Dettagli Percorso

Difficoltà

Mc

Cucina dello Scompiglio

Simpatico angolo della campagna lucchese ad un passo dalle “Parole d’Oro” dell’Acquedotto monumentale del Nottolini.

Le proposte della Cucina Dello Scompiglio prendono vita dalle materie prime, provenienti quando possibile dalla parte agricola e dall’orto biologico della Tenuta. Verdure e frutta di stagione, appartenenti per lo più a varietà locali, fiori spontanei, erbe “dimenticate” vengono ogni giorno selezionate ed esaltate nelle loro caratteristiche organolettiche dall’uso di metodi di cottura e tecniche di lavorazione sia antiche, sia supportate dall’utilizzo di tecnologie e soluzioni contemporanee. L’elaborazione delle materie prime avviene nel rispetto della storia legata all’impiego di ciascun ingrediente. La cultura gastronomica locale genera in questo modo esiti inaspettati, ma allo stesso tempo connessi alla tradizione. Questa attività di sperimentazione continua tocca anche l’ambito artistico e si esprime in particolare nella libera reinterpretazione di alcuni dei progetti portati avanti dalla Associazione Culturale Dello Scompiglio. Ciò dà vita a menù speciali degustabili in periodi limitati di tempo e allestimenti culinari legati a produzioni teatrali specifiche.

Agnano

Racchiuso in una stretta vallata del Monte Pisano, caratterizzata da acque sorgenti e da grotte, Agnano è un buon punto di partenza per qualche escursione Selfguided a piedi o in bici sul monte. Caratterizzato dalla sua chiesa romanica e dalla presenza di altri due grandi edifici (La Villa Tabarini e la Tabacchiera sulla strada del lungomonte) rimane dapprima circondato da uliveti (nel tratto in cui la valle è più ampia) che laciano mano a mano spazio alla lecceta e alla macchia mediterranea a livello superiore. La macchia è talvolta interrotta da aree di cosiddette “sassaie”

Asciano

L’origine del toponimo è data da un veterano romano chiamato Axianus al cui termine della guerra contro i Liguri fu assegnato il controllo del villaggio di Asciano.

La più antica testimonianza di presenza umana in questi luoghi si ha da un reperto di un bifacciale acheuleano che attesta la presenza umana ad Asciano dai 28 ai 14 000 anni fa. Altre frequentazioni preistoriche si posso trovare nella grotta Riparo della Romita dove vari resti stratificati datano che le attività dell’uomo si sono susseguite dal 5000 a.C. fino ai romani.

La dominazione etrusca interessò almeno dall’XI secolo a.C. i Monti Pisani e la bassa valle del Serchio. È ormai ampiamente superata la tesi che in queste zone fossero stanziati i Liguri, in quanto a sud delle Apuane sono numerose le testimonianze di cultura mediotirrenica nell’età del Bronzo e villanoviana nell’età del Ferro, espressioni della civiltà etrusca degli albori, mentre sono pressoché assenti i legami con l’area di Canegrate e Golasecca, presenti negli stessi periodi a partire dall’area effettivamente abitata dai Liguri (Versilia, media Valle del Serchio, Garfagnana e Lunigiana).

I romani raggiunsero questi luoghi nel 238 a.C., quando Pisa ospitò l’esercito degli alleati romani in guerra contro i Liguri. Il conflitto terminò nel 177 a.C. con la costruzione di Luni. Dopo la fine della guerra alcuni veterani ottennero territori ai piedi dei Monti Pisani chiamandoli con il loro nome: Axianus prese l’attuale territorio di Asciano.
Alto Medioevo

