Dettagli Percorso
Lunghezza
60.9km
Difficoltà
T
Durata
19h 30min
Dislivello +
3644m
Dislivello -
4010m
Quota di partenza
722m
Quota di arrivo
356m
Quota minima
188m
Quota massima
1127m
Parcheggio Levigliani
Parcheggio Levigliani

Biglietteria Antro Corchia
La visita deve essere prenotata e si raccomanda presentarsi alla biglietteria almeno 15 minuti prima della partenza navetta dal piazzale del paese
Il parcheggio può essere fatto in loco, o dalla parte opposta al paese (appena entrati sulla destra, ampio parcheggio- vedi note apposite)
Biglietteria Antro Corchia

La visita deve essere prenotata e si raccomanda presentarsi alla biglietteria almeno 15 minuti prima della partenza navetta dal piazzale del paese
Il parcheggio può essere fatto in loco, o dalla parte opposta al paese (appena entrati sulla destra, ampio parcheggio- vedi note apposite)
+39 0584 778405
info@corchiapark.it
Parcheggio Barga
Parcheggio Barga

Casa Cordati
Luogo panoramico con vista sulla valle del Serchio e Alpi Apuane
ospiti in un affascinante palazzo del 600 nel centro storico di Barga
Tre camere con angolo colazione e bagno privato, due o più posti letto, un appartamento completo di cucina
Il nome è del pittore Bruno Cordati, la cui mostra potrete visitare durante il vostro soggiorno, ospitata all’interno delle sale del palazzo.
Casa Cordati è a pochi metri dai due parcheggi del centro storico
Casa Cordati

Luogo panoramico con vista sulla valle del Serchio e Alpi Apuane
ospiti in un affascinante palazzo del 600 nel centro storico di Barga
Tre camere con angolo colazione e bagno privato, due o più posti letto, un appartamento completo di cucina
Il nome è del pittore Bruno Cordati, la cui mostra potrete visitare durante il vostro soggiorno, ospitata all’interno delle sale del palazzo.
Casa Cordati è a pochi metri dai due parcheggi del centro storico
Punto panoramico Passo Croce
Eccezionale punto panoramico sulla Riviera Apuana e contemporaneamente sul cuore delle Apuane centrali da cui spiccano i rilievi affilati dei monti Tambura, Sumbra, Fiocca ed in lontananza Pizzod’Uccello, Pisanino, Cavallo e Sagro
Punto panoramico Passo Croce

Eccezionale punto panoramico sulla Riviera Apuana e contemporaneamente sul cuore delle Apuane centrali da cui spiccano i rilievi affilati dei monti Tambura, Sumbra, Fiocca ed in lontananza Pizzod’Uccello, Pisanino, Cavallo e Sagro
Isola Santa
Si tratta di un piccolo paese ormai disabitato, che sorgeva lungo la valle della Turrite Secca a circa 550 m s.l.m.
Fu probabilmente fondato originariamente come ospizio nell’alto medioevo, sulla strada che collegava la Garfagnana alla Versilia. Alcuni scavi condotti dall’Università di Pisa tra il 1976 e il 1977 hanno permesso il ritrovamento di importanti dati archeologici, che testimoniano la presenza di un insediamento all’aperto occupato per molto tempo da gruppi della fase finale del Paleolitico e poi del Mesolitico, che più volte si accamparono in questo luogo .
Questo borgo, fu sacrificato e sommerso come altre zone apuane nel dopo guerra (1949-1950) creando lo sbarramento di acque correnti e costruire bacini artificiali per la produzione di energia elettrica. Il sacrificio fu in parte dovuto al massiccio spopolamento che tutta la montagna aveva già subito in quell’epoca. I pochi abitanti rimasti furono spostati in un nuovo insediamento, poco più a monte sulla strada verso Capanne di Careggine chiamato Isola Santa Ater ( lo vedrete percorrendo la strada che porta a La Ceragetta)
Risultato è che qui si è formato un nuovo paesaggio, con parte del paese sommerso, e parte che si trova oggi sulle sponde di questo invaso artificiale dalle acque cristalline e riflessi verdi.
Spicca l’antica chiesa dedicata a San Jacopo, citata nel 1260 e ormai sconsacrata.
Ad oggi sono state ristrutturate alcune case ad uso residenza estiva, mentre sorgono anche un bar e servizi di ristoro. Una breve passeggiata sulle sponde del lago è possibile sul lato Nord, fino ad ammirare la risorgenza de “La Pollaccia”.
E’ altresì possibile scendere sulla diga ( accesso lungo la strada direzione Castelnuovo Garfagnana) ed ammirare il cospicuo salto (circa 40m) creato come dislivello dallo sbarramento. Da qui inoltre si accede ai sentieri che proseguono irti verso Col di Favilla, Mosceta e Puntato
Isola Santa

