webmapp map

Dettagli Percorso

Lunghezza

79.4km

Difficoltà

T

Durata

22h 15min

Dislivello +

3151m

Dislivello -

3005m

Quota di partenza

353m

Quota di arrivo

499m

Quota minima

123m

Quota massima

875m

Parcheggio Consigliato Castelnuovo Garfagnana

Parcheggio libero presso Supermercato Simply, oppure a pagamento per frazioni di ora lungo Via Vittorio Emanuele oppure Piazzale Marionetti

Parcheggio Verrucole

Varie possibilità di parcheggio oltre a quello dello spazio designato. In giornate ordinarie si può parcheggiare presso la Chiesa di San Lorenzo.

La Fortezza si può raggiungere esclusivamente a piedi , con un percorso in salita di pochi minuti (molto panoramico sulla valle)

Parcheggio Fosdinovo

Se si proviene dalla Lunigiana, e si viaggia in auto, si può cercare un posto ancora più vicino verso le porte del Castello lungo la stradina che sale alla porta. Altrimenti, lasciare l’auto presso l’area attrezzata camper, molto comoda (c’è anche un distributore benzina) e proseguire a piedi verso l’ingresso al paese, in 3 minuti sarete alla porta.

Casa Museo Giovanni Pascoli

La villa di campagna dei Cardosi-Carrara, situata ai Caproni di Castelvecchio, nei pressi di Barga è la sistemazione che Giovanni Pascoli scelse come residenza nel 1895. In questo luogo il Poeta trascorse gli anni più tranquilli della sua esistenza, dal 1895 al 1912, l’anno della sua morte e dove videro la luce opere come Myricae (1903), i Primi Poemetti (1897), i Canti di Castelvecchio (1903), i Poemi Conviviali (1904), ovvero le opere innovative della poesia del Pascoli.

Nella Casa Museo potrete scoprire gli arredi e la disposizione degli spazi identici a quelli che aveva al momento della morte del Poeta. Dopo la morte del Poeta l’edificio è stato dichiarato monumento nazionale e di particolare interesse pubblico l’area che comprende la casa. L’archivio conserva circa 76.000 carte e la biblioteca circa 12.000 volumi. Una visita da non mancare per chi si reca in quel di Barga.

Tra i Canti di Castelvecchio composti in questa casa c’è anche la famosa lirica “La cavalla storna”.

Museo-Casa “G. Pascoli”
Castelvecchio Pascoli – Barga
Telefono 0583.766147
Orario di apertura: 1 ottobre – 31 marzo (martedì dalle ore 14-17.15 e dal mercoledì alla domenica 9.30-13 e 14.30-17.15); 1 aprile – 30 settembre (martedì 15.30-18.45 e dal mercoledì alla domenica 10.30-13 e 15-18.45)
Chiuso tutti i lunedì e martedì mattina.

 

[Testo ed informazioni da www.barga.it ]

Castello Malaspina di Fosdinovo

Il castello di Fosdinovo è stato residenza principale del marchese, reggitore dell’omonimo feudo, appartenente ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo. La costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084. Innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, nel 1340 venne ufficialmente ceduta dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, morto nel 1352.[1] Egli creò così il marchesato di Fosdinovo risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I, scomparso nel 1367,[2] in seguito ingrandirà e abbellirà. Nella parte finale del Quattrocento fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina. Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”.

Il castello di Fosdinovo si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino). Protetta, nei tempi trascorsi, da un ponte levatoio, la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale. Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Pallavicini, donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto.[3] Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio.

 

Museo:

Il castello ospita al suo interno un percorso museale che attraversa l’intera struttura dell’edificio dalle prigioni alle torri panoramiche.

La visita guidata, di circa un’ora, consente di approfondire gli aspetti relativi all’architettura e alla storia del castello e dalla famiglia Malaspina.

Di particolare interesse i saloni dipinti da Gaetano Bianchi, la stanza di Dante Alighieri, le collezioni di monete, ceramiche, armi, attrezzi di uso quotidiano e strumenti di tortura. Per i più curiosi, inoltre, è prevista nel giro anche la sosta alla leggendaria stanza del fantasma.

Collezione di arte contemporanea: nel periodo estivo è possibile percorrere il castello alla ricerca di lavori di arte contemporanea lasciati dagli artisti invitati in Residenza.

Lo spazio museale è stato pensato in modo tale da offrire agli spettatori un percorso interdisciplinare piacevolmente fruibile da tutte le fasce d’età. Su prenotazione, inoltre, è possibile organizzare i laboratori per le scuole oppure  visite gestite da storici e archeologi medievisti.

 

VISITE:

l museo è aperto al pubblico per visite guidate, su prenotazione è possibile visitarlo in gruppi anche al di fuori degli orari previsti.

Si organizzano visite guidate in lingua (francese e inglese), rievocazioni medievali nonché letture dantesche.

Ogni venerdì alle 22.00 è possibile prenotare visita in notturna a lume di candela alla ricerca del fantasma.

Le giornate al castello per i gruppi possono essere accompagnate da pranzi, cene o merende predisponendo per i più piccoli laboratori medievali con animatori in costume.

 

Fortezza delle Verrucole

La Fortezza delle Verrucole, fondata dalla famiglia Gherardinghi sopra un precedente insediamento umano, risale a un periodo compreso tra X e XIII secolo. I Gherardinghi costruirono una prima rocca e un palazzo pubblico per tenere sotto controllo il territorio. Le mire espansionistiche di Lucca verso nord diedero però a questi luoghi innumerevoli battaglie nel XII e XIII secolo. Probabilmente il momento più difficile fu alla fine del XII secolo quando la famiglia Gherardinghi entrò nell’alleanza fra Pisa e i feudatari della Garfagnana e della Versilia contro la repubblica di Lucca, la quale reagì nel 1170 con una campagna militare di notevoli dimensioni. Questa comprese anche l’assedio alla “Verucola gherardenga”, antico nome dell’attuale Fortezza delle Verrucole.