Da allora non ci sono più notizie di Asciano fino al 975 d.C., anno in cui una pergamena della Primaziale Pisana cita la presenza di un castello a protezione della Repubblica Pisana. Questo castello, detto Castelvecchio successivamente alla costruzione di quello nuovo, era posto alle pendici del Monte Costia, l’attuale Casa Pian di Asciano. Il castello era posto a sorveglianza della via Piemonte, importante perché era la principale via di attraversamento dei monti per raggiungere Lucca. Il 18 giugno 1168 i lucchesi, con l’aiuto di Genova, invasero molti territori ai piedi dei monti, incluso Asciano, dove non trovarono molta resistenza. Dopo che anche il castello di Agnano andò in mano ai lucchesi per il tradimento del Capitano Tancredi Visconti, la Repubblica di Pisa si decise a riprendersi entrambi i castelli progettando un ingegnoso assedio. Essi infatti assediarono sia il castello di Agnano che quello di Corvara, quest’ultimo molto caro ai lucchesi. I lucchesi quindi restituirono il castello di Asciano e quello di Agnano ai pisani e la guerra cessò. Dopo questi fatti Asciano visse un lungo periodo di prosperità fino al 1269 quando i lucchesi, forti di una alleanza con Firenze, tentarono nuovamente di attaccare Pisa occupando Asciano, dove per spregio coniarono le loro monete. Il 2 settembre 1275 i lucchesi fecero un’altra incursione, ma con armi più evolute come la bombarda e il falconetto, ottenendo molti prigionieri ghibellini. In quegli anni la flotta pisana fu sconfitta dai genovesi nella battaglia della Meloria del 1284.

Negli anni a seguire i lucchesi ripresero più volte il controllo del castello, facendovi appendere alcuni grandi specchi sulla torre maggiore con la scritta: «specchiatevi qui dentro, voi altre pisane». Dopo questo affronto nel 1313 Uguccione della Faggiola distrusse il contado lucchese arrivando più volte sotto le mura di Lucca. Indi propose un armistizio a Ripafratta chiedendo la restituzione dei castelli occupati, ma i lucchesi, per voce di Bonturo Dati, dichiararono che avrebbero restituito tutti i castelli tranne quello di Asciano, ricordando gli specchi affissi. A questa dichiarazione Banduccio Bonconti rispose che entro 8 giorni le donne pisane avrebbero avuto dozzine di specchi. Quindi Uguccione radunò 400 cavalieri e 10000 fanti che fece entrare nel territorio lucchese dal passo di San Giuliano Terme e da lì iniziarono a razziare tutti i paesi che incontravano fino ad arrivare sotto le mura lucchesi il 18 dicembre dello stesso anno. I lucchesi intanto si rivoltarono a Bonturo Dati che dovette andare in esilio e l’assedio finì. I pisani rientrarono in possesso di tutti i castelli allora occupati dei lucchesi, compreso quello di Asciano. Nel 1314 Uguccione fece demolire i castelli di Asciano, Pontasserchio, Avane, Castiglione e Molina di Quosa, perché ogni volta che venivano conquistati erano una forte preoccupazione per Pisa. Il castello di Asciano venne però ricostruito poco dopo in pianura in corrispondenza dell’incrocio dell’attuale via delle Sorgenti e via dei Condotti. Il nuovo castello respinse un attacco dell’Imperatore Carlo IV di Boemia, facendo oltre 40 prigionieri. Purtroppo venne parzialmente distrutto dai fiorentini all’inizio del XVI secolo quando usarono l’artiglieria per gli attacchi, e una volta conquistata Pisa non ebbero più alcun interesse a mantenerlo efficiente.

Intanto la popolazione si Asciano si era allargata e comprendeva molti nuclei abitativi seguendo la strada Lungomonte. Nel 1315, da un documento chiamato “Partito”, si evince che c’erano circa 200 abitanti; nel 1428 gli abitanti erano aumentati a circa 400. Dal censimento del 1846 gli abitanti erano a quota 1369. La campagna tuttavia era deserta a causa delle ripetute esondazioni dell’Arno e dello stato paludoso che tale area aveva assunto. Il ripopolamento venne favorito grazie alle politiche Medicee.

Asciano perse così importanza fino alla costruzione dell’Acquedotto Mediceo per portare l’acqua delle varie sorgenti della Valle delle Fonti fino all’interno delle mura di Pisa. La costruzione, iniziata del 1588 e terminata nel 1613, fu avviata da Cosimo I con la costruzione delle polle e della prima condotta forzata sotterranea; successivamente fu scelto di proseguire l’acquedotto con archi sopraelevati. Ad Asciano risiedeva il Fontaniere, il quale aveva il compito di regolare il flusso dell’acqua verso Pisa, garantendone la limpidezza

Chiesa Santa Maria della Spina

Di pianta rettangolare, è completamente rivestita di marmi policromi. L’esterno è caratterizzato da cuspidi, timpani, tabernacoli, insieme a complesse strutture scultoree come tarsie, rosoni e statue di maestri pisani del XIV secolo fra cui Giovanni Pisano, Lupo di Francesco, Andrea Pisano con i figli Nino e Tommaso, e Giovanni di Balduccio. Tutte le statue a tutto tondo che si vedono sono copie: dal 1996 gli originali sono raccolti in una sala e nei depositi del Museo nazionale di San Matteo.

