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Dettagli Percorso

Lunghezza

50.8km

Durata

12h 45min

Dislivello +

1222m

Dislivello -

1432m

Quota di partenza

487m

Quota di arrivo

276m

Quota minima

54m

Quota massima

614m

Castello del Piagnaro

Il castello di Piagnaro sorge agli inizi dell’XI secolo con funzioni di difesa e di controllo delle vie di comunicazioni verso l’Appennino, fra le quali la Via Francigena. Il suo nome, “Piagnaro”, deriva dalle “piagne”, lastre in arenaria utilizzate in Lunigiana per realizzare i tetti delle abitazioni. Il nucleo originario viene costruito per volontà della famiglia di origine longobarda degli Adalberti. Più volte distrutto ad opera di truppe imperiali e dagli stessi pontremolesi per discordie interne, fu sempre ricostruito per la sua posizione strategica che permetteva di dominare le strade del Bratello e della Cisa, di fondamentale importanza per i traffici commerciali medioevali. La struttura primitiva della fortezza, pertanto, ha subito profonde modifiche nei secoli: nel 1329 subisce una prima distruzione per mano dei guelfi e ghibellini, alleati contro l’odiato vicario di Ludovico di Baviera.

Nei secoli successivi subisce altri attacchi con conseguenti ricostruzioni, affiancate a restauri, rifacimenti e aggiornamenti della struttura difensiva. Il castello, comunque, viene utilizzato con scopo militare fino al 1790, anno in cui il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo consegna al Comune l’ultimo cannone per fonderne il bronzo e realizzare la campana civica. Negli anni successivi viene utilizzato come sede di governatori militari e di nuovo come caserma fino ai primi anni del Regno d’Italia, dunque fino alla seconda metà dell’Ottocento, dopodiché viene adibito ad abitazione di famiglie non abbienti. Nel primo Novecento viene per questo considerato una sorta di ghetto, evitato dalla maggior parte della popolazione.
Dal 1975 gli ambienti della parte inferiore del Castello ospitano il museo delle Statue Stele della Lunigiana. In occasione dell’apertura del museo, inoltre, il castello è stato completamente restaurato all’interno e all’esterno.
Descrizione
La parte più antica visibile al giorno d’oggi è il torrione semicircolare del Quattrocento posto a nord, mentre la parte mediana è il risultato di un rifacimento operato nel Seicento e nel Settecento. Questo corpo contiene l’attuale ingresso al castello e, sul retro, un vasto cortile con un antico pozzo dal cortile; da qui tramite una gradinata, si sale sulla terrazza, dominante la vallata e l’abitato di Pontremoli. Un secondo nucleo di età posteriore, posto più in basso sull’altura, comprende invece costruzioni con il tipico aspetto di caserma, utilizzate per l’alloggio delle truppe

[testo da Wikipedia]

Museo delle Statue Stele Lunigianesi

Castello del Piagnaro – Pontremoli
Tel. 0187.831439 – info@statuestele.org.

Orari di apertura 01 Ottobre – 31 maggio
orario continuato 09.30 – 17.30 – tutti i giorni

Orari di apertura 01 giugno – 30 Settembre
orario continuato 10.00 – 18.30 – tutti i giorni

Orari di apertura 01 agosto – 31 agosto
orario continuato 10.00 – 19.30 – tutti i giorni

Filattiera

Il nome del capoluogo, derivante dal termine Fulacterion, con il quale i bizantini indicavano le fortificazioni poste a sbarramento dei punti strategici di grande importanza, ne indica chiaramente l’origine nel tempo e i caratteri strutturali.
Il borgo di Filattiera conserva intatto il primo insediamento del XIII sec.,con la chiesa castrense di San Giorgio e la Torre di avvistamento e, perfettamente leggibile, lo sviluppo del borgo dei secoli successivi con il castello malaspiniano, la chiesa, l’antico Ospedale di San Giacomo.

