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Dettagli Percorso

Lunghezza

19.4km

Difficoltà

MC (passaggi BC)

Durata

6h 00min

Dislivello +

979m

Dislivello -

980m

Quota di partenza

281m

Quota di arrivo

279m

Quota minima

275m

Quota massima

790m

Eglio

E’ un paese antichissimo, ricordato in un documento dell ‘ 884, costruito sul crinale di un monte, il quale ha, nel versante opposto, un orrido strapiombo di 470 metri e uno sviluppo orizzontale di oltre 700.
Si sa che, intorno al Mille, il nucleo principale, cioè il castello di Sassi-sopra, cui si erano arroccate intorno le abitazioni dei servi della gleba, apparteneva alla famiglia dei nobili Porcaresi. Esso dominava su tutto il territorio che dalla Pania degrada fino al Serchio e comprendeva anche i paesi di Verni, Valico e Trassilico.
Dispersi i Porcaresi, forse più per le mutate condizioni economiche dei feudatari in genere che per fatti di guerra veri e propri, il “Comune di Sassi” (tale è indicato nei documenti) entrò a far parte (con Gallicano, Molazzana, Montaltissimo e Calomini) dei territori della “Gran Matelda” (Matilde di Canossa). Il documento, redatto e sigillato a “Villa Foxana “ (oggi: Fosciana) porta la data del 10 luglio 1105. Appena entrata in possesso legale delle nuove terre, la “Gran Contessa” fece riparare ed ampliare la vecchia chiesa di “San Frigdiano in Saxo ”.
L’anno 1385 il paese fu occupato dalle truppe di Bernabò Visconti e dei figli di Castruccio Antelminelli; furono prese “severe misure di sicurezza e – come scrive lo storico Sercambi – “fu ordinata la distruzione della Rocca, nido costante di turbolenti ed irrequieti abitatori”.
Nel 1393 essa però, era già stata ricostruita ed il vescovo di Lucca la passò in feudo ai nobili di Dalli.
Il 24 luglio 1451, con altri nove paesi, Sassi si diede al Marchese Borso d’Este, che ne formò la vicaria delle Terre Nuove.
Il 28 luglio 1524 Sassi ebbe l’onore di ospitare Ludovico Ariosto, che nella sua veste di Governatore della Garfagnana era salito da Castelnuovo a dorso di mulo, accompagnato da un “conducente, un segretario, duo balestrieri, onde far visita a quella Rocca”, la quale- scrisse- “in luogo molto più forte ed orrido delle Verrucole.”
Il Poeta avrebbe voluto che fosse rimessa in buono stato, nominato un castellano e vi avrebbe messo a guardia un certo numero di armigeri. Ma il Duca non voleva saper di spese in Garfagnana, né tanto meno a Sassi, così la regalò, coi territori annessi, ad un sassese, certo Iacopo da Mariano, “per averla il padre di lui difesa con rara intrepidezza, contro i Lucchesi “ e tanto fedelmente “che ne morse”.
Una clausola importante nel documento di cessione è questa: “a patto che, necessitando, possano li vicini là dentro rifugiarsi con le sostanze loro, bestie comprese”. E questo fa supporre che i vari alloggiamenti fossero ancora in buono stato.
Ma “li vicini “, invece, preferirono costruirsi le loro abitazioni un po’ più in basso, dove il terreno era più fertile, l’acqua più abbondante.
E così nacque Sassi, quello “di sotto”, che è l’attuale.
E’ convinzione che la chiesa di San Frediano in Sassi possedesse, in passato, ornamenti, pitture e arredi di notevole pregio.
I setaioli lucchesi (i Bonvisi, i Talenti, i Cenami) che nei secoli XII e XIII fornirono i loro drappi alle cattedrali e ai nobili di mezza Europa, tesserono anche manti, stole e pianete per varie chiese della Val di Serchio e, certamente, anche per questa, legata al nome della “Gran Contessa” e dedicata ad un vescovo lucchese.
Alcuni, dunque, di questi arredi sono rimasti (una croce astile in argento sbalzato, del ‘400, con numerose figure sacre; una pianeta (forse dello stesso secolo, tessuta in seta ,filigranata in oro), ma altri sono andati irrimediabilmente perduti.
Nella seconda metà del secolo XV era operaio un certo Battista Bartolomei (“ operaius ecclesiae Sancti Frigdiani”) il quale, com’è detto in un contratto del notaio Ser Lucenzio Migliori, il 28 dicembre 1814, dava incarico a Matteo Civitali di scolpire un tabernacolo in marmo di Carrara, “pulcrum et compositum et ornatum”(bello , ben fatto e ornato), da collocarsi (chiaramente detto) nella chiesa “de Sassi in Gharfagniana”. Compenso pattuito:otto ducati d’oro.
Oggi quel tabernacolo non c’è più, in nessuna delle chiese del paese, né in quella di Sassi-sopra, né in quella di S.Rocco, né in quella che sovrasta gli antichi casolari di Granciglia.
L’anno 1827 fu aperta al culto la nuova chiesa parrocchiale anch’essa è dedicata a S. Frediano. Vi furono trasportati gli ornamenti, gli altari , i quadri di quella vecchia, ma il tabernacolo del grande Civitali, o andò perduto nella rimozione, o già fin da quel tempo era scomparso.