Fattoria di Migliarino

Agriturismo che sorge adattando la vecchia Fattoria della Tenuta Salviati: grande proprietà privata di circa 3000 ettari compresa nel Parco Naturale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli.

La famiglia Salviati è entrata in possesso della Tenuta a partire dal XVI secolo. Storicamente i Salviati, sin dall’inizio del XV secolo, assunsero un ruolo importante nell’economia della Repubblica Fiorentina, svolgendo attività industriali, quali la produzione e la lavorazione della lana e della seta, commerciali e bancarie, tra cui l’apertura di vari Banchi non solo in Italia ma anche all’estero.

Sotto il profilo politico svolsero anche un ruolo di grande rilievo, rimanendo a capo della Repubblica Fiorentina, dove ebbero 21 Gonfalonieri e 61 Priori, e furono strettamente legati alla famiglia de’ Medici, con i quali contrassero 7 matrimoni.
Uno dei più rilevanti, fu quello contratto tra Lucrezia, figlia di Lorenzo Il Magnifico, e Jacopo Salviati, con l’obiettivo di riconciliare le due famiglie a seguito dell’uccisione in Piazza Signoria a Firenze, di Francesco Salviati, Arcivescovo di Pisa, che ebbe un ruolo determinante durante la Congiura dei Pazzi. I due si stabilirono a Roma insieme a Papa Leone X, prendendo dimora nel Palazzo Madama, attuale sede del Senato della Repubblica Italiana e sorse anche un ramo romano dei Salviati, di cui 4 furono nominati Cardinali mantenendo così ruoli importanti.
Alla fine del ‘700, la famiglia rischiò l’estinzione con il Cardinale Gregorio Salviati.
L’ultima discendente Anna Maria, sposò il Principe Marcantonio Borghese il cui nipote Scipione riprese il nome e il titolo di Duca Salviati, e dal quale discendono gli attuali membri della famiglia.

Nel corso dei secoli XVII e XVIII, nella Tenuta, da una parte veniva praticato l’allevamento di bovini, equini ed ovini allo stato brado su terreni non coltivati e spesso acquitrinosi e paludosi, dall’altra, si estendevano ampi boschi dove si producevano legname e carbone.

Migliarino subì una profonda trasformazione nel corso dell’ottocento per opera del Duca Scipione Salviati. Venne bonificata tutta la proprietà con opere grandiose di regimentazione delle acque e vennero costruite 30 case coloniche, due Fattorie, la Chiesa, la Scuola, grandi magazzini e la Villa. Tuttavia, una delle opere più importanti fu la trasformazione di più di 2000 ettari di bosco in un Parco con prevalenza di pinus pinea, querce, lecci e nelle parti umide sequoie (taxodium disticum) che oggi superano anche i 20/30 metri di altezza.

La ristrutturazione dei casolari, dai cui sono stati ricavati appartamenti e camere, è iniziata nel 1992 ad opera di Martino e Giovanna Salviati. Questi ultimi hanno voluto ricreare un ambiente in cui sentirsi a casa e rilassarsi immersi nel verde. La conduzione della struttura è interamente familiare e continua con l’aiuto dei loro 4 figli, Ginevra, Lucrezia, Gherardo e Francesco, i quali, contribuiscono, con le proprie conoscenze ed esperienze, al grande lavoro creato dai loro genitori.

Eden Park Resort

Immerso nel verde e protetto dal Monte Pisano, L’Eden Park è una vera e propria oasi di pace in posizione strategica per visitare Pisa e Lucca, ma anche il resto dei dintorni (Calci, Vicopisano, Buti). L’Eden Park Resort si compone di 30 appartamenti elegantemente disposti a ventaglio al fianco della struttura principale che ospita il nostro Ufficio Ricevimento. Potrete gustare una deliziosa colazione con prodotti tipici Toscani o godere del relax offerto dalla piscina, ma anche trascorrere dei piacevoli momenti all’aria aperta nello splendido prato antistante gli appartamenti. Singolare la presenza di una vera e propria fornace del secolo scorso, ancora integra, che si erge a fianco del nostro Ufficio Ricevimento e ben visibile da ogni sistemazione.

