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Dettagli Percorso

Lunghezza

19.7km

Difficoltà

BC

Durata

6h 15min

Dislivello +

1115m

Dislivello -

1114m

Quota di partenza

36m

Quota di arrivo

36m

Quota minima

12m

Quota massima

492m

Certosa di Calci

Fu per decisione dell’arcivescovo di Pisa Francesco Moricotti che il 30 maggio del 1366 venne fondata la Certosa, nella Val Graziosa di Calci.

Il convento assunse in seguito un’importanza anche politica, in particolare dopo l’annessione dell’antico monastero benedettino dell’isola di Gorgona, avvenuta nel 1425. Nella seconda metà del XV secolo, artisti fiorentini si stabilirono a Pisa per assolvere a lavori dell’Opera del Duomo. Ma è soprattutto tra Seicento e Settecento che vengono compiuti i lavori più importanti.

Si accede al complesso attraverso un vestibolo seicentesco, coronato dalla statua di San Bruno, il fondatore dell’Ordine dei Certosini; a destra si apre la cappella di Sebastiano, in origine riservata alle donne, e a sinistra la foresteria delle donne, attuale biglietteria.

L’ampia corte d’onore longitudinale introduce al santuario. Di fronte all’ingresso è il prospetto barocco della chiesa, impostata su un podio con scalinata a doppia rampa, opera dell’architetto Nicola Stassi: da notare, sulla sommità, la statua della Vergine in gloria.

L’interno, risalente al XVII secolo, è costituito da un’unica aula lungo le cui pareti sono addossati gli stalli lignei destinati ai monaci; una parete intarsiata a marmi policromi separa la zona destinata ai conversi. Sullo scorcio del Seicento inizia la decorazione pittorica parietale con le Storie del Vecchio Testamento, dei bolognesi Antonio e Giuseppe Rolli; gli affreschi della cupola sono del lucchese Stefano Cassiani, autore anche delle pitture ai lati, dietro l’altare e tra le finestre.

L’altare maggiore fu realizzato su disegno di Giovan Francesco Bergamini e terminato nel 1686 dal figlio Alessandro; vi si trova una tela di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano, con San Bruno che offre la Certosa di Pisa alla Madonna, del 1681.

Dalla chiesa si accede alla sagrestia circondata da grandi armadi a muro, alla cappella delle Reliquie e alle varie cappelle, in cui ogni monaco celebrava la messa privata quotidiana; nella cappella di San Ranieri si conserva il dipinto settecentesco del pisano Giovan Battista Tempesti, con San Ranieri, patrono di Pisa; nella cappella di San Bruno troviamo una tela raffigurante il santo, di Jacopo Vignali; la cappella della Vergine del Rosario fu invece affrescata da Giuseppe Maria Terreni alla fine del Settecento.

Tra gli ambienti più interessanti del monastero, la Foresteria Granducale, così detta perché riservata ai sovrani di Toscana, con pregevoli stucchi del Somazzi e affreschi a figure allegoriche di Pietro Giarrè. Il refettorio attuale è il risultato della trasformazione del primitivo ambiente trecentesco: tra le testimonianze più antiche, l’affresco con l’Ultima Cena, di Bernardino Poccetti (1597), mentre il resto delle decorazioni parietali, compiute nel 1773, si deve a Pietro Giarrè. Sul seicentesco chiostro grande, con al centro la monumentale fontana ottagona, si aprono le celle dei monaci, ciascuna concepita come unità abitativa composta da più stanze.

Tra i numerosi ambienti del monastero ricordiamo l’appartamento del Priore, la ricca Biblioteca, l’Archivio storico e la farmacia. Nella foresteria è stata allestita la Quadreria del convento, che ospita numerosi e pregevoli dipinti, tra cui la collezione della famiglia Borghini di Calci.

L’ala ovest della Certosa ospita il Museo di storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa.

Verruca (fortezza)

Storia

La struttura della rocca aveva un’importanza cruciale per la Repubblica Pisana, perennemente in guerra con Firenze. Il castello era il nucleo di un sistema di fortificazioni sparse sul territorio circostante tra cui possiamo elencare i castelli di Caprona, Vicopisano e Buti. Le comunicazioni tra questi avamposti e la rocca, così come quelle tra la rocca e la città di Pisa, avvenivano con lenzuola, stendardi, fumo, fuochi o colpi di artiglieria attraverso un codice che permetteva di informare repentinamente sui movimenti delle truppe nemiche in avvicinamento. In caso di scarsa visibilità il segnale veniva passato attraverso le varie torri dislocate sui monti pisani: la Torre dello Spuntone, il castellare di Asciano, il castello di Agnano ed il castello di San Giuliano.

