che fu poi ampliata in rocca di difesa nel XIII secolo. Nel XVIII secolo venne infine elevata a torre campanaria ed abbazia. Dopo anni di abbandono, grazie all’idea e all’impegno di Mario Maffei, nel 1995 il monastero ha ritrovato il suo antico splendore, e oggi la sua imponenza si erge su oltre 600 ettari di riserva. Il posto ideale per chi desidera una vacanza o week-end relax, a contatto con la natura, la storia e il buon cibo.

Escursioni:

Da qui si possono effettuare escursioni a cavallo, trekking, e bicicletta in modalità Selfguided seguendo la nostra APP oppure accompagnati da Guide Ambientali. Inoltre si possono raccogliere frutti di stagione come fragoline di bosco, mirtilli, castagne e funghi. Saranno frequenti gli incontri con gli animali dell’azienda come le mucche e le pecore allevate allo stato brado.

Gli Alloggi:

L’Agriturismo “Montagna verde” dispone di alloggi sia nel corpo centrale Torre che nel ristrutturato borgo medievale di Apella, a meno di 800 m dal monastero, con appartamenti e camere dotati di servizi privati, recuperati secondo i criteri di edilizia sostenibile.L’atmosfera bucolica  permetterà agli ospiti di conoscere lo spirito di un tempo e la genuinità della struttura. Si potrà poi godere del relax offerto dalla piscina dell’azienda, prima di avere accesso a una gustosa cena preparata con cibi tipici locali, biologici e sani, di produzione propria.

I Prodotti:

Visita il laboratorio dove viene prodotto il miele, gli essiccatoi delle castagne, il bioparco e l’azienda agricola biologica. Chiedi a Barbara Maffei, che da sempre cerca di rendere saldo il binomio tra produzione propria e ristorante, garantendo la Buona Cucina: un menù a Km Zero di altissima qualità.

Castello del Piagnaro

Il castello di Piagnaro sorge agli inizi dell’XI secolo con funzioni di difesa e di controllo delle vie di comunicazioni verso l’Appennino, fra le quali la Via Francigena. Il suo nome, “Piagnaro”, deriva dalle “piagne”, lastre in arenaria utilizzate in Lunigiana per realizzare i tetti delle abitazioni. Il nucleo originario viene costruito per volontà della famiglia di origine longobarda degli Adalberti. Più volte distrutto ad opera di truppe imperiali e dagli stessi pontremolesi per discordie interne, fu sempre ricostruito per la sua posizione strategica che permetteva di dominare le strade del Bratello e della Cisa, di fondamentale importanza per i traffici commerciali medioevali. La struttura primitiva della fortezza, pertanto, ha subito profonde modifiche nei secoli: nel 1329 subisce una prima distruzione per mano dei guelfi e ghibellini, alleati contro l’odiato vicario di Ludovico di Baviera.

Nei secoli successivi subisce altri attacchi con conseguenti ricostruzioni, affiancate a restauri, rifacimenti e aggiornamenti della struttura difensiva. Il castello, comunque, viene utilizzato con scopo militare fino al 1790, anno in cui il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo consegna al Comune l’ultimo cannone per fonderne il bronzo e realizzare la campana civica. Negli anni successivi viene utilizzato come sede di governatori militari e di nuovo come caserma fino ai primi anni del Regno d’Italia, dunque fino alla seconda metà dell’Ottocento, dopodiché viene adibito ad abitazione di famiglie non abbienti. Nel primo Novecento viene per questo considerato una sorta di ghetto, evitato dalla maggior parte della popolazione.
Dal 1975 gli ambienti della parte inferiore del Castello ospitano il museo delle Statue Stele della Lunigiana. In occasione dell’apertura del museo, inoltre, il castello è stato completamente restaurato all’interno e all’esterno.
Descrizione
La parte più antica visibile al giorno d’oggi è il torrione semicircolare del Quattrocento posto a nord, mentre la parte mediana è il risultato di un rifacimento operato nel Seicento e nel Settecento. Questo corpo contiene l’attuale ingresso al castello e, sul retro, un vasto cortile con un antico pozzo dal cortile; da qui tramite una gradinata, si sale sulla terrazza, dominante la vallata e l’abitato di Pontremoli. Un secondo nucleo di età posteriore, posto più in basso sull’altura, comprende invece costruzioni con il tipico aspetto di caserma, utilizzate per l’alloggio delle truppe