L’Eden Park è anche un perfetto punto d’appoggio per i soggiorni finalizzati alla visita del territorio pisano e lucchese

Monte Pisano Store

Lavoriamo insieme per creare un ambiente attraente per i residenti e i turisti.
La rete facilita e sostiene le attività delle piccole imprese che ne fanno parte, valorizza le capacità dei suoi componenti, propone ospitalità, servizi e prodotti di un intero territorio.

Fratelli Urbani Società Agricola

Piccolo agriturismo a conduzione familiare posto sulle prime dolci colline del Monte Pisano versante lucchese.

Produce vini naturali, organizza degustazioni ed offre una casa vacanze immersa nel verde a contatto delle vigne dove potrete rilassarvi degustando del buon vino.

Piazza dei Miracoli

A differenza di altre città, il Duomo non sorge nel mezzo del centro storico, ma in una zona decentrata, più precisamente l’angolo nord-ovest. Tale scelta deriva sia dall’espansione della vecchia città altomedioevale, molto più piccola e quindi come segno di potere, sia perché vicino all’arcivescovado e costruito sopra una precedente chiesa sempre intitolata a Santa Maria. Il mantenimento, insieme a quello del complesso monumentale, è affidato fin dai tempi della sua costruzione all’Opera della Primaziale Pisana. I monumenti della piazza secondo alcuni sono disposti secondo lo schema della Bilancia zodiacale di cui la Torre è il fulcro

La piazza è pedonalizzata ed è ricoperta da un grande prato. Assunse l’aspetto definitivo solo nel XIX secolo, soprattutto ad opera dell’architetto Alessandro Gherardesca, che demolì alcune costruzioni preesistenti, innalzò la nuova residenza capitolare (abbattuta nel 1863) e si interessò al restauro dei celebri monumenti.
Le edificazioni nella piazza non nascono nel medioevo. Sappiamo infatti che fu utilizzata già dal periodo etrusco e sicuramente in quello romano[3]. Infatti l’Ozzeri scorreva a ridosso della parte nord, mentre ad est si trovava un porto fluviale. L’intera area era un declivio verso, appunto, l’area portuale. Di epoca romana sono state ritrovate le fondamenta e parti di mosaico pavimentale di due domus nell’area tra la Cattedrale e il Campo Santo.[3] Successivamente la piazza si trasforma dall’uso civile a quello sacro, probabilmente con la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la contrazione della civitas. È forse in questo periodo che il terreno viene approssimativamente appianato. Al periodo longobardo risalgono numerose sepolture su tutto il piazzale.

In epoca altomedioevale fu edificata una chiesa, intorno al X secolo, che si suppone fosse intitolata a Santa Maria. Tale chiesa era dotata di un battistero a sé stante. Recenti scavi archeologici hanno mostrato come tale chiesa effettivamente sia esistita, ma mai completata. Un edificio di forma ottagonale le cui fondamenta si conservano all’interno del chiostro del Campo Santo, che era ritenuto essere il battistero di questa prima cattedrale è stato invece fatto risalire al XIV secolo e quindi facente parte del Campo Santo stesso in una delle sue differenti fasi di costruzione.

La piazza per come la conosciamo inizia ad avere forma nel 1063 (1064 secondo il calendario in stile pisano vigente all’epoca) quando viene fondato il nuovo duomo della città intitolato a Santa Maria Maggiore. Tale opera fu finanziata grazie all’impresa militare pisana in Sicilia, ai danni dei musulmani, guidata da Giovanni Orlandi appartenente alla famiglia Orlandi. All’epoca la zona rimaneva al di fuori delle mura per le quali era previsto un ampliamento realizzato poi nel 1156 dal console Cocco Griffi. Tre anni prima delle mura inizia anche la costruzione del nuovo Battistero, stavolta posto di fronte alla chiesa e con un diametro pari alla larghezza della facciata del duomo. La porta d’accesso delle mura è la Porta del Leone, che si configura come uno dei principali punti d’accesso alla città.