Teatro di cruente battaglie tra Pisani e Fiorentini, fu ripetutamente roccaforte dei primi quando ormai la città era caduta in mano al nemico. Il sito era già occupato da una fortificazione dal 780, ma la rocca vera e propria fu costruita solo nel XIII secolo, ed è sopravvissuta come struttura militare attiva fino alla definitiva caduta di Pisa nel 1503. Le ultime strutture ad esser costruite, in vista dell’ultimo decisivo scontro con i Fiorentini, furono le quattro torri angolari, due orientali di grossa dimensione e due occidentali più piccole, con feritoie e balestriere.

Nel 1509, tuttavia, la fortezza fu ristrutturata da Antonio da Sangallo a cui vengono attribuiti i due bastioni poligonali e da Luca del Caprina, della bottega del Francione, a cui viene attribuita la grossa torre cilindrica su uno spigolo del perimetro. La fortezza fu in seguito dismessa venendo a mancare la sua posizione di frontiera e quindi la sua utilità difensiva.
La Rocca della Verruca come appariva in un dipinto del 1875 del pittore Károly Markó il Giovane.

Nei primi anni del Novecento venne avviato un progetto per la realizzazione di una croce monumentale, in risposta all’iniziativa di papa Leone XIII di porre il simbolo della cristianità sulle cime più alte d’Italia. La prima pietra venne posata dall’Arcivescovo di Pisa Maffi nel 1904, ma i lavori non proseguirono per il blocco imposto dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, decisa a preservare l’aspetto dell’antica fortezza.

La sera dell’8 settembre 2009 il fianco nord-occidentale del monte è stato interessato da un violento incendio di origine dolosa, estesosi dalla zona di Nicosia di Calci fino a raggiungere Crespignano e Caprona, in basso, e il Lombardone, vicino alla sommità. Il fuoco ha distrutto circa 120 ettari di foresta, lasciando una ferita nel panorama dei Monti Pisani, visibile a chilometri di distanza. Il comune di Calci e la Provincia di Pisa, visti anche gli scarsi finanziamenti da parte della Regione Toscana, hanno deciso di non intervenire con piani di rimboschimento, asserendo che sarà la natura a fare il proprio corso e favorendo quindi la crescita di una vegetazione di tipo mediterraneo, costituita da piccoli arbusti e non più da boschi di leccio o querce.

Dal novembre 2009 la Compagnia di Calci (associazione nata nel 2004 a tutela del territorio e dell’ambiente della Valgraziosa) ha ottenuto, in comodato d’uso dal proprietario dottor Costantino Conforti, la parte della rocca che si trova nel territorio del Comune di Calci. I volontari dell’Associazione si impegnano costantemente in opere di pulizia e messa in sicurezza allo scopo di salvaguardare la Verruca dallo stato di abbandono e al fine di rendere visibili ai numerosi visitatori le parti che la vegetazione col tempo aveva coperto. La vegetazione circostante le mura, composta da lecci, edera, rovi e altri arbusti, sta seriamente minacciando la solidità delle loro fondamenta a causa dell’azione delle radici.

Nel settembre 2018 un violentissimo incendio che ha devastato la parte sud-orientale del Monte Pisano, ha colpito anche la Rocca della Verruca distruggendo praticamente tutta la vegetazione presente

 

Architettura

La struttura in pietra e laterizi sorge su uno sperone roccioso ed è stata ricostruita e ampliata in vari momenti della storia della Repubblica Pisana; tali lavori sono stati eseguiti spesso con urgenza in periodo di guerra, senza una pianificazione accurata. I bastioni e le fondamenta, che si aggrappano direttamente alla roccia sottostante, sono ancora saldi, ma le sovrastrutture sono crollate quasi interamente; restano quasi intatte alcune sale sotterranee e la cappella centrale, che conserva le quattro mura.
Ingresso della Rocca

La pianta del complesso è pentagonale, con i due lati orientali spesso considerati come uno solo molto convesso. Solo quattro angoli risultano fortificati: i due rivolti a nord e nord-est da torrioni rotondi, quello a nord-ovest da un bastione con punta poligonale e quello di sud-ovest con uno spalto lievemente pronunciato.