[Fonte: https://www.aptmassacarrara.it ]

Filetto

Le ragioni della sua nascita sono legate all’aspra lotta che nel corso del VI-VII secolo divampò in Lunigiana tra l’esercito bizantino e le orde dei longobardi invasori. In quel periodo venne organizzata una linea difensiva a ridosso dell’appennino per proteggere i porti dell’alto Tirreno, Luni in particolare, dalle milizie barbariche presenti oltre le montagne fin dal 590. E Filetto fu parte essenziale di questa imponente linea di difesa. All’interno di quello che è il borgo attuale è possibile isolare un settore “matrice”, una sorta di quadrilatero di circa sessanta metri di lato ed un unico accesso. Nel corso degli anni oscuri che seguono la caduta dell’impero d’oriente in Italia le strutture del “castrum” furono riadattate a residenza di popolazione che cercava protezione.L’impianto urbanistico originario si dilatò in età medioevale con la costruzione di un settore dalla parte di ponente. Questa nuova “addizione” prosegue l’originario impianto mantenendone le caratteristiche quadrilatere e limitandosi a spostare l’ accesso verso la Magra. Alla vasta area sgombra della piazza, si agganciarono così le strette vie interne di impianto medioevale: i cosidetti borghi voltati, caratteristica costante dei centri storici lunigianesi. Nel corso del XVI secolo la cinta muraria venne prolungata verso oriente e il borgo, che prima si estendeva a lato della strada tra Villafranca e Bagnone, giunse ad inglobare la strada stessa. Nel 1568 vennero erette due porte monumentali e dopo pochi anni i Marchesi Ariberti di Cremona subentrarono come nuovi feudatari ai Malaspina costretti a vendere il feudo di Filetto per debiti contratti con l’imperatore. La definitiva opera di ristrutturazione fu completata con la costruzione prima del palazzo Ariberti e poi del convento dei frati Ospitalieri di San Giovanni di Dio.

Bagnone

Il territorio ha una morfologia essenzialmente montana, dominata dal crinale appenninico, dove stacca il Monte Sillara. Il borgo infatti si staglia su uno sperone roccioso, immerso in un fitto bosco di pini e querce. Nel Medioevo e in epoche anche più recenti, Bagnone ha avuto una grande importanza grazie alla posizione strategica, essendo alL’incrocio di vie di comunicazione importanti.
A testimonianza di ciò , possiamo trovare a Bagnone numerosi luoghi d’interesse artistico come il castello e la sua Chiesa, la chiesa di San Rocco e la chiesa di Santa Maria, la piazza. Inoltre, le numerosi frazioni ospitano il bellissimo borgo di Castiglion del Terziere con il castello e Treschietto e Iera con gli antichi ruderi dei manieri malaspiniani, luoghi di oscure leggende, Corlaga e Corvarola con i loro palazzi marchionali, la natura di Mochignano, Gabbiana e Pastina. Da visitare anche la pieve dei Santi Ippolito e Cassiano.

[Testo da  www.terredilunigiana.com/bagnone.php ]

Villafranca Lunigiana

La sua origine è da far risalire intorno all’ XI secolo, lungo la strada del monte Bardone, sul tracciato medievale della via Romea, che toccava la cappella di San Nicolò e il castello di Malnido di Corrado l’Antico, devastato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Nei pressi della stazione ferroviaria si trova la chiesa di San Francesco del secolo XVI, caratterizzato dal chiostro e dall’antico convento che oggi è adibito a liceo. All’interno dei mulini quattrocenteschi situati all’inizio del borgo invece, ha sede il Museo Etnografico della Lunigiana che illustra, tramite raccolte di oggetti di vario genere, consuetudini, usi, costumi, attività e riti della cultura popolare della Lunigiana.
Nei pressi di Villafranca, a Filetto, furono ritrovate decine di statue stele nella sua selva, bosco sacro di divinità pagane. Ogni 25 agosto, si festeggia San Genesio con l’omonima fiera. Nel borgo bizantino, prima dei Malaspina, poi degli Ariberti di Cremona, ad agosto si svolge il mercato medioevale, con le botteghe d’artigianato, gli spettacoli e le rievocazioni storiche. A Malgrate si può visitare il castello, in ottime condizioni, e la casa di Antonio da Faye, cronista del Quattrocento. Virgoletta ospita uno dei più bei borghi della Lunigiana, dominato dal castello malaspiniano. Percorrendo la statale della Cisa in direzione di Aulla troviamo la Chiesaccia o chiesa di Santa Maria Assunta, fondata intorno al XII secolo, e quanto resta dell’antico ospedale, nel punto in cui i pellegrini e viandanti potevano guadare con meno problemi il corso del fiume.