Tale porta è aperta nell’angolo nord ovest della piazza in una piccola area maggiormente fortificata e protetta da tre torri: Santa Maria, del Leone e di Catallo. Nel 1173 si inizia la costruzione del campanile. Verso la fine di questo secolo si inizia anche la costruzione della residenza dei canonici a sud del campanile, chiudendo così la piazza sul lato est. La piazza viene poi delimitata a sud dall’edificio dello Spedale Nuovo di Santo Spirito (occupato adesso dal museo delle sinopie) nel 1257 ed a nord, a ridosso delle mura, dal Campo Santo (1277).

La disposizione dei tre principali edifici, le loro relazioni spaziali, la particolare configurazione e volumetria del Battistero sono oggetto di studio interdisciplinare, fra architettura, geometria, teologia

Il volto della piazza cambia profondamente durante il dominio mediceo della città: la Porta del Leone viene chiusa per sempre e l’area davanti a tale accesso viene concessa alla comunità ebraica per il loro cimitero; viene aperta una nuova porta chiamata, per l’appunto, Porta Nuova sul lato ovest della piazza lungo la strada davanti all’ospedale. Quest’ultimo viene totalmente modificato in stile fiorentino, perdendo ogni connotazione gotica originale.

Durante tutto il periodo mediceo e lorenese furono edificati diversi edifici negli spazi liberi: venne costruito un altro edificio dei canonici a nord del campanile e quello a sud venne ampliato con la chiesa di San Ranierino e la casa dei Battezieri; il campanile stesso fu circondato da un muretto di collegamento tra i due edifici vicini; a ovest del Battistero vi era la casa dell’ortolano e il recinto del suo orto; sempre ad ovest, adiacente alle mura, c’era la Dogana, essa pure con il suo piccolo orto; a nord, tra il Campo Santo e la porta del Leone vi era la casa del becchino. Altri piccoli edifici sorgevano poi nell’area a sud della Cattedrale.

Dopo l’intervento di Alessandro Gherardesca, che contribuì alla formazione della piazza per come si presenta oggi, alla fine del XIX secolo si decise un ripristino alle presunte condizioni originali: pian piano vennero abbattuti tutti gli edifici sorti durante il dominio mediceo-lorenese dando così respiro alla piazza.
Le ultime modifiche che vi sono state apportate si hanno solo all’inizio del XX secolo durante l’epoca fascista con il monumento alla Lupa di Roma nel pratino a nord del campanile, i diciassette cipressi piantati lungo l’estremità est della piazza in memoria di altrettanti militanti fascisti deceduti e l’apertura di due portelli ai fianchi di Porta Nuova. La colonna che sorregge la lupa proveniva dalla vicina cisterna demolita nel secolo precedente.

Fra il 1912 e il 1952 la piazza fu interessata dalla presenza dei binari e di una fermata dedicata della rete tranviaria di Pisa: il cosiddetto “trammino”

Nel 2007 fu affidato, in conclusione ad una gara internazionale svoltasi in due fasi, a David Chipperfield il più importante progetto dei 19 contenuti all’interno del PIUSS, riguardante l’area adiacente dell’ospedale Santa Chiara . La realizzazione era prevista entro il 2015 ma a causa dei ritardi del trasferimento di tutte le funzioni dell’ospedale presente verso quello di Cisanello al 2018 non è ancora iniziato ancora alcun lavoro.

La disposizione dei monumenti, sebbene edificati in diverse epoche, non è casuale: essi fanno parte di uno stesso progetto che includeva fin dall’inizio la chiesa, il battistero e il campanile secondo uno schema ben preciso. Quale esso fosse è ancora oggetto di studi: alcuni ci ritrovano costellazioni (la Bilancia)[1], altri invece riferimenti alla latitudine e longitudine. Diversamente invece Campo Santo e Spedale di Santo Spirito che furono costruiti come “cornice” alla piazza per assolvere ad alcuni obblighi.

 

Il cuore del complesso è la Primaziale. Fondata nel 1063 e dedicata a Santa Maria Assunta, ma inizialmente nota come Santa Maria Maggiore, è una chiesa a cinque navate col transetto a tre navate: architettonicamente è composta da tre basiliche (corpo centrale e i due transetti). Non è consacrata come basilica (l’unica basilica di Pisa è San Piero a Grado). Essa è anche il Duomo di Pisa, essendone la chiesa principale e sede arcivescovile, quindi una Cattedrale. Nel caso particolare di Pisa, essendo stato conferito il titolo di Primate di Corsica e Sardegna all’arcivescovo Daiberto da Papa Urbano II nel 1092, il Duomo di Pisa è una Primaziale. Tale onorificenza rimane oggi soltanto formale.