L’unico ingresso è posto sul lato orientale e vi si accede tramite una breve ma ripida scalinata scavata nella roccia[9]. Una volta varcata la porta, attualmente danneggiata, il paesaggio si apre sulla piazza d’armi al cui centro si ergono i resti di una chiesa. Nel terreno si notano diverse aperture, alcune provviste di scalini e conducenti a stanze sotterranee, altre di forma quadrata poste al centro del soffitto delle stesse camere. Tra la vegetazione è possibile scorgere anche l’apertura di una grande cisterna quadrilatera, con la volta a botte, oggi riempita di detriti e in passato probabilmente utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana.

La chiesa, a pianta rettangolare, conserva le possenti mura di grossi blocchi di pietra verrucana, su cui si aprono due porte, sui lati maggiori, e due finestre strombate, sul fianco destro. L’osservatore attento può notare due distinte qualità di pietra nel perimetro: grossi blocchi fino ai due metri d’altezza, filarotti di una cava diversa superiormente. Questi ultimi provengono probabilmente dalla “Buca delle Fate”, una cava di verrucano che ha fornito il materiale anche per la costruzione della chiesa del monastero di San Michele Arcangelo, poco distante dalla rocca. Nulla rimane invece del tetto e del pavimento, forse semplicemente ricoperto dal prato.

Alle spalle dei ruderi si innalzano alcuni grossi massi che in passato costituivano il sostegno del mastio, di cui rimane solo un muro e che probabilmente si estendeva fino al muro meridionale. Ancor oggi il punto più alto della rocca (e del monte), la torre che vi si ergeva venne probabilmente smantellata con l’avvento della polvere da sparo, in modo da non costituire facile bersaglio per le bordate nemiche e, quindi, un pericolo per gli assediati in caso di crollo.

La maggior parte del piano interno della rocca è oggi ricoperto di terra ed erba, ma conserva ancora la sua caratteristica pendenza verso est. Il muraglione sud è perciò la parte più alta del perimetro e sulla sua faccia interna sono ancora visibili alcune delle mensole di pietra che fungevano da sostegno per i camminamenti interni.

Il torrione di sud-est è fornito di due mine accessibili tramite una scaletta di pietra e dotate di bocche di fuoco utilizzate per sorvegliare la muraglia meridionale e quella orientale con l’ingresso. Anche il bastione di sud-ovest ha una mina, rivolta a ponente, non rialzata e oggi priva della cornice di pietra, rimossa negli anni settanta. Nei pressi di tale bastione è presente un’altra bocca di fuoco per sorvegliare ulteriormente il muraglione sud.

Il bastione di nord-ovest presenta un ampio locale interno, dotato di volte interrate sotto cumuli di detriti. Forse qui si trovava l’ingresso del passaggio segreto che conduceva all’esterno della struttura, una sorta di uscita di servizio o di emergenza. Tale struttura ha probabilmente alimentato la diceria riguardo al fantomatico tunnel sotterraneo che avrebbe messo in comunicazione Pisa con la Verruca.

Al torrione di nord-est, ben conservato, si accede tramite una scala in pietra. Al suo interno troviamo una stanza piuttosto grande con due bocche di fuoco che avevano il compito di sorvegliare le muraglie settentrionale e orientale. Dalla stessa scala parte uno stretto cunicolo che termina con una bocca di fuoco collocata a metà del muraglione est.

[testo tratto da wikipedia.it]

 

 

Terra e Aroma

Di fronte alla Certosa trovi colazioni, spuntini, piatti freddi e caldi, merende, aperitivi e packed-lunch per picnic.

Ampio utilizzo di verdure, tassativamente stagionali. Prodotti buoni per piatti semplici, ma ricchi di sapore.Menu che segue una precisa regola: in ogni pietanza una nostra verdura, e un’erba aromatica coltivata nella nostra terra.

Cooperativa agrituristica San Bernardo

Punto Ristoro, ospitato nella struttura del Podere San Bernardo,  a disposizione sia degli ospiti dell’Azienda Agrituristica, sia di quelli di passaggio. Ideale per degustare l’ottima cucina tipica locale, con piatti composti secondo le ricette della tradizione contadina, conditi col nostro Olio Extra Vergine ed innaffiati dal buon vino toscano.

Prende il nome dalla omonima Pieve romanica del Xi Sec. che oggi fa parte della proprietà