Si tratta di un piccolo paese ormai disabitato, che sorgeva lungo la valle della Turrite Secca a circa 550 m s.l.m.
Fu probabilmente fondato originariamente come ospizio nell’alto medioevo, sulla strada che collegava la Garfagnana alla Versilia. Alcuni scavi condotti dall’Università di Pisa tra il 1976 e il 1977 hanno permesso il ritrovamento di importanti dati archeologici, che testimoniano la presenza di un insediamento all’aperto occupato per molto tempo da gruppi della fase finale del Paleolitico e poi del Mesolitico, che più volte si accamparono in questo luogo .
Questo borgo, fu sacrificato e sommerso come altre zone apuane nel dopo guerra (1949-1950) creando lo sbarramento di acque correnti e costruire bacini artificiali per la produzione di energia elettrica. Il sacrificio fu in parte dovuto al massiccio spopolamento che tutta la montagna aveva già subito in quell’epoca. I pochi abitanti rimasti furono spostati in un nuovo insediamento, poco più a monte sulla strada verso Capanne di Careggine chiamato Isola Santa Ater ( lo vedrete percorrendo la strada che porta a La Ceragetta)
Risultato è che qui si è formato un nuovo paesaggio, con parte del paese sommerso, e parte che si trova oggi sulle sponde di questo invaso artificiale dalle acque cristalline e riflessi verdi.
Spicca l’antica chiesa dedicata a San Jacopo, citata nel 1260 e ormai sconsacrata.
Ad oggi sono state ristrutturate alcune case ad uso residenza estiva, mentre sorgono anche un bar e servizi di ristoro. Una breve passeggiata sulle sponde del lago è possibile sul lato Nord, fino ad ammirare la risorgenza de “La Pollaccia”.
E’ altresì possibile scendere sulla diga ( accesso lungo la strada direzione Castelnuovo Garfagnana) ed ammirare il cospicuo salto (circa 40m) creato come dislivello dallo sbarramento. Da qui inoltre si accede ai sentieri che proseguono irti verso Col di Favilla, Mosceta e Puntato
Cava Henraux Tre Fiumi
L’area di Tre Fiumi è un’aspra e selvaggia conca a circa 750 metri di quota interessata da cave e ravaneti, in particolare dalla spettacolare cava, ormai abbandonata, denominata “le Tagliate”, che porta ancora il cartello Henraux all’ingresso. La tipologia della cava è un raro esempio di cantiere estrattivo con una cortina di roccia attraversata da un grande taglio a filo elicoidale. Nell’area sono ancora preservati alcuni gli edifici di servizio dell’attività di escavazione del marmo. La zona di Tre Fiumi è stata sede del terminal di carico dei blocchi e misure dei marmi della ferroviaria marmifera dell’Alta Versilia, attiva dal 1923 al 1947 e “poggio caricatore” di molte delle cave della società Anonima S.Henraux nell’area di Arni. La località deve il nome alla confluenza di tre rami fluviali del Canale del Freddone e della Tùrrite Secca.
Cava Henraux Tre Fiumi