Cominciata nel 1063 dall’architetto Buscheto, ha dato origine al distintivo stile Romanico pisano. La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici (importantissimo quello del catino absidale, eseguito da varie maestranze fra cui Cimabue) e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifone utilizzato come acroterio est del tetto. Gli archi a profilo acuto fanno riferimento ad influenze musulmane e del meridione d’Italia, soprattutto la seconda Abbazia di Montecassino.

Le porte sulla facciata in bronzo massiccio furono fuse da vari artisti riconducibili alla scuola di Fra Domenico Portigiani nel XVII secolo. Esse vengono a sostituire le originali porte distrutte dall’incendio che devastò gran parte dell’interno della chiesa nel 1595. L’unica porta originale salvatasi è la cosiddetta Porta di San Ranieri, situata di fronte al campanile: essa venne fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano.

L’interno è rivestito di marmi bianchi e neri, ha un soffitto a cassettoni dorati e alcuni affreschi. Fu ampiamente ridecorato dopo l’incendio del 1595, che distrusse la maggior parte delle opere medievali; furono aggiunti allora gli altari laterali e i grandi dipinti lungo le pareti delle navate laterali.

L’impressionante mosaico absidale del 1302, del Cristo in Maestà, affiancato dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista, generalmente attribuito a Cimabue (ma che fu autore solo del San Giovanni), sopravvisse comunque all’incendio. La cupola in legno strutturale, all’intersezione della navata e del transetto, dall’inusitato profilo ellittico, fu decorata da Riminaldi con l’Assunzione della Vergine. La leggenda vuole che Galileo abbia formulato la sua teoria sull’isocronismo del pendolo guardando l’oscillazione del lampadario per incenso che scendeva dal soffitto della navata. Il lampadario presente tutt’oggi, noto come Lampada di Galileo, non è quello che vide all’epoca lo scienziato, ma risale a qualche anno dopo. L’originale lampada, molto più piccola e semplice (e che quindi poteva oscillare col vento), è oggi presente nel Campo Santo all’interno della cappella Aulla. Le impressionanti colonne granitiche in stile corinzio fra la navata e l’abside provengono dalla moschea di Palermo, bottino della battaglia nella Cala dai Pisani nel 1063.

Il pergamo, capolavoro di Giovanni Pisano (1302-1310), sopravvissuto all’incendio, fu però smontato durante i lavori di restauro e non fu rimontato fino al 1926. Mostra nove scene del Nuovo Testamento, in formelle convesse, e si articola con grande libertà nello spazio, costituendo un progresso formale notevolissimo rispetto ai pergami di Siena e del Battistero di Pisa, opera di Nicola Pisano, padre di Giovanni. Non essendoci documentazione di come fosse il pergamo prima dello smantellamento, esso è stato ricostruito in una posizione diversa da quella originaria e, sicuramente, con le parti non nello stesso ordine e orientamento di come era stato pensato. È assai probabile che la sua posizione originaria fosse vicino l’altare maggiore, addossato al coro, anch’esso sparito durante le ristrutturazioni. Quest’ultimo si trovava nella zona sotto alla cupola e il cui pavimento, in mosaico cosmatesco si è conservato ai nostri giorni. Tale coro doveva assomigliare a quello della Basilica di San Clemente a Roma. Altri frammenti di pavimentazione cosmatesca si trovano sotto i marmi seicenteschi, nel particolare nella cappella della Madonna di Sotto gli Organi.

Parte integrante della Cattedrale erano i sarcofagi di epoca romana riutilizzati come sepolture di nobili ed eroi il primo, e più bello, dei quali era quello utilizzato per la sepoltura di Beatrice di Lotaringia madre di Matilde di Canossa, morta nel 1076. I sarcofagi furono tutti traslati tra il XVIII e il XIX secolo in Campo Santo con l’eccezione di quello di Buscheto, tuttora presente in facciata.

L’edificio, come la torre campanaria, è sprofondato percettibilmente nel suolo, e alcuni dissesti nella costruzione sono ben visibili, come le differenze di livello tra la navata di Buscheto e il prolungamento ad opera di Rainaldo (le campate verso ovest e la facciata).