[testo da Wikipedia]

Museo delle Statue Stele Lunigianesi

Castello del Piagnaro – Pontremoli
Tel. 0187.831439 – info@statuestele.org.

Orari di apertura 01 Ottobre – 31 maggio
orario continuato 09.30 – 17.30 – tutti i giorni

Orari di apertura 01 giugno – 30 Settembre
orario continuato 10.00 – 18.30 – tutti i giorni

Orari di apertura 01 agosto – 31 agosto
orario continuato 10.00 – 19.30 – tutti i giorni

Agriturismo Il Picchio Verde

Il podere è ricavato da un vecchio fienile di pietra interamente recuperato. Il piano seminterrato, la vecchia stalla, ospita ll ristorante. La parte superiore una volta occupata dal fienile è stata utilizzata per gli alloggi, sei camere indipendenti tutte fornite di servizi caratterizzate da grossi travi originali e con tetto a vista.

Di fronte alle camere si trova la piscina che è a disposizione dei soli ospiti delle camere. Poco oltre sorge il maneggio ed annessa la stalla. E’ possibile per gli appassionati di equitazione fare meravigliose passeggiate sfruttando le ippovie che partono all’interno della proprietà stessa e intersecandosi nei boschi offrono la possibilità di visitare la Lunigiana in modo alternativo e indubbiamente più suggestivo, giungendo all’interno dei paesi – spesso dominati da castelli – oppure attraversando piccoli borghi medievali.

Per chi non fosse mai andato a cavallo e desiderasse approcciarvisi, il nostro istruttore qualificato FISE sarà lieto di accopagnarvi nei primi passi alla scoperta di questo meraviglioso mondo. Chi infine preferisce andare a piedi o mountain bike i sentieri sono percorribili per entrambe le attività.

Ai piedi dell’agriturismo si trova un piccolo laghetto naturale nel quale è possibile pescare.

Pontremoli

Posta su un pianoro circondato da colli e poi da monti, la cittadina è un piccolo scrigno di memorie artistiche e monumentali: attraversare i suoi ponti medioevali, percorrere il lastricato delle sue vie è anche un modo per viaggiare indietro nel tempo raggiungendo un’epoca mitica, è infatti opinione diffusa tra gli storici quella di riconoscere in Pontremoli la mitica Apua, l’antica capitale dei Liguri-Apuani.
Leggi la storia Pontremoli su logo toscana ovunque bella Toscana Ovunque Bella – Tutte le storie di Pontremoli Pontremoli Tutte le storie di Pontremoli Leggi la storia

Non è per caso infatti che proprio qui, e precisamente nel Castello del Piagnaro, sia ospitato il Museo delle Statue Stele, che raccoglie la bellissima serie di sculture antropomorfe che rappresentano la testimonianza più importante della preistoria lunigianese. Tali opere – misteriose, affascinanti e inserite in un contesto capace di farle risaltare grazie al contrasto tra le statue e le antiche mura del Castello – sono state prodotte in un arco temporale che va dall’Età del rame fino alla romanizzazione. Il significato di questi affascinanti reperti è una questione aperta anche se, secondo la tesi più diffusa, rappresenterebbero divinità maschili e femminili protettrici dei vari aspetti della vita umana.