L’area di Tre Fiumi è un’aspra e selvaggia conca a circa 750 metri di quota interessata da cave e ravaneti, in particolare dalla spettacolare cava, ormai abbandonata, denominata “le Tagliate”, che porta ancora il cartello Henraux all’ingresso. La tipologia della cava è un raro esempio di cantiere estrattivo con una cortina di roccia attraversata da un grande taglio a filo elicoidale. Nell’area sono ancora preservati alcuni gli edifici di servizio dell’attività di escavazione del marmo. La zona di Tre Fiumi è stata sede del terminal di carico dei blocchi e misure dei marmi della ferroviaria marmifera dell’Alta Versilia, attiva dal 1923 al 1947 e “poggio caricatore” di molte delle cave della società Anonima S.Henraux nell’area di Arni. La località deve il nome alla confluenza di tre rami fluviali del Canale del Freddone e della Tùrrite Secca.
Marmitte dei Giganti
Accesso al fosso Anguillaja: parcheggiato l’automezzo a margine della strada provinciale di Val d’Arni (687 m di quota), che conduce verso Castelnuovo Garfagnana, ci si incammina a piedi lungo una vecchia carrareccia, che si apre sulla sinistra e discende verso la Tùrrite Secca. Dopo 250 m si raggiunge il corso d’acqua che, di regola, si presenta completamente secco, poiché caratterizzato da una circolazione subalvea. Dopo aver percorso il fondo arido in direzione nord, mentre l’asta fluviale disegna un meandro incassato, si incontra subito la confluenza da sinistra del fosso Anguillaja (650 m di quota), in gran parte modificata dai vecchi tagli e dai residui abbandonati di una cava di marmo. L’attività estrattiva ha pure cancellato le prime ‘marmitte’ che esistevano nella parte più bassa dello stesso fosso, sagomando artificialmente il suo fondo e le sue pareti laterali.
L’Anguillaja è un corso d’acqua intermittente a regime temporaneo, in occasione di piogge consistenti, che presenta alcune notevoli ‘marmitte’, descritte per la prima volta da Masini (1929). A quel tempo, gli ultimi 300 m del fosso discendente dal M. Sumbra, mostravano ben 13 grandi cavità a paiolo. Il loro numero si è poi ridotto per le distruzioni prodotte anni fa dalla cava dismessa del suo tratto inferiore. Le ‘marmitte’ superstiti, oggi tutelate dal Parco Regionale, sono facilmente osservabili proseguendo il breve itinerario lungo l’Anguillaja. La risalita del fosso è relativamente facile all’inizio e, il primo salto morfologico, viene superato grazie ad una piccola scala in ferro. Si giunge così alla successione spettacolare di tre ‘marmitte’ di proporzioni rilevanti, completamente scavate nel marmo (vedi foto a lato).
Più oltre, il percorso richiede pratica nell’uso della corda doppia e nell’arrampicata d’aderenza su roccia.
Morfogenesi: le ‘marmitte dei giganti’ devono spesso la loro origine all’azione abrasiva di ciottoli ruotanti. Lo sviluppo richiede più condizioni coincidenti, tra cui il movimento vorticoso della corrente fluviale e un substrato roccioso coerente ed omogeneo, come il marmo del M. Sumbra.
A questo modello sembrano riferirsi anche le ‘marmitte’ dell’Anguillaja e del Fatonero, come dimostrerebbero i segni dell’erosione meccanica sui bordi interni della grande cavità a paiolo raffigurata a lato.
Tuttavia, alcuni Autori hanno ipotizzato una genesi di queste ‘marmitte’ in regime forzato, attraverso cunicoli subglaciali che dovevano trovarsi nel versante meridionale del Sumbra e del Fiocca, in corrispondenza di ghiacciai o nevai perenni formatisi durante l’ultima glaciazione.
Per altri, la dissoluzione chimica (carsismo superficiale) può aver preparato inizialmente le cavità, su cui l’azione idrodinamica ha poi avuto ragione prevalente o esclusiva (Federici et alii, 1981).
Un sguardo al fosso Fatonero, al Fiocca e al Sumbra
Dalla strada provinciale di Val d’Arni, 700 m più a monte dell’Anguillaja, è facilmente individuabile il fosso Fatonero, di cui si possono osservare gli ultimi 400-500 m di tratto, discendenti dal M. Fiocca. Le ‘marmitte’ sono state numerate in modo decrescente al risalire del fosso: in tutto sono 21 e di dimensioni analoghe a quelle del fosso gemello. Anch’esse sono scavate nel Marmo.
Nel risalire il M. Fiocca, dal fosso Fatonero, s’incontrano, in successione, Marmi, Calcari selciferi, Diaspri, Calcari selciferi ad Entrochi, Scisti sericitici e Pseudomacigno, con diverse ripetizioni dovute a pieghe minori. Si segnala anche la presenza di tre minuscole klippe di Calcare cavernoso. Il M. Sumbra invece, è costituito prevalentemente da Marmi e Calcari Selciferi. I versanti meridionali di questi due rilievi sono caratterizzati soprattutto da forme di modellamento carsico e glaciale. I solchi arrotondati della parete sud del Sumbra sono legati a processi crionivali, dovuti a nevai perenni o a piccole masse effimere di ghiaccio.
Marmitte dei Giganti