Battistero

Il Battistero, dedicato a San Giovanni Battista, s’innalza di fronte alla facciata ovest del Duomo. L’edificio fu iniziato a metà del XII secolo: “1153 Mense Augusti fundata fuit haec…” (Nel mese di agosto 1153 fu fondata…). Sostituisce un precedente battistero, più piccolo, che si trovava a nord della Cattedrale. Fu costruito inizialmente in stile romanico da Diotisalvi e nella struttura originaria, voleva essere un misto tra l’Anastasis del Santo Sepolcro in Gerusalemme e la Moschea d’Omar, sempre in Gerusalemme e ritenuta all’epoca il Tempio di Salomone.

Presenta una curiosa cupola troncoconica, come quella della chiesa degli Ospitalieri a Pisa, che copre solo il giro interno di pilastri (la tecnica costruttiva per una cupola emisferica o poligonale di grandi dimensioni, come a Firenze, era quasi ignota): originariamente la parte superiore era aperta lasciando un osculo, ma a differenza del Pantheon, da cui entrava la pioggia per andare a riempire la fonte battesimale, qui era solo simbolico, dato che il fonte è privo di scarichi per l’acqua.

In epoca posteriore la cupola fu mascherata da un’altra calotta emisferica e l’osculo fu chiuso. Rimase incompiuto fino al XIV secolo, quando la loggia, il piano superiore e la cupola furono terminati in stile gotico da Nicola Pisano e il figlio Giovanni, modificando quindi il progetto di Diotisalvi. La struttura è fortemente simbolica, infatti al suo interno presenta: 12 colonne come il numero degli apostoli; una fonte battesimale a 8 lati, numero che indica il giorno non creato, posta su 3 scalini, a simbolo del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. È il più grande battistero in Italia: la sua circonferenza misura 107.25 m.

L’interno, sorprendentemente semplice e privo di decorazioni, ha inoltre una eccezionale acustica (è famoso in tutto il mondo l’eco che si forma e che ricorda il suono dell’organo). Spicca il pulpito, scolpito fra il 1255 e il 1260 da Nicola Pisano. Le scene sul pulpito e specialmente la figura dell’Ercole nudo e di Marina (nel bassorilievo con i 3 magi) mostrano bene come l’influsso classico rendesse Nicola un precursore del Rinascimento.

Campanile
Il campanile
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Torre di Pisa.

La Torre di Pisa è la più famosa torre pendente del mondo, nonché un monumento universalmente noto. Iniziata nel 1173, cominciò a inclinarsi sul lato prima che fosse completato il terzo ordine (1274), per via del suolo di limo sabbioso sul quale poggiano le fondazioni poco profonde, di solo tre metri. La costruzione continuò comunque fino al completamento nel 1350, quando fu ultimata la cella campanaria e vi furono poste le sette campane, essendo la torre il campanile della cattedrale. Sei degli otto piani sono circondati da una loggetta con archi a tutto sesto, che riprendono il motivo della facciata della cattedrale. L’altezza è di circa 56 metri (nella parte di contropendenza), la pendenza di circa cinque metri rispetto alla verticale nel punto più alto. In seguito ai restauri della fine del Novecento, che ne hanno assestato la pendenza, è stata riaperta al pubblico, seppure con un accesso limitato e controllato.

Non si conoscono con esattezza i vari architetti che hanno lavorato al campanile. Per anni era stato attribuita a Bonanno Pisano, negli stessi anni autore delle porte bronzee del Duomo, ma studi recenti confutano questa ipotesi e la attribuiscono piuttosto a Diotisalvi, già autore del Battistero. Pare altresì che la cella campanaria sia stata opera di Giovanni Pisano nelle vesti, stavolta, di capomastro dell’Opera.
Campo Santo
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Camposanto monumentale di Pisa.
Campo Santo

Il Campo Santo, noto anche come Camposanto monumentale o Camposanto vecchio, si trova al limite nord della Piazza. Si tratta essenzialmente di un cimitero cinto da mura. Si dice, secondo uno schema di leggenda di fondazione tipica di altri edifici simili in tutta Europa, che il Campo Santo sia nato intorno ad uno strato di terra portato dalla Terrasanta via nave dopo la Terza Crociata dall’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi nel XII secolo.

La sua struttura, iniziata nel 1278 da Giovanni di Simone, è quella di un chiostro oblungo in stile gotico fiorito, che però non fu completato fino al 1464, a causa della crisi provocata della sconfitta pisana nella battaglