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Dettagli Percorso

Lunghezza

72.7km

Difficoltà

T

Durata

20h 15min

Dislivello +

2785m

Dislivello -

2979m

Quota di partenza

692m

Quota di arrivo

497m

Quota minima

123m

Quota massima

705m

Casale AMATI

E’ costituito da tre eleganti dimore storiche di circa 100 mq ciascuna: “La Marchesa”, “Le Macine”, “Il Frantoio” e la “Sala del Torchio” dedicata a mostre d’arte ed esposizioni in marmo di Carrara.
Gli appartamenti conservano la struttura originale e sono arredati con con mobili d’epoca della famiglia Amati-Ingolotti.
Le ruote di pietra e gli ingranaggi in castagno, utilizzati nella lavorazione delle olive, conferiscono un’atmosfera unica ed autentica.

Fivizzano

Nota per la storia, per il folklore e per la spiccata cultura umanistica, Fivizzano è uno dei centri più interessanti della Lunigiana. Per le sue singolari caratteristiche nel corso dei secoli si è conquistata diversi soprannomi: “Terra insigne”, “paese dalle belle finestre”, “bel cantuccio di Firenze” e “Atene della Lunigiana”, la città è nata come e cresciuta grazie alla funzione di stazione di sosta, fondamentale prima di affrontare il valico montano che divide – non lontano da qui – la strada fra Lucca e Parma (l’antica Via Nuova Clodia).
Leggi la storia Fivizzano su logo toscana ovunque bella Fivizzano – Amori e prigionieri nella Firenze di Lunigiana – Toscana Ovunque Bella Fivizzano Amori e prigionieri nella Firenze di Lunigiana La storia del Conte Giuseppe Maria Felicini, il Don Rodrigo di FivizzanoLeggi la storia

Nel Medioevo Fivizzano era identificata col Castello della Verrucola, ampliato nella prima metà del XIV secolo da Spinetta Malaspina e ancor oggi visibile sulla collina davanti al paese. Governato dai Malaspina per secoli, il borgo passò nel 1477 sotto il dominio di Firenze, città per cui questo territorio – circondato dalle repubbliche di Lucca e Genova, dai Ducati di Massa e Carrara, Parma e Modena e dal Marchesato di Fosdinovo – diventò un centro strategico, nonché un importante punto d’incontro per gli scambi commerciali.

Nel bel centro storico del paese sono visibili le antiche mura volute da Cosimo de’ Medici nel 1540, così come il Palazzo e la tomba dell’arcade Labindo e la bella fontana del 1683, costruita per volontà di Cosimo III in stile barocco. La grande Piazza medicea è ancor oggi il centro della vita fivizzanese, con la chiesa prepositurale restaurata dopo i gravi danni subiti in seguito al tremendo terremoto che nel 1920 colpi il paese.

Forse potrebbe stupire qualcuno ma Fivizzano ha rivestito un ruolo niente affatto marginale nella cultura umanistica nazionale, proprio qui infatti Jacopo da Fivizzano aprì una delle prime stamperie di tutta Italia, nella quale fu ideata e utilizzata la prima macchina da scrivere mai costruite. In suo onore è stato allestito all’interno del Palazzo Fantoni, un antico edificio signorile recuperato da un illustre medico e scrittore fivizzanese, Loris Jacopo Bononi, il Museo della Stampa. Un importante ruolo nella storia culturale della città è stato poi rivestito dall’Accademia degli Imperfetti, istituzione sorta nel 1500 che continuò con fervore la sua attività sino ad arrivare a rendere possibile la costruzione del Teatro degli Imperfetti – inaugurato nel 1807 e provvisto di ben seicento posti a sedere. Gli amanti delle lettere non mancheranno poi di visitare il complesso degli Agostiniani e la relativa biblioteca, dotata di una bella collezione di opere provenienti dall’annessa chiesa; l’ostello e, sull’esterno, il monumento in bronzo che ricorda l’origine fivizzanese di Niccolo V, il Papa che ideò la biblioteca vaticana.

Appena fuori dal cuore del paese si può ammirare il Castello della Verrucola, voluto da Spinetta Malaspina, e oggi residenza dello scultore Pietro Cascella. Una volta da queste parti sono certamente da visitare anche la Pieve di San Paolo di Vendaso, il borgo di Soliera col suo santuario della Madonna dei Colli, le belle frazioni di Gragnola, di Vinca (alta sulle Apuane e con un pane inimitabile), e Ceserano (nota per la fattoria e i vigneti del Conte Picedini-Benettini). Il grande territorio di Fivizzano è del resto conosciuto come “terra dei cento borghi” e come ultimo tra quelli che segnaliamo vale certamente la pena indicare Equi Terme, rinomata sede termale in cui è possibile visitare delle belle grotte.

Fivizzano è una meta ideale per gli amanti della natura, gran parte del suo territorio è infatti compreso all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e di quello Regionale delle Alpi Apuane. A chi piacciono i parchi potrebbe interessare l’Orto Botanico di Frignoli, così come una visita all’alpestre paesino di Sassalbo (sede del Parco Nazionale).

Gli amanti del folklore possono visitare Fivizzano in estate, quando la cittadina si trasforma in una esemplare giostra d’arme. I fatti rievocati nell’occasione risalgono al 1571, quando nella Piazza Medicea si tenne una singolare sfida fra gli arcieri del quartiere Terra e quelli di Guardia, Verrucola, Fittadisio e Montechiaro: il duello consisteva nel tirare con l’arco una freccia che doveva colpire un bersaglio a 30 metri di distanza. Dal 1971 ogni luglio si rinnova questa antica tradizione che prende il nome di Disfida fra Arcieri di Terra e Corte, grazie a cui si assiste, nella bella cornice della città imbandierata, alla suggestiva sfilata di oltre trecento figuranti in costume cinquecentesco accompagnati da sbandieratori, musicisti e cavalieri. [da www.visittuscany.it]

Fortezza della Verrucola

La fortezza, le cui prime notizie documentate risalgono agli inizi del XII secolo, conserva tutti gli elementi di un castrum medievale con un vero sistema di fortificazioni che risponde all’organizzazione militare e giuridica di un dominio feudale. Le mura castellane includono la corte, la cappella, e diverse torri.
Nella documentazione medievale il toponimo Verrucola viene associato al nome di una famiglia nobile, i Bosi, che detiene il dominio dell’insediamento. Strutture difensive vengono documentate a Verrucola dei Bosi già alle soglie del XII secolo. Nel 1104 un atto notarile è rogato in caminata domini Bosonis: si pensa faccia riferimento ad una casa-torre, forse collegata ad un castrum citato in un documento del 1148, anno in cui in una bolla di papa Innocenzo III c’è riferimento alla ecclesiam S. Margarite de castro Verucula.

L’importanza strategica dovuta alla presenza di percorsi viari transappenninici fa sì che nel corso dei secoli XIII e XIV Verrucola sia contesa tra diverse forze. L’antica signoria dei Bosi, i Dallo, i Nobili di Castello Aghinolfi, i Lucchesi ed i Malaspina lottano tra loro per assumerne il dominio. Questi ultimi rivendicano antichi privilegi imperiali basati su diritti legati alla propria genealogia. Sulla base di questi privilegi comprendono Verrucola nella loro prima divisione del 1221 tra Corrado e Opizzone Malaspina ma non ne avranno il pieno dominio che oltre un secolo dopo.

Nel 1277 Cubitosa, vedova del marchese Isnardo Malaspina, perde il dominio su Verrucola, che tornerà ai suoi legittimi possessori con il figlio Gabrile, padre di Spinetta Malaspina, che poi deve ridividere nel 1291 il feudo con i Dallo ed i Nobili di Castello Aghinolfi. La situazione degenera ben presto e nel 1299 i Dallo si fanno vassalli di Lucca, a cui consegnano il castello, pur non riuscendo ad espugnarne il cassero. Solo nel 1312 Spinetta rientra in possesso della Verrucola, sconfiggendo i lucchesi, e nel 1315 compra la parte del feudo che era dei Nobili di Castello Aghinolfi.

Nei primi del XIV secolo Spinetta perde quasi tutti i suoi beni e va esiliato a Verona in seguito alla sconfitta riceuta da Castruccio Castracani, il cui esercito invade la Lunigiana distruggendo il castello di Agnino e altre fortificazioni minori. Solo l’improvvisa morte del nemico permette a Spinetta di rientrare in possesso della Verrucola e degli altri possedimenti. Assegna la fortezza per testamento ai figli di Isnardo II, e suoi nipoti. Nel 1399 i Visconti di Milano calano in Lunigiana, espugnano la Verrucola mandando in esilio il marchese Niccolò, l’ultimo dei quattro figli di Isnardo II, e la sua famiglia. Questi, che governa il feudo fin dal 1348, nel 1402 rientra in possesso delle sue terre ma nel giugno del 1418 assieme alla famiglia è assassinato nel castello da sicari dei marchesi Leonardo e Galeotto di Castel dell’Aquila, loro congiunti. Gli unici scampati alla strage sono la figlia Giovanna e il figlio Spinetta, che chiedono protezione alla Repubblica fiorentina.
Altare della chiesa di Santa Margherita dei Bosi all’interno della fortezza della Verrucola

I marchesi dell’Aquila s’impadroniscono del feudo espandendosi nella Lunigiana orientale, ma incontrano l’opposizione di Firenze che lo recupera a favore del superstite Spinetta. Tuttavia i coinvolgimenti bellici di Verrucola non sono ancora finiti ed il castello viene conquistato nel 1437 da Niccolò Piccinino, per conto del ducato di Milano, e ancora nel 1450 del marchese Giacomo I Malaspina. Spinetta prima di morire nel 1478 lascia il suo feudo per testamento alla Repubblica Fiorentina che vi consolida il suo dominio.