Negli anni successivi i feudatari di Verrucole riuscirono a strappare ora al Sacro Romano Impero ora al Papa promesse d’indipendenza e autonomia,promesse che si concretizzano nella stesura di uno statuto comunale datato 1271. Nel 1296, la Fortezza passò nelle mani dei lucchesi che la affidarono alla consorteria dei Guidiccioni. Terminata l’epopea del condottiero lucchese Castruccio Castracani, la Fortezza perse importanza come presidio lucchese cosicché nel 1328 Spinetta Malaspina, marchese ghibellino e condottiero di ventura, se ne poté impadronire e la tenne fino al 1345. La Fortezza delle Verrucole fu quindi abbandonata fino all’arrivo della dinastia estense. Nel 1429 una parte della Garfagnana passò infatti sotto il dominio della famiglia d’Este di Ferrara. La Fortezza nelle sue fattezze attuali risale perciò probabilmente a due periodi estensi: l’epoca del marchese Leonello (circa 1450) e di Alfonso II (circa 1564). Fu in questo periodo che venne restaurata e trasformata in una cittadella costituita da due rocche, una quadrata e una circolare, governata da due distinti castellani. Tra il 1522 e il 1525 il poeta Ludovico Ariosto ebbe la carica di commissario della Garfagnana e si occupò di riorganizzare i presidi militari, tra cui Verrucole. Nella seconda metà del XVI secolo il duca Alfonso I d’Este invitò l’architetto Marc’Antonio Pasi ad adeguare la Fortezza alle nuove esigenze belliche. Venne così costruita l’attuale rocca poligonale e i bastioni. Alla metà del ‘700 la Fortezza perse la sua originaria funzione strategico-militare. Le sue strutture vennero comunque mantenute in efficienza da ingegneri ducali. Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, sotto la dominazione francese, il presidio delle Verrucole fu messo all’asta, ma rimase invenduto. L’intero complesso fu venduto a privati nel 1866. Nel 1986 il Comune di San Romano in Garfagnana ha acquistato la Fortezza avviandone il restauro, terminato nel 2012. Come in ogni edificio plurisecolare, leggende di magie e fantasmi abbondano, forse perché nei secoli il forte fu anche sede di prigione. Dalle cronache storiche diventate poi leggenda emerge il seicentesco capitano Francesco Accorsini, comandante della Fortezza, condannato dall’Inquisizione di Modena per pratiche di magia e stregoneria.

[testi da fortezzaverrucolearcheopark.it]

Rocca ariostesca

Risalente all’XI secolo, deve il suo nome al fatto di aver ospitato dal 1552 al 1525 il poeta Ludovico Ariosto, che ricopriva in questo periodo l’incarico di governatore della provincia estense di Garfagnana.
Architettonicamente si presenta con la forma caratteristica delle costruzioni medioevali: piccole torri agli angoli ed una quadrata al centro che aveva la funzione anche di prigione.
Nel corso del XIII secolo la struttura della rocca venne modificata e in particolare durante il periodo di dominazione lucchese subì numerosi cambiamenti tra i quali ricordiamo l’allargamento dell’intera cinta muraria urbana, operato da Castruccio Castracani degli Antelminelli, e la realizzazione dell’imponente torre posta al centro della Rocca, impreziosita dall’orologio civico, grazie a Paolo Guinigi.
Nel 1675 fu costruita la terrazza che guarda sulla piazza in corrispondenza dell’arco monumentale di accesso al centro cittadino.
In seguito ai danni arrecati durante la seconda guerra mondiale, la rocca fu restaurata e modificata nella struttura. Attualmente è sede di eventi culturali e ospita il Museo archeologico, nel quale si possono trovare testimonianze dei periodi preistorico, liguro-apuano ed etrusco in Garfagnana.

Vecchio Mulino

Il locale è presidio Slow Food e sorge nei basamenti del soprastante duomo. I menù proposti offrono una sintesi dei prodotti della  zona: il farro, il pane, la pasta, i formaggi, i prosciutti, gli insaccati e una vasta gamma di confetture di frutta e di bevande.

Fortezza Monte Alfonso

Fu costruita per volontà di Alfonso II d’Este tra il 1579 e il 1586, su progetto di Marc’Antonio Pasi, per difendere Castelnuovo Garfagnana e il territorio estense dalla Repubblica di Lucca. Furono gli stessi garfagnini a contribuire, con la somma ingente di 30.000 scudi, alla realizzazione.

Il complesso – con una cinta muraria di 1150metri, 7 baluardi e due porte – aveva al suo interno abitazioni: degli esemplari cinquecenteschi rimangono la casa del capitano, l’alloggio delle truppe, il pozzo in pietra e il baluardo della casamatta. Lo stemma estense campeggia ancora sulla porta principale.

Secondo una leggenda popolare, la Fortezza sarebbe collegata attraverso una galleria sotterranea alla Rocca Ariostesca di Castelnuovo, un passaggio segreto che, in caso di assedio del paese, avrebbe permesso ai cittadini di rifugiarsi all’interno delle mura.

Dopo aver ospitato le carceri nel XVI secolo, divenne nel ‘900 residenza estiva della famiglia italo – scozzese dei Bechelli, che trasformò uno degli edifici in un moderno villino Liberty.