Dettagli Percorso

Lunghezza

114.8km

Difficoltà

T

Durata

34h 00min

Dislivello +

5513m

Dislivello -

5469m

Quota di partenza

677m

Quota di arrivo

721m

Quota minima

90m

Quota massima

1069m

Equi Terme

Fortezza delle Verrucole

La Fortezza delle Verrucole, fondata dalla famiglia Gherardinghi sopra un precedente insediamento umano, risale a un periodo compreso tra X e XIII secolo. I Gherardinghi costruirono una prima rocca e un palazzo pubblico per tenere sotto controllo il territorio. Le mire espansionistiche di Lucca verso nord diedero però a questi luoghi innumerevoli battaglie nel XII e XIII secolo. Probabilmente il momento più difficile fu alla fine del XII secolo quando la famiglia Gherardinghi entrò nell’alleanza fra Pisa e i feudatari della Garfagnana e della Versilia contro la repubblica di Lucca, la quale reagì nel 1170 con una campagna militare di notevoli dimensioni. Questa comprese anche l’assedio alla “Verucola gherardenga”, antico nome dell’attuale Fortezza delle Verrucole.

Negli anni successivi i feudatari di Verrucole riuscirono a strappare ora al Sacro Romano Impero ora al Papa promesse d’indipendenza e autonomia,promesse che si concretizzano nella stesura di uno statuto comunale datato 1271. Nel 1296, la Fortezza passò nelle mani dei lucchesi che la affidarono alla consorteria dei Guidiccioni. Terminata l’epopea del condottiero lucchese Castruccio Castracani, la Fortezza perse importanza come presidio lucchese cosicché nel 1328 Spinetta Malaspina, marchese ghibellino e condottiero di ventura, se ne poté impadronire e la tenne fino al 1345. La Fortezza delle Verrucole fu quindi abbandonata fino all’arrivo della dinastia estense. Nel 1429 una parte della Garfagnana passò infatti sotto il dominio della famiglia d’Este di Ferrara. La Fortezza nelle sue fattezze attuali risale perciò probabilmente a due periodi estensi: l’epoca del marchese Leonello (circa 1450) e di Alfonso II (circa 1564). Fu in questo periodo che venne restaurata e trasformata in una cittadella costituita da due rocche, una quadrata e una circolare, governata da due distinti castellani. Tra il 1522 e il 1525 il poeta Ludovico Ariosto ebbe la carica di commissario della Garfagnana e si occupò di riorganizzare i presidi militari, tra cui Verrucole. Nella seconda metà del XVI secolo il duca Alfonso I d’Este invitò l’architetto Marc’Antonio Pasi ad adeguare la Fortezza alle nuove esigenze belliche. Venne così costruita l’attuale rocca poligonale e i bastioni. Alla metà del ‘700 la Fortezza perse la sua originaria funzione strategico-militare. Le sue strutture vennero comunque mantenute in efficienza da ingegneri ducali. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, sotto la dominazione francese, il presidio delle Verrucole fu messo all’asta, ma rimase invenduto. L’intero complesso fu venduto a privati nel 1866. Nel 1986 il Comune di San Romano in Garfagnana ha acquistato la Fortezza avviandone il restauro, terminato nel 2012. Come in ogni edificio plurisecolare, leggende di magie e fantasmi abbondano, forse perché nei secoli il forte fu anche sede di prigione. Dalle cronache storiche diventate poi leggenda emerge il seicentesco capitano Francesco Accorsini, comandante della Fortezza, condannato dall’Inquisizione di Modena per pratiche di magia e stregoneria.

[testi da fortezzaverrucolearcheopark.it]

Grotte di Equi

Il complesso carsico delle Grotte di Equi è censito come ‘geosito’ dal Parco Regionale delle Alpi Apuane, riconosciuto come Geoparco nell’ambito della ‘European Geoparks Network’ UNESCO (EGN-GGN).
Si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che, penetrando per millenni nelle fratture del calcare, ha formato pozzi, gallerie, sale e laghi sotterranei di grande interesse e suggestione.

Le grotte di Equi si sviluppano per circa 1000 metri e si dividono in tre parti:

La Buca, conosciuta dagli inizi del 1700 e attrezzata per le visite turistiche nei primi anni del 1960, è attualmente considerata la parte fossile (“morta”) in cui l’acqua non scorre più;
Le grotte vere e proprie, scoperte verso la metà del 1900, e attrezzate intorno alla metà del 1980, Sono la parte viva in cui si susseguono varie sale adorne di ogni forma di concrezione naturale;
La terza e ultima parte è esclusivamente speleologica, da oggi accessibile al pubblico con percorso attrezzato in sicurezza con imbrago, casco e torcia.

Il percorso illuminato e accessiibile ai interessa la ‘Buca’ e le ‘Grotte’ e si sviluppa per circa 500 metri (50 minuti di visita guidata).

Maggiori informazioni https://www.grottediequi.it/le-grotte/ [sito ufficiale www.grottediequi.it]

Vecchio Mulino

Il locale è presidio Slow Food e sorge nei basamenti del soprastante duomo. I menù proposti offrono una sintesi dei prodotti della  zona: il farro, il pane, la pasta, i formaggi, i prosciutti, gli insaccati e una vasta gamma di confetture di frutta e di bevande.

La Ceragetta Ristorante

Il giusto luogo per condire le escursioni con la giusta dose di rifocillamento, alla ricerca di sapori tradizionali della cucina garfagnina apuana

Agriturismo La Costa

In posizione panoramica su una terrazza naturale, al centro del borgo medievale “La Villa”,  dalla quale si ammira l’intera catena delle Alpi Apuane”, è un’ottima base per escursioni naturalistiche nel comprensorio delle Alpi Apuane e dell’ Appennino Tosco-Emiliano. La felice ubicazione dell’ azienda, circondata da selve di castagni, ricche nella stagione autunnale, di funghi e castagne, favorisce tranquille passeggiate in paese o nei boschi vicini, al riparo da rumore del traffico e dall’afa estiva.
Gli antichi borghi della Garfagnana sono tutti facilmente raggiungibili, rendendo il soggiorno ideale anche per gli amanti dell’ arte. Molte infine le possibilità di praticare sport all’aria aperta: dal nuoto presso la piscina dell’ azienda, all’ equitazione e al trekking lungo i sentieri del Cai, oppure la MTB senza dimenticare la pesca nelle acque del fiume Serchio che corre nelle vicinanze.

Gli appartamenti sono tutti ricavati dagli antichi ambienti del convento, come la vecchia cucina che dispone ancora di uno dei lavabi in pietra originali e della struttura, anch’essa in pietra serena, che doveva sorreggere le mensole di appoggio per vivande ed utensili, Sono ancora perfettamente conservati due grandi camini in pietra grigia che riscaldavano gli ambienti ad uso comune del convento ( la cucina e probabilmente il refettorio). Gli stipiti delle porte di accesso degli appartamenti sono ancora quelli, sobri ed eleganti, del vecchio convento: ne risalta in particolare uno con una semplice decorazione lineare che termina con un ricciolo, mentre l’ ingresso di un appartamento al piano superiore, conserva nell’ architrave un’iscrizione scolpita.
Il complesso dispone ancora di un’ ampia cantina e dell’ aia con il forno a legno completamente restaurato e ben funzionante.