Sassi

Sassi di Sopra, appare abbarbicato su uno sperone roccioso dove spiccano la Chiesa rinascimentale e il campanile, costruiti su uno strapiombo di alcune centinaia di metri. Da lì, è possibile ammirare una buona parte della Garfagnana e della Valle del Serchio.
Un poco fuori dal paese, prima di raggiungere località Granciglia (o Grancia), si trova una piccola chiesa molto caratteristica, chiamata “Madonna della neve”, da cui si gode un altro ottimo panorama.
All’interno del paese, troviamo anche un antico lavatoio, utilizzato ancora da alcune donne del paese per lavare panni e lenzuola.

Bagni Termali Torrite (ruderi)

Nel 1580 Alfonso II, duca d’Este, dalla Fortezza di Mont’Alfonso scende a visitare gli antichi bagni ed ordina alcuni lavori di manutenzione che vengono poi ripetuti circa 100 anni dopo ad opera della popolazione di Castelnuovo e nel 1707 una visita del naturalista garfagnino Antonio Vallisneri esalta le terme e le proprietà dell’acqua.
Nel secondo dopo guerra iniziano i lavori per la grande galleria di scarico della centrale Enel di Torrite e in questa occasione viene rintracciata l’acqua termale che però viene abbandonata all’interno della galleria stessa.
Negli anni Ottanta, l’amministrazione decide di eseguire analisi approfondite sulle acque e nel 1982 una ricerca idrogeologica indica l’area del bagno come una zona nella quale è possibile reperire acque sia per la rete idropotabile sia le acque termali.

Nei primi anni duemila infine, l’archeologo Paolo Notini rinviene, all’interno della grotta dei bagni, le pareti laterali di una grande vasca murata in cocciopesto, un materiale assai usato dagli antichi Romani. Lo stesso archeologo ha fatto rilevare che questa scoperta non può essere considerata la prova che siano stati proprio i Romani a costruire i bagni di Torrite: in diversi paesi si è continuato e si continua ancora a utilizzare il cocciopesto in lavori idraulici di vario genere. Sembra comunque certo che le acque termali di Bagni di Lucca e di Equi Terme, paesi posti a non molta distanza dal nostro, fossero già conosciute ed utilizzate ai tempi di Roma repubblicana”.
Afferma:
“Alcuni studiosi vedono nel termalismo uno stimolo della viabilità. Già i Romani, nel tracciare le loro strade, tenevano presente la possibilità di usufruire di sorgenti termali. E certo riposare le stanche membra in una vasca di tiepida acqua, poteva rappresentare un sollievo straordinario per un viaggiatore dell’antichità! Secondo costoro si può quindi pensare che l’esistenza di acque termali in vari luoghi della valle del Serchio (Bagni di Lucca, Gallicano, Pieve Fosciana e Torrite) abbia facilitato i traffici di mercanti e pellegrini lungo la strade che dalla Lombardia portavano a Lucca”.

(testo tratto da interviste ad Andrea Giannasi)