[Testo da www.terredilunigiana.com ]

Virgoletta

Nella base della torre esiste tutt’oggi in un architrave un bassorilievo rappresentante un intreccio appartenente all’iconografia Longobarda, non si esclude quindi un’origine precedente.

I primi signori di Virgoletta furono i Corbellari, una famiglia operante verosimilmente per conto del Vescovo di Luni o dei Marchesi Obertenghi. Da questa famiglia deriva il primo nome di ‘Verrucola Corbellariorum’. La famiglia Malaspina dominerà a lungo nelle terre della Val di Magra dividendo nel 1221 la valle in Spino Secco e Spino Fiorito, Virgoletta entra nello spino secco.

La prima notizia di Virgoletta è contenuta nell’atto di divisione tra i Malaspina dello spino secco nel 1275. I Malaspina nel XIII sec. innalzano nuove mura alte 11 metri sul lato meridionale della verrucola, e realizzano un’ampia cisterna per l’acqua all’interno del castello. Nel pieno periodo malaspiniano iniziano a sorgere le prime case sull’unica via che percorre il crinale della collina in direzione ovest, dando origine a quell’aspetto unico che caratterizza il borgo di Virgoletta. L’accesso al castello viene spostato in direzione dell’abitato. In questi anni Dante viene ospitato dai Malaspina e a Corrado dedicherà la chiusura del canto VIII del Purgatorio. Nel 1449 Galeotto Campofregoso si impadronisce di Virgoletta e fino alla sua morte (1471) tende a trasformare il maniero feudale in palazzo signorile ingentilendolo nelle forme, realizzando il loggiato interno alla corte. I Campofregoso fortificano le scarpate del colle Vignale e realizzano il barbacane, erigono inoltre la torretta cilindrica di fiancheggiamento a meridione.
Interno del restaurato lato Nord.

Con la morte del Campofregoso i Malaspina rientrano in possesso del feudo per tutto il XVI sec. Proseguendo l’opera iniziata da Galeotto realizzano un amplissimo salone a volta sull’ingresso che guarda il borgo con ampi spazi, numerose decorazioni e sale signorili. A completare l’opera fu Federico Malaspina signore di Virgoletta e Villafranca che appose lo stemma col leone rampante sullo spino secco attualmente esistente sull’ingresso del castello. Nell’ampio salone esisteva fino agli inizi del novecento un’imponente camino in pietra portante anch’esso lo stemma dei Malaspina (venduto durante lo scorporo dei beni della Lunigiana agli antiquari e oggi perduto, ne resta una fotografia), inoltre l’ambiente era arricchito da decorazioni arazzi e stucchi lasciati dalle due famiglie nobili precedenti.
Nel periodo rococò verranno aggiunti sulle sovrapporte del salone degli stucchi con rappresentati paesaggi e borghi.

Nel 1705 gran voce fu data nelle cancellerie europee per la ribellione del popolo di Virgoletta contro il marchese Giovanni Malaspina. Intendevano con questo atto riconoscere la sovranità di Filippo V di Spagna e agevolare l’invasione franco-spagnola dei feudi lunigianesi. Le truppe imperiali del Granducato di Toscana respinsero l’invasione e il Malaspina tornò al potere. Tutti i ribelli (praticamente l’intera popolazione) furono allontanati di otto miglia dal feudo. Nel 1796 Napoleone pone fine al sistema feudale che fino ad allora aveva retto la Lunigiana. Virgoletta si fonde col capoluogo Villafranca ed entra a far parte della Repubblica Cisalpina prima e del Regno d’Italia poi. Nel periodo post-napoleonico entra nel ducato di Modena e nel 1849 nel ducato di Parma fino al 1859, data dell’unificazione nazionale. Il terremoto del 1920 ha abbattuto parte del mastio quadrangolare e danneggiato fortemente il borgo. Durante la seconda guerra mondiale Virgoletta venne a trovarsi sulla ‘linea Gotica’ al centro della cruentissima ‘battaglia della Lunigiana’, il castello divenne sede di un comando tedesco e gli archivi e il mobilio furono bruciati. Il resto dei danni al castello è opera delle spartizioni interne degli abitanti, dell’incuria e degli adattamenti abusivi operati durante la seconda metà del secolo. Attualmente è in corso una lenta opera di recupero attuata da privati tra cui la ristrutturazione completata del salone di Federico Malaspina.