Accesso al fosso Anguillaja: parcheggiato l’automezzo a margine della strada provinciale di Val d’Arni (687 m di quota), che conduce verso Castelnuovo Garfagnana, ci si incammina a piedi lungo una vecchia carrareccia, che si apre sulla sinistra e discende verso la Tùrrite Secca. Dopo 250 m si raggiunge il corso d’acqua che, di regola, si presenta completamente secco, poiché caratterizzato da una circolazione subalvea. Dopo aver percorso il fondo arido in direzione nord, mentre l’asta fluviale disegna un meandro incassato, si incontra subito la confluenza da sinistra del fosso Anguillaja (650 m di quota), in gran parte modificata dai vecchi tagli e dai residui abbandonati di una cava di marmo. L’attività estrattiva ha pure cancellato le prime ‘marmitte’ che esistevano nella parte più bassa dello stesso fosso, sagomando artificialmente il suo fondo e le sue pareti laterali.
L’Anguillaja è un corso d’acqua intermittente a regime temporaneo, in occasione di piogge consistenti, che presenta alcune notevoli ‘marmitte’, descritte per la prima volta da Masini (1929). A quel tempo, gli ultimi 300 m del fosso discendente dal M. Sumbra, mostravano ben 13 grandi cavità a paiolo. Il loro numero si è poi ridotto per le distruzioni prodotte anni fa dalla cava dismessa del suo tratto inferiore. Le ‘marmitte’ superstiti, oggi tutelate dal Parco Regionale, sono facilmente osservabili proseguendo il breve itinerario lungo l’Anguillaja. La risalita del fosso è relativamente facile all’inizio e, il primo salto morfologico, viene superato grazie ad una piccola scala in ferro. Si giunge così alla successione spettacolare di tre ‘marmitte’ di proporzioni rilevanti, completamente scavate nel marmo (vedi foto a lato).
Più oltre, il percorso richiede pratica nell’uso della corda doppia e nell’arrampicata d’aderenza su roccia.
Morfogenesi: le ‘marmitte dei giganti’ devono spesso la loro origine all’azione abrasiva di ciottoli ruotanti. Lo sviluppo richiede più condizioni coincidenti, tra cui il movimento vorticoso della corrente fluviale e un substrato roccioso coerente ed omogeneo, come il marmo del M. Sumbra.
A questo modello sembrano riferirsi anche le ‘marmitte’ dell’Anguillaja e del Fatonero, come dimostrerebbero i segni dell’erosione meccanica sui bordi interni della grande cavità a paiolo raffigurata a lato.
Tuttavia, alcuni Autori hanno ipotizzato una genesi di queste ‘marmitte’ in regime forzato, attraverso cunicoli subglaciali che dovevano trovarsi nel versante meridionale del Sumbra e del Fiocca, in corrispondenza di ghiacciai o nevai perenni formatisi durante l’ultima glaciazione.
Per altri, la dissoluzione chimica (carsismo superficiale) può aver preparato inizialmente le cavità, su cui l’azione idrodinamica ha poi avuto ragione prevalente o esclusiva (Federici et alii, 1981).
Un sguardo al fosso Fatonero, al Fiocca e al Sumbra
Dalla strada provinciale di Val d’Arni, 700 m più a monte dell’Anguillaja, è facilmente individuabile il fosso Fatonero, di cui si possono osservare gli ultimi 400-500 m di tratto, discendenti dal M. Fiocca. Le ‘marmitte’ sono state numerate in modo decrescente al risalire del fosso: in tutto sono 21 e di dimensioni analoghe a quelle del fosso gemello. Anch’esse sono scavate nel Marmo.
Nel risalire il M. Fiocca, dal fosso Fatonero, s’incontrano, in successione, Marmi, Calcari selciferi, Diaspri, Calcari selciferi ad Entrochi, Scisti sericitici e Pseudomacigno, con diverse ripetizioni dovute a pieghe minori. Si segnala anche la presenza di tre minuscole klippe di Calcare cavernoso. Il M. Sumbra invece, è costituito prevalentemente da Marmi e Calcari Selciferi. I versanti meridionali di questi due rilievi sono caratterizzati soprattutto da forme di modellamento carsico e glaciale. I solchi arrotondati della parete sud del Sumbra sono legati a processi crionivali, dovuti a nevai perenni o a piccole masse effimere di ghiaccio.
Cave Monte Altissimo- Cervaiole
Il versante sud-occidentale della montagna è caratterizzato da un’imponente parete subverticale di oltre 700 m di altezza che lo rendono maestoso e ben individuabile da tutta la costa della Versilia, alla quale è piuttosto vicino. Il suoi versante nord-orientale è assai meno dirupato ed è localmente coperto da faggete.
La montagna è rinomata per i pregiati marmi cavati principlamente in località Le Cervaiole di proprietà della società Henraux s.r.l.. La sequenza dei marmi di Monte Altissimo è costituita da una parte basale formata da marmo bianco e grigio alternati in banchi regolari con spessore ridotto di 0,8-1,20 metri , seguita da una parte intermedia formata da banchi ben stratificati di marmi bianchi e statuari con limitati marmi di colore grigio. Nella parte più alta della sequenza il marmo assume un aspetto più massiccio ed i banchi non sono più facilmente definibili. Il marmo statuario, tipico della parte intermedia della “sequenza” è sempre ben individuato da un livello di muscovite dello spessore 0,5-2 cm, che sembra costituire un “ marker” sedimentario, presente sia sul versante meridionale che settentrionale della struttura.
Lungo i versanti della montagna si possono visitare le trincee della “Linea gotica”, costruita dai tedeschi nella seconda guerra mondiale ed anche antiche “lizze”, cioè strade per far scivolare i grandi blocchi di marmo a valle.
Cave Monte Altissimo- Cervaiole

