Dettagli Percorso
Lunghezza
68.8km
Difficoltà
T
Durata
22h 30min
Dislivello +
4313m
Dislivello -
4018m
Quota di partenza
490m
Quota di arrivo
785m
Quota minima
216m
Quota massima
1069m
Fortezza delle Verrucole
La Fortezza delle Verrucole, fondata dalla famiglia Gherardinghi sopra un precedente insediamento umano, risale a un periodo compreso tra X e XIII secolo. I Gherardinghi costruirono una prima rocca e un palazzo pubblico per tenere sotto controllo il territorio. Le mire espansionistiche di Lucca verso nord diedero però a questi luoghi innumerevoli battaglie nel XII e XIII secolo. Probabilmente il momento più difficile fu alla fine del XII secolo quando la famiglia Gherardinghi entrò nell’alleanza fra Pisa e i feudatari della Garfagnana e della Versilia contro la repubblica di Lucca, la quale reagì nel 1170 con una campagna militare di notevoli dimensioni. Questa comprese anche l’assedio alla “Verucola gherardenga”, antico nome dell’attuale Fortezza delle Verrucole.
Negli anni successivi i feudatari di Verrucole riuscirono a strappare ora al Sacro Romano Impero ora al Papa promesse d’indipendenza e autonomia,promesse che si concretizzano nella stesura di uno statuto comunale datato 1271. Nel 1296, la Fortezza passò nelle mani dei lucchesi che la affidarono alla consorteria dei Guidiccioni. Terminata l’epopea del condottiero lucchese Castruccio Castracani, la Fortezza perse importanza come presidio lucchese cosicché nel 1328 Spinetta Malaspina, marchese ghibellino e condottiero di ventura, se ne poté impadronire e la tenne fino al 1345. La Fortezza delle Verrucole fu quindi abbandonata fino all’arrivo della dinastia estense. Nel 1429 una parte della Garfagnana passò infatti sotto il dominio della famiglia d’Este di Ferrara. La Fortezza nelle sue fattezze attuali risale perciò probabilmente a due periodi estensi: l’epoca del marchese Leonello (circa 1450) e di Alfonso II (circa 1564). Fu in questo periodo che venne restaurata e trasformata in una cittadella costituita da due rocche, una quadrata e una circolare, governata da due distinti castellani. Tra il 1522 e il 1525 il poeta Ludovico Ariosto ebbe la carica di commissario della Garfagnana e si occupò di riorganizzare i presidi militari, tra cui Verrucole. Nella seconda metà del XVI secolo il duca Alfonso I d’Este invitò l’architetto Marc’Antonio Pasi ad adeguare la Fortezza alle nuove esigenze belliche. Venne così costruita l’attuale rocca poligonale e i bastioni. Alla metà del ‘700 la Fortezza perse la sua originaria funzione strategico-militare. Le sue strutture vennero comunque mantenute in efficienza da ingegneri ducali. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, sotto la dominazione francese, il presidio delle Verrucole fu messo all’asta, ma rimase invenduto. L’intero complesso fu venduto a privati nel 1866. Nel 1986 il Comune di San Romano in Garfagnana ha acquistato la Fortezza avviandone il restauro, terminato nel 2012. Come in ogni edificio plurisecolare, leggende di magie e fantasmi abbondano, forse perché nei secoli il forte fu anche sede di prigione. Dalle cronache storiche diventate poi leggenda emerge il seicentesco capitano Francesco Accorsini, comandante della Fortezza, condannato dall’Inquisizione di Modena per pratiche di magia e stregoneria.
[testi da fortezzaverrucolearcheopark.it]
Fortezza delle Verrucole

La Fortezza delle Verrucole, fondata dalla famiglia Gherardinghi sopra un precedente insediamento umano, risale a un periodo compreso tra X e XIII secolo. I Gherardinghi costruirono una prima rocca e un palazzo pubblico per tenere sotto controllo il territorio. Le mire espansionistiche di Lucca verso nord diedero però a questi luoghi innumerevoli battaglie nel XII e XIII secolo. Probabilmente il momento più difficile fu alla fine del XII secolo quando la famiglia Gherardinghi entrò nell’alleanza fra Pisa e i feudatari della Garfagnana e della Versilia contro la repubblica di Lucca, la quale reagì nel 1170 con una campagna militare di notevoli dimensioni. Questa comprese anche l’assedio alla “Verucola gherardenga”, antico nome dell’attuale Fortezza delle Verrucole.
Negli anni successivi i feudatari di Verrucole riuscirono a strappare ora al Sacro Romano Impero ora al Papa promesse d’indipendenza e autonomia,promesse che si concretizzano nella stesura di uno statuto comunale datato 1271. Nel 1296, la Fortezza passò nelle mani dei lucchesi che la affidarono alla consorteria dei Guidiccioni. Terminata l’epopea del condottiero lucchese Castruccio Castracani, la Fortezza perse importanza come presidio lucchese cosicché nel 1328 Spinetta Malaspina, marchese ghibellino e condottiero di ventura, se ne poté impadronire e la tenne fino al 1345. La Fortezza delle Verrucole fu quindi abbandonata fino all’arrivo della dinastia estense. Nel 1429 una parte della Garfagnana passò infatti sotto il dominio della famiglia d’Este di Ferrara. La Fortezza nelle sue fattezze attuali risale perciò probabilmente a due periodi estensi: l’epoca del marchese Leonello (circa 1450) e di Alfonso II (circa 1564). Fu in questo periodo che venne restaurata e trasformata in una cittadella costituita da due rocche, una quadrata e una circolare, governata da due distinti castellani. Tra il 1522 e il 1525 il poeta Ludovico Ariosto ebbe la carica di commissario della Garfagnana e si occupò di riorganizzare i presidi militari, tra cui Verrucole. Nella seconda metà del XVI secolo il duca Alfonso I d’Este invitò l’architetto Marc’Antonio Pasi ad adeguare la Fortezza alle nuove esigenze belliche. Venne così costruita l’attuale rocca poligonale e i bastioni. Alla metà del ‘700 la Fortezza perse la sua originaria funzione strategico-militare. Le sue strutture vennero comunque mantenute in efficienza da ingegneri ducali. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, sotto la dominazione francese, il presidio delle Verrucole fu messo all’asta, ma rimase invenduto. L’intero complesso fu venduto a privati nel 1866. Nel 1986 il Comune di San Romano in Garfagnana ha acquistato la Fortezza avviandone il restauro, terminato nel 2012. Come in ogni edificio plurisecolare, leggende di magie e fantasmi abbondano, forse perché nei secoli il forte fu anche sede di prigione. Dalle cronache storiche diventate poi leggenda emerge il seicentesco capitano Francesco Accorsini, comandante della Fortezza, condannato dall’Inquisizione di Modena per pratiche di magia e stregoneria.
[testi da fortezzaverrucolearcheopark.it]
Albergo LA BAITA
Un eccellente luogo per sperimentare l’ospitalità garfagnina, pur non rinunciando alle comodità di un albergo. La gestione familiare di Roberto,Mara e Martina vi farà senitre gradito ospite per un giorno, e “di famiglia” già alla seconda serata..
Albergo LA BAITA

Un eccellente luogo per sperimentare l’ospitalità garfagnina, pur non rinunciando alle comodità di un albergo. La gestione familiare di Roberto,Mara e Martina vi farà senitre gradito ospite per un giorno, e “di famiglia” già alla seconda serata..
+39 0583 660084
Corfino
Antico paese, le cui vestigia risalgono all’alto medioevo: il passaggio di animali, merci e persone attirò poco a poco un nucleo abitativo appollaiato su di un pianoro ai margini del fiume che discende dal crinale appeninico, in una zona protetta dalla mole calcarea della Pania che dal paese prende il nome.
Si pensa che l’origine del nome sia quella di “confinus”.
Corfino

Antico paese, le cui vestigia risalgono all’alto medioevo: il passaggio di animali, merci e persone attirò poco a poco un nucleo abitativo appollaiato su di un pianoro ai margini del fiume che discende dal crinale appeninico, in una zona protetta dalla mole calcarea della Pania che dal paese prende il nome.
Si pensa che l’origine del nome sia quella di “confinus”.
Grotte di Equi
Il complesso carsico delle Grotte di Equi è censito come ‘geosito’ dal Parco Regionale delle Alpi Apuane, riconosciuto come Geoparco nell’ambito della ‘European Geoparks Network’ UNESCO (EGN-GGN).
Si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che, penetrando per millenni nelle fratture del calcare, ha formato pozzi, gallerie, sale e laghi sotterranei di grande interesse e suggestione.
Le grotte di Equi si sviluppano per circa 1000 metri e si dividono in tre parti:
La Buca, conosciuta dagli inizi del 1700 e attrezzata per le visite turistiche nei primi anni del 1960, è attualmente considerata la parte fossile (“morta”) in cui l’acqua non scorre più;
Le grotte vere e proprie, scoperte verso la metà del 1900, e attrezzate intorno alla metà del 1980, Sono la parte viva in cui si susseguono varie sale adorne di ogni forma di concrezione naturale;
La terza e ultima parte è esclusivamente speleologica, da oggi accessibile al pubblico con percorso attrezzato in sicurezza con imbrago, casco e torcia.
Il percorso illuminato e accessiibile ai interessa la ‘Buca’ e le ‘Grotte’ e si sviluppa per circa 500 metri (50 minuti di visita guidata).
Maggiori informazioni https://www.grottediequi.it/le-grotte/ [sito ufficiale www.grottediequi.it]
Grotte di Equi

Il complesso carsico delle Grotte di Equi è censito come ‘geosito’ dal Parco Regionale delle Alpi Apuane, riconosciuto come Geoparco nell’ambito della ‘European Geoparks Network’ UNESCO (EGN-GGN).
Si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che, penetrando per millenni nelle fratture del calcare, ha formato pozzi, gallerie, sale e laghi sotterranei di grande interesse e suggestione.
Le grotte di Equi si sviluppano per circa 1000 metri e si dividono in tre parti:
La Buca, conosciuta dagli inizi del 1700 e attrezzata per le visite turistiche nei primi anni del 1960, è attualmente considerata la parte fossile (“morta”) in cui l’acqua non scorre più;
Le grotte vere e proprie, scoperte verso la metà del 1900, e attrezzate intorno alla metà del 1980, Sono la parte viva in cui si susseguono varie sale adorne di ogni forma di concrezione naturale;
La terza e ultima parte è esclusivamente speleologica, da oggi accessibile al pubblico con percorso attrezzato in sicurezza con imbrago, casco e torcia.
Il percorso illuminato e accessiibile ai interessa la ‘Buca’ e le ‘Grotte’ e si sviluppa per circa 500 metri (50 minuti di visita guidata).
Maggiori informazioni https://www.grottediequi.it/le-grotte/ [sito ufficiale www.grottediequi.it]
Equi Terme
Da secoli le acque piovane vengono raccolte dall’imponenza delle Apuane, filtrate nel sottosuolo, arricchite di sali minerali preziosi per la salute e quindi riaffidate alla superficie, dove, poco distante dal borgo medioevale vengono raccolte e sfruttate: il cuore di marmo delle Apuane è l’origine delle acque curative che alimentano le Terme di Equi.
Le acque salso-solfato-alcaline sono classificate fra le sorgenti minerali. La loro temperatura è variabile fra i 17 e i 27°C con un valore medio di 24°C circa, che le fa rientrare nel campo delle sorgenti ipotermali.
Sono utilizzate per curare le affezioni dell’apparato respiratorio e otorinolaringoiatriche (faringiti, sinusiti, riniti, laringiti, tracheiti, bronchiectasie, sordità rinogena), le affezioni cutanee (eczemi, acne giovanile, dermatosi pruriginose, psoriasi), le affezioni osteoarticolari (artrosi, poliartriti croniche primarie, reumatismi articolari, fibrositi, distrazioni articolari, postumi di fratture, lombosciatalgie) e l’angiologia (vasculopatie, flebopatie di tipo cronico), attraverso il bagno termale in vasca da 36° a 39°C ed in piscine termali a temperatura 27°C, ma anche l’idromassaggio generale e localizzato con acqua termale, le inalazioni, aerosol, nebulizzazioni, docce nasali, irrigazioni nasali, massaggi generali e parziali.
Equi Terme

Da secoli le acque piovane vengono raccolte dall’imponenza delle Apuane, filtrate nel sottosuolo, arricchite di sali minerali preziosi per la salute e quindi riaffidate alla superficie, dove, poco distante dal borgo medioevale vengono raccolte e sfruttate: il cuore di marmo delle Apuane è l’origine delle acque curative che alimentano le Terme di Equi.
Le acque salso-solfato-alcaline sono classificate fra le sorgenti minerali. La loro temperatura è variabile fra i 17 e i 27°C con un valore medio di 24°C circa, che le fa rientrare nel campo delle sorgenti ipotermali.
Sono utilizzate per curare le affezioni dell’apparato respiratorio e otorinolaringoiatriche (faringiti, sinusiti, riniti, laringiti, tracheiti, bronchiectasie, sordità rinogena), le affezioni cutanee (eczemi, acne giovanile, dermatosi pruriginose, psoriasi), le affezioni osteoarticolari (artrosi, poliartriti croniche primarie, reumatismi articolari, fibrositi, distrazioni articolari, postumi di fratture, lombosciatalgie) e l’angiologia (vasculopatie, flebopatie di tipo cronico), attraverso il bagno termale in vasca da 36° a 39°C ed in piscine termali a temperatura 27°C, ma anche l’idromassaggio generale e localizzato con acqua termale, le inalazioni, aerosol, nebulizzazioni, docce nasali, irrigazioni nasali, massaggi generali e parziali.