La struttura subisce gravi danneggiamenti nel 1481 a seguito di un terremoto. Parzialmente recuperata è trasformata per conto del monaco agostiniano Alessio Casani nel XVI secolo in un monastero di monache agostiniane e la cappella castrense prende titolo di chiesa di Santa Margherita. Nel 1977 il castello viene recuperato dallo scultore Pietro Cascella e dalla moglie Cordelia von den Steinen che ne fanno la loro dimora.

È del gennaio 2014 lo studio del ricercatore fivizzanese Rino Barbieri che ha identificato, lungo le mura castellane che guardano a levante, le rovine di una Chiesa avente una architettura preromanica: la più volte citata nei documenti medievali come Chiesa di Santa Margherita che ai più appariva solo come un muro di contenimento o romano. È in questa chiesa che il grande condottiero e feudatario Spinetta Malaspina voleva essere sepolto allorché nel 1352 dettò il suo testamento. Del vecchio edificio religioso si sono perse le tracce da secoli, forse da quel terremoto rovinoso del 1481 che fracassò anche il Castello. Da allora la popolazione utilizzò la cappella del maniero malaspiniano e della vecchia chiesa si perse la memoria. La rivelazione del sito originario della chiesa protoromanica potrebbe portare a nuove scoperte archeologiche.
Descrizione
Veduta

La planimetria della fortezza corrisponde ai caratteristici nuclei urbani medievali. La moltitudine di torri, edifici e palazzi costruiti dai diversi possessori fa sì che non si possa identificare un unico nucleo architettonico. Ciò nonostante sono evidenti i connotati medievali che sono rimasti anche in età rinascimentale. L’imponenza e il prestigio del palazzo hanno fatto sì che i feudatari successivi a Spinetta, che apportò al complesso possenti torri di fiancheggiamento e completò la cinta muraria, non ne abbiano modificato la struttura.

Nella parte alta del colle sorge un edificio di ridotte dimensioni di pianta rettangolare, forse la casa-torre dei Bosi o il cassero che i Lucchesi nel 1300 non riuscirono ad espugnare. All’interno del borgo si erge un grande palazzo di forma quadrangolare che si articola su tre livelli sovrapposti, la probabile residenza di Spinetta: distrutta da Castruccio nel 1319, ricostruita dopo il 1328, viene citata nel testamento del marchese. Maestosa è la sua sala del pian terreno, chiamata sala d’armi, coperta da una struttura voltata gravante in parte sulla muratura perimetrale e in parte su di un unico pilastro centrale di pianta ottagonale.

Una grossa torre rettangolare di architettura trecentesca si alza sul lato orientale a difesa del borgo. Sul perimetro dell’intero complesso si ergono circuiti murari: quello più esterno, del XV secolo, racchiude il borgo che è accessibile dall’estreno tramite due porte. Quello più interno circonda la casa-torre ed il palazzo di Spinetta, posti sulla sommità del colle. La porta principale della fortezza a nord è affiancata ad una torre quadrangolare. [da www.visittuscany.it]

Ponte Bosio

Agriturismo Al Vecchio Tino

Un luogo da considerare come punto tappa o come sosta ristoratrice durante le giornate escursionistiche in Lunigiana, tra i comuni di Fivizzano e Fosdinovo

Castello dell’Aquila

Il Castello dell’Aquila appartiene, e con grande dignità, a quell’insieme di rocche, palazzi fortificati, torri di avvistamento che hanno fatto della Lunigiana un territorio unico nel suo genere. Domina dall’alto di un colle il borgo medievale di Gragnola, abitato posto alla confluenza tra i torrenti Aulella e Lucido. Le origini dell’insediamento fortificato sul colle sono incerte, probabilmente da correlare al controllo sui transiti medievali che dal centro Europa raggiungevano Roma, incrociandosi in corrispondenza del nodo viario del borgo sottostante. Secondo alcuni storici Gragnola sarebbe Forum Clodi, località riportata nel più antico “atlante stradale europeo” che la storia ricordi, noto come Tabula Peutingeriana e risalente ai primi secoli dell’alto medioevo.

La prima struttura fortificata fu forse edificata da antichi nobili locali tra il IX e il X secolo, i Bianchi d’Erberia. Il castello e i suoi feudi passarono a Spinetta II il Grande nel periodo che coincise con la sua espansione in gran parte nella Lunigiana orientale, ovvero tra il 1327 e il 1352, data della sua morte.

Due sono le dinastie di marchesi che prendono il nome da Castel dell’Aquila, entrambe provenienti dal ramo malaspiniano di Fosdinovo: la prima ebbe origine da Galeotto di Fosdinovo nel XIV secolo, la seconda iniziò con Lazzaro, figlio di Antonio Alberico marchese di Fosdinovo, la cui discendenza si estinse nella prima metà del XVII secolo. E` il Novecento però il secolo buio del Castel dell’Aquila, danneggiato dal terremoto del 1920 e da anni di incuria, abbandonato dopo che gli ultimi proprietari ne minarono la torre, allora pericolante, con la dinamite. Sono serviti due anni per liberarlo dalla sterpaglia, dieci per riportarlo alla sua originale imponenza, grazie ad un importante lavoro di restauro fatto eseguire con passione dall’attuale proprietà.