Pieve di Sorano

La pieve di Santo Stefano di Sorano a Filattiera è una delle più importanti pievi romaniche della provincia di Massa Carrara. Sorge in una zona strategica, frequentata fin dalla preistoria (nella zona sono state ritrovate ben sette statue stele) e conserva ancora oggi l’impianto del secolo XII, capolavoro architettonico romanico, con un imponente sistema absidale interamente realizzato in ciottoli di arenaria non sbozzati. All’interno della pieve, interamente restaurata, sono conservati numerosi elementi medievali oltre a due statue stele originali (Sorano I e Sorano V).

L’area in cui sorge la pieve è frequentata fin dalla preistoria, come testimoniano le 7 statue stele trovate nell’area circostante e i numerosi reperti di età del ferro. Dopo la fase romana, testimoniata dalla presenza di una “mansio” recentemente indagata archeologicamente, Filattiera fu un importante insediamento militare bizantino, Prima della pieve attuale doveva esistere un’altra chiesa altomedievale (VIII-IX secolo) da cui potrebbe provenire l’Epigrafe di Leodegar (752 d.C.) oggi nella chiesa di San Giorgio all’interno del borgo.
La pieve romanica viene edificata fra i secoli XI e XII, nell’ambito della riorganizzazione ecclesiasitca della Diocesi di Luni, di cui questa chiesa rappresenta forse la più importante dipendenza in Lunigiana. La Pieve di S. Stefano di Sorano è citata al partire dal secolo XI in tutti i principali documenti legati alla Diocesi di Luni e vive il suo periodo di massimo splendore fino al secolo XIV, quando inizia ad essere abbandonata e viene gradualmente trasformata in cappella cimiteriale.

L’aspetto attuale è frutto di un ampio restauro terminato nel 2000, che ha ripristinato l’aspetto originario. Tutto l’edificio è realizzato con una tecnica molto particolare, con ciottoli di fiume non squadrati e messi in opera con abbondante malta.
La pianta è basilicale a tre navate, senza transetto, con la navata centrale maggiore delle altre due e il presbiterio leggermente sopraelevato. In facciata si possono notare il Rosone polilobato e alcune aperture tamponate nella muratura. Nella controfacciata interna di sinistra, in angolo, le statue stele Sorano I e Sorano V, rinvenute nell’area della chiesa: la Sorano V era reimpiegata come architrave di un piccol ingresso aperto in facciata e successivamente tamponato.

L’interno è sobrio, severo, poco luminoso, con grandi archi a doppia ghiera che poggiano su pilastri rotondi con brevissimi capitelli incisi. Sul lato sinistro restano alcuni archi in muratura settecenteschi inseriti tra quelli romanici.
La decorazione e la simbologia sono ridotte al minimo, tuttavia sono presenti alcuni interessanti immagini, in particolare la figura mostruosa presente nella parte alta della navata centrale, sul lato sinistro.
La parte architettonicamente più interessante della pieve dal punto sono certamente le tre absidi, realizzate con una decorazione architettonica su diversi livelli di profondità. Nella parte alta dell’abside maggiore si possono notare tracce di alcuni piccoli semicapitelli figurati.
Il campanile, forse nato come struttura difensiva, è collegato alla chiesa ma rappresenta un elemento a se stante.

A pochi metri dalla pieve, in direzione nord, sorge oggi il Centro Didattico di Sorano, sede di un’area attrezzata per esercitazioni di scavo, lezioni didattiche di archeologia, conferenze e convegni.

[Fonte: turismoinlunigiana.it ]

Museo Etnografico Villafranca Lunigiana

La società, la cultura, gli usi, i costumi, le credenze, le tradizioni delle popolazioni lunigianesi sono qui raccolte, gelosamente conservate e disponibili per essere osservate, studiate, o semplicemente ammirate dai visitatori che vogliono scoprire i segreti di un territorio unico nel suo genere in Italia