Il versante sud-occidentale della montagna è caratterizzato da un’imponente parete subverticale di oltre 700 m di altezza che lo rendono maestoso e ben individuabile da tutta la costa della Versilia, alla quale è piuttosto vicino. Il suoi versante nord-orientale è assai meno dirupato ed è localmente coperto da faggete.
La montagna è rinomata per i pregiati marmi cavati principlamente in località Le Cervaiole di proprietà della società Henraux s.r.l.. La sequenza dei marmi di Monte Altissimo è costituita da una parte basale formata da marmo bianco e grigio alternati in banchi regolari con spessore ridotto di 0,8-1,20 metri , seguita da una parte intermedia formata da banchi ben stratificati di marmi bianchi e statuari con limitati marmi di colore grigio. Nella parte più alta della sequenza il marmo assume un aspetto più massiccio ed i banchi non sono più facilmente definibili. Il marmo statuario, tipico della parte intermedia della “sequenza” è sempre ben individuato da un livello di muscovite dello spessore 0,5-2 cm, che sembra costituire un “ marker” sedimentario, presente sia sul versante meridionale che settentrionale della struttura.
Lungo i versanti della montagna si possono visitare le trincee della “Linea gotica”, costruita dai tedeschi nella seconda guerra mondiale ed anche antiche “lizze”, cioè strade per far scivolare i grandi blocchi di marmo a valle.