Tra le principali attrazioni del centro di Pontremoli c’è il Duomo, che progettato nel XVII secolo dal cremonese Alessandro Capra, presenta una pianta a croce latina sormontata da una vasta cupola. L’interno è rischiarato da uno scenografico impianto d’illuminazione alla “ligure” e abbellito da numerosi altari in marmi policromi. Passeggiando per il paese l’attenzione verrà poi certamente catalizzata da quello conosciuto come il Campanone, la torre centrale della cortina di Cazzaguerra, innalzata nel XIV secolo e oggi vero e proprio simbolo della città. La cortina che un tempo divideva l’antica grande piazza centrale (e di cui sono intuibili i resti), venne fatta costruire da Castruccio Castracani degli Antelminelli, per tenere separate le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini, in questo modo confinati in parti diverse della città. Nel 1578 la torre fu trasformata in campanile.

Da segnalare anche il settecentesco Teatro dell’Accademia della Rosa, fatto edificare da venticinque nobili famiglie pontremolesi, che costituisce un tipico esempio di teatro rococò e risulta il più antico della provincia apuana. Meritano una visita anche la Chiesa e Convento di San Francesco (oggi parrocchia dei Santi Giovanni e Colombano). L’interno della basilica è caratterizzato dagli stucchi realizzati nel ‘700 dalla bottega ticinese dei Portugalli e conserva interessanti opere d’arte, tra cui il bassorilievo di Agostino di Duccio raffigurante la Madonna col Bambino, il Coro ligneo realizzato da Luchino da Parma, l’Estasi di San Francesco di Gianbettino Cignaroli e una Crocifissione di Guido Reni. Notevole, appena fuori dal paese, anche la grande Chiesa della Santissima Annunziata, all’interno della quale è presente un bellissimo tempietto in marmi policromi opera da Sansovino.

Pontremoli è un punto di partenza ideale per gli amanti della natura che intendano esplorare le verdi valli della Lunigiana. Percorrendo i tanti sentieri che in questa zona si intrecciano all’ombra di boschi di castagni, cerri e faggi, ci si trova immersi in un vero “paradiso” di frutti del sottobosco e si raggiunge, così, nel silenzio della natura, condizione ideale per godere della bellezza naturalistica di questa regione. Tra i tanti percorsi è particolarmente suggestivo quello lungo il corso del Magra e i suoi affluenti, ricco di notevoli scorci paesaggistici e immerso in una natura incontaminata.

Qualunque gita in Lunigiana non può dirsi pienamente compiuta senza un viaggio tra i ricchi e diversi sapori della tipica cucina di questa storica terra di confine. Pontremoli in particolare è famosa per i testaroli, ma sono molto apprezzati anche i suoi dolci tipici, come gli squisiti amor e la spongata (tradizionale dolce natalizio preparato con noci, nocciole, miele, mandorle, pinoli, cioccolato e canditi). Da non dimenticare nemmeno le torte d’erbi, così come il miele – riconosciuto a livello nazionale con il marchio DOP.

Giaredo Canyon

The Stretti di Giaredo have to be seen to be believed. This protected nature reserve stretches for two kilometres across the border of the Pontremoli and Zeri municipalities, walk in and out of the water as well as swimming through pristine pools hemmed in by naturally multicoloured rock faces.

Castello Malaspina di Fosdinovo

Il castello di Fosdinovo è stato residenza principale del marchese, reggitore dell’omonimo feudo, appartenente ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo. La costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084. Innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, nel 1340 venne ufficialmente ceduta dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, morto nel 1352.[1] Egli creò così il marchesato di Fosdinovo risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I, scomparso nel 1367,[2] in seguito ingrandirà e abbellirà. Nella parte finale del Quattrocento fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina. Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”.

Il castello di Fosdinovo si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino). Protetta, nei tempi trascorsi, da un ponte levatoio, la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale. Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Pallavicini, donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto.[3] Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio.

 

Museo:

Il castello ospita al suo interno un percorso museale che attraversa l’intera struttura dell’edificio dalle prigioni alle torri panoramiche.

La visita guidata, di circa un’ora, consente di approfondire gli aspetti relativi all’architettura e alla storia del castello e dalla famiglia Malaspina.

Di particolare interesse i saloni dipinti da Gaetano Bianchi, la stanza di Dante Alighieri, le collezioni di monete, ceramiche, armi, attrezzi di uso quotidiano e strumenti di tortura. Per i più curiosi, inoltre, è prevista nel giro anche la sosta alla leggendaria stanza del fantasma.

Collezione di arte contemporanea: nel periodo estivo è possibile percorrere il castello alla ricerca di lavori di arte contemporanea lasciati dagli artisti invitati in Residenza.

Lo spazio museale è stato pensato in modo tale da offrire agli spettatori un percorso interdisciplinare piacevolmente fruibile da tutte le fasce d’età. Su prenotazione, inoltre, è possibile organizzare i laboratori per le scuole oppure  visite gestite da storici e archeologi medievisti.

 

VISITE:

l museo è aperto al pubblico per visite guidate, su prenotazione è possibile visitarlo in gruppi anche al di fuori degli orari previsti.

Si organizzano visite guidate in lingua (francese e inglese), rievocazioni medievali nonché letture dantesche.

Ogni venerdì alle 22.00 è possibile prenotare visita in notturna a lume di candela alla ricerca del fantasma.

Le giornate al castello per i gruppi possono essere accompagnate da pranzi, cene o merende predisponendo per i più piccoli laboratori medievali con animatori in costume.

 

Fivizzano

Nota per la storia, per il folklore e per la spiccata cultura umanistica, Fivizzano è uno dei centri più interessanti della Lunigiana. Per le sue singolari caratteristiche nel corso dei secoli si è conquistata diversi soprannomi: “Terra insigne”, “paese dalle belle finestre”, “bel cantuccio di Firenze” e “Atene della Lunigiana”, la città è nata come e cresciuta grazie alla funzione di stazione di sosta, fondamentale prima di affrontare il valico montano che divide – non lontano da qui – la strada fra Lucca e Parma (l’antica Via Nuova Clodia).
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Nel Medioevo Fivizzano era identificata col Castello della Verrucola, ampliato nella prima metà del XIV secolo da Spinetta Malaspina e ancor oggi visibile sulla collina davanti al paese. Governato dai Malaspina per secoli, il borgo passò nel 1477 sotto il dominio di Firenze, città per cui questo territorio – circondato dalle repubbliche di Lucca e Genova, dai Ducati di Massa e Carrara, Parma e Modena e dal Marchesato di Fosdinovo – diventò un centro strategico, nonché un importante punto d’incontro per gli scambi commerciali.

Nel bel centro storico del paese sono visibili le antiche mura volute da Cosimo de’ Medici nel 1540, così come il Palazzo e la tomba dell’arcade Labindo e la bella fontana del 1683, costruita per volontà di Cosimo III in stile barocco. La grande Piazza medicea è ancor oggi il centro della vita fivizzanese, con la chiesa prepositurale restaurata dopo i gravi danni subiti in seguito al tremendo terremoto che nel 1920 colpi il paese.

Forse potrebbe stupire qualcuno ma Fivizzano ha rivestito un ruolo niente affatto marginale nella cultura umanistica nazionale, proprio qui infatti Jacopo da Fivizzano aprì una delle prime stamperie di tutta Italia, nella quale fu ideata e utilizzata la prima macchina da scrivere mai costruite. In suo onore è stato allestito all’interno del Palazzo Fantoni, un antico edificio signorile recuperato da un illustre medico e scrittore fivizzanese, Loris Jacopo Bononi, il Museo della Stampa. Un importante ruolo nella storia culturale della città è stato poi rivestito dall’Accademia degli Imperfetti, istituzione sorta nel 1500 che continuò con fervore la sua attività sino ad arrivare a rendere possibile la costruzione del Teatro degli Imperfetti – inaugurato nel 1807 e provvisto di ben seicento posti a sedere. Gli amanti delle lettere non mancheranno poi di visitare il complesso degli Agostiniani e la relativa biblioteca, dotata di una bella collezione di opere provenienti dall’annessa chiesa; l’ostello e, sull’esterno, il monumento in bronzo che ricorda l’origine fivizzanese di Niccolo V, il Papa che ideò la biblioteca vaticana.

Appena fuori dal cuore del paese si può ammirare il Castello della Verrucola, voluto da Spinetta Malaspina, e oggi residenza dello scultore Pietro Cascella. Una volta da queste parti sono certamente da visitare anche la Pieve di San Paolo di Vendaso, il borgo di Soliera col suo santuario della Madonna dei Colli, le belle frazioni di Gragnola, di Vinca (alta sulle Apuane e con un pane inimitabile), e Ceserano (nota per la fattoria e i vigneti del Conte Picedini-Benettini). Il grande territorio di Fivizzano è del resto conosciuto come “terra dei cento borghi” e come ultimo tra quelli che segnaliamo vale certamente la pena indicare Equi Terme, rinomata sede termale in cui è possibile visitare delle belle grotte.

Fivizzano è una meta ideale per gli amanti della natura, gran parte del suo territorio è infatti compreso all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e di quello Regionale delle Alpi Apuane. A chi piacciono i parchi potrebbe interessare l’Orto Botanico di Frignoli, così come una visita all’alpestre paesino di Sassalbo (sede del Parco Nazionale).

Gli amanti del folklore possono visitare Fivizzano in estate, quando la cittadina si trasforma in una esemplare giostra d’arme. I fatti rievocati nell’occasione risalgono al 1571, quando nella Piazza Medicea si tenne una singolare sfida fra gli arcieri del quartiere Terra e quelli di Guardia, Verrucola, Fittadisio e Montechiaro: il duello consisteva nel tirare con l’arco una freccia che doveva colpire un bersaglio a 30 metri di distanza. Dal 1971 ogni luglio si rinnova questa antica tradizione che prende il nome di Disfida fra Arcieri di Terra e Corte, grazie a cui si assiste, nella bella cornice della città imbandierata, alla suggestiva sfilata di oltre trecento figuranti in costume cinquecentesco accompagnati da sbandieratori, musicisti e cavalieri. [da www.visittuscany.it]

Castello dell’Aquila

Il Castello dell’Aquila appartiene, e con grande dignità, a quell’insieme di rocche, palazzi fortificati, torri di avvistamento che hanno fatto della Lunigiana un territorio unico nel suo genere. Domina dall’alto di un colle il borgo medievale di Gragnola, abitato posto alla confluenza tra i torrenti Aulella e Lucido. Le origini dell’insediamento fortificato sul colle sono incerte, probabilmente da correlare al controllo sui transiti medievali che dal centro Europa raggiungevano Roma, incrociandosi in corrispondenza del nodo viario del borgo sottostante. Secondo alcuni storici Gragnola sarebbe Forum Clodi, località riportata nel più antico “atlante stradale europeo” che la storia ricordi, noto come Tabula Peutingeriana e risalente ai primi secoli dell’alto medioevo.

La prima struttura fortificata fu forse edificata da antichi nobili locali tra il IX e il X secolo, i Bianchi d’Erberia. Il castello e i suoi feudi passarono a Spinetta II il Grande nel periodo che coincise con la sua espansione in gran parte nella Lunigiana orientale, ovvero tra il 1327 e il 1352, data della sua morte.

Due sono le dinastie di marchesi che prendono il nome da Castel dell’Aquila, entrambe provenienti dal ramo malaspiniano di Fosdinovo: la prima ebbe origine da Galeotto di Fosdinovo nel XIV secolo, la seconda iniziò con Lazzaro, figlio di Antonio Alberico marchese di Fosdinovo, la cui discendenza si estinse nella prima metà del XVII secolo. E` il Novecento però il secolo buio del Castel dell’Aquila, danneggiato dal terremoto del 1920 e da anni di incuria, abbandonato dopo che gli ultimi proprietari ne minarono la torre, allora pericolante, con la dinamite. Sono serviti due anni per liberarlo dalla sterpaglia, dieci per riportarlo alla sua originale imponenza, grazie ad un importante lavoro di restauro fatto eseguire con passione dall’attuale proprietà.

 

Bagnone

Il territorio ha una morfologia essenzialmente montana, dominata dal crinale appenninico, dove stacca il Monte Sillara. Il borgo infatti si staglia su uno sperone roccioso, immerso in un fitto bosco di pini e querce. Nel Medioevo e in epoche anche più recenti, Bagnone ha avuto una grande importanza grazie alla posizione strategica, essendo alL’incrocio di vie di comunicazione importanti.
A testimonianza di ciò , possiamo trovare a Bagnone numerosi luoghi d’interesse artistico come il castello e la sua Chiesa, la chiesa di San Rocco e la chiesa di Santa Maria, la piazza. Inoltre, le numerosi frazioni ospitano il bellissimo borgo di Castiglion del Terziere con il castello e Treschietto e Iera con gli antichi ruderi dei manieri malaspiniani, luoghi di oscure leggende, Corlaga e Corvarola con i loro palazzi marchionali, la natura di Mochignano, Gabbiana e Pastina. Da visitare anche la pieve dei Santi Ippolito e Cassiano.

[Testo da  www.terredilunigiana.com/bagnone.php ]

Ostello Foresteria LA GUTULA

Nel centro di Bagnone, una dimora ristrutturata con camere doppie, triple e quadruple

Ostello La Stele

Nel Cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e della Riserva Uomo & Biosfera UNESCO. Nel Comune di Bagnone, in Lunigiana, Provincia di Massa Carrara, nel borgo rurale di Treschietto, a 460 metri di quota, a limite tra gli oliveti e i boschi, ai piedi delle vette dell’Appennino Tosco-Emiliano che arrivano sino a 2000 metri di quota e raggiungibili con vari sentieri. Treschietto, famoso per le vestigia del suo Castello e per la rinomata Cipolla, dista appena 5 chilometri dal capoluogo di comune dove è possibile trovare tutti i servizi necessari.

Equi Terme

Grotte di Equi

Il complesso carsico delle Grotte di Equi è censito come ‘geosito’ dal Parco Regionale delle Alpi Apuane, riconosciuto come Geoparco nell’ambito della ‘European Geoparks Network’ UNESCO (EGN-GGN).
Si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che, penetrando per millenni nelle fratture del calcare, ha formato pozzi, gallerie, sale e laghi sotterranei di grande interesse e suggestione.

Le grotte di Equi si sviluppano per circa 1000 metri e si dividono in tre parti:

La Buca, conosciuta dagli inizi del 1700 e attrezzata per le visite turistiche nei primi anni del 1960, è attualmente considerata la parte fossile (“morta”) in cui l’acqua non scorre più;
Le grotte vere e proprie, scoperte verso la metà del 1900, e attrezzate intorno alla metà del 1980, Sono la parte viva in cui si susseguono varie sale adorne di ogni forma di concrezione naturale;
La terza e ultima parte è esclusivamente speleologica, da oggi accessibile al pubblico con percorso attrezzato in sicurezza con imbrago, casco e torcia.

Il percorso illuminato e accessiibile ai interessa la ‘Buca’ e le ‘Grotte’ e si sviluppa per circa 500 metri (50 minuti di visita guidata).

Maggiori informazioni https://www.grottediequi.it/le-grotte/ [sito ufficiale www.grottediequi.it]