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Dettagli Percorso

Lunghezza

76.6km

Difficoltà

T

Durata

23h 15min

Dislivello +

3882m

Dislivello -

3192m

Quota di partenza

2m

Quota di arrivo

692m

Quota minima

3m

Quota massima

679m

Alimentari Guadagni Ada

Oltre ad assaggiare il nostro lardo, nella nostra cantina troverete la conca più antica del paese : la “Conca dei Cain” datata 1400.

Vi aspettiamo!

Colonnata

Circondata da una suggestiva quanto spesso devastante cornice di cave di marmo, in parte ancora attive, questo antico centro di produzione marmifera esiste sin dall’epoca romana e pare aver preso il suo nome proprio perché il marmo qui estratto veniva utilizzato per costruire le colonne dei templi romani.
Il borgo di Colonnata ha origine con gli insediamenti romani del I secolo a.C., quando nella zona furono impiantati i primi cantieri per lo sfruttamento del marmo. Dalla vicina colonia romana di Luni, parte degli schiavi fu trasferita per estrarre il marmo di ottima qualità che veniva inviato a Roma per abbellire palazzi e monumenti.
La popolazione locale e gli schiavi, successivamente, si unirono, dando origine a una forte comunità montana.
Sviluppatasi soprattutto sul lavoro delle cave e con una storia ricca di lotte continue per il miglioramento delle dure condizioni di lavoro in questo regno degli anarchici, negli ultimi anni i nuovi metodi estrattivi del marmo hanno portato al calo del lavoro nelle cave. Successivamente l’economia di Colonnata si è risollevata grazie alla gastronomia con la riscoperta del lardo.
Il lardo di Colonnata deve la sua eccezionale bontà alla stagionatura, la cui origine risale intorno all’anno Mille.
Il lardo viene prodotto prendendo lo strato grasso della schiena del maiale e viene posto in una conca, scavata in un blocco di marmo poche ore dopo la macellazione. La conca viene strofinata con aglio e aromi, sale naturale in grani, pepe nero, aglio fresco, rosmarino, salvia e altre erbe aromatiche; successivamente la conca viene riempita a strati alternando il lardo al sale e agli aromi per essere poi coperta da una lastra di marmo. Il lardo rimane nella conca da sei a dieci mesi per la stagionatura.
Originariamente il lardo veniva tagliato a strisce sottili dai cavatori e gustato con il pane, la cipolla cruda e un buon bicchiere di vino
[Testi da www.e-borghi.com ]

Castello Malaspina di Fosdinovo

Il castello di Fosdinovo è stato residenza principale del marchese, reggitore dell’omonimo feudo, appartenente ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo. La costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084. Innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, nel 1340 venne ufficialmente ceduta dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, morto nel 1352.[1] Egli creò così il marchesato di Fosdinovo risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I, scomparso nel 1367,[2] in seguito ingrandirà e abbellirà. Nella parte finale del Quattrocento fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina. Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”.

Il castello di Fosdinovo si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino). Protetta, nei tempi trascorsi, da un ponte levatoio, la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale. Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Pallavicini, donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto.[3] Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio.

 

Museo:

Il castello ospita al suo interno un percorso museale che attraversa l’intera struttura dell’edificio dalle prigioni alle torri panoramiche.

La visita guidata, di circa un’ora, consente di approfondire gli aspetti relativi all’architettura e alla storia del castello e dalla famiglia Malaspina.

Di particolare interesse i saloni dipinti da Gaetano Bianchi, la stanza di Dante Alighieri, le collezioni di monete, ceramiche, armi, attrezzi di uso quotidiano e strumenti di tortura. Per i più curiosi, inoltre, è prevista nel giro anche la sosta alla leggendaria stanza del fantasma.

Collezione di arte contemporanea: nel periodo estivo è possibile percorrere il castello alla ricerca di lavori di arte contemporanea lasciati dagli artisti invitati in Residenza.

Lo spazio museale è stato pensato in modo tale da offrire agli spettatori un percorso interdisciplinare piacevolmente fruibile da tutte le fasce d’età. Su prenotazione, inoltre, è possibile organizzare i laboratori per le scuole oppure  visite gestite da storici e archeologi medievisti.

 

VISITE:

l museo è aperto al pubblico per visite guidate, su prenotazione è possibile visitarlo in gruppi anche al di fuori degli orari previsti.

Si organizzano visite guidate in lingua (francese e inglese), rievocazioni medievali nonché letture dantesche.

Ogni venerdì alle 22.00 è possibile prenotare visita in notturna a lume di candela alla ricerca del fantasma.

Le giornate al castello per i gruppi possono essere accompagnate da pranzi, cene o merende predisponendo per i più piccoli laboratori medievali con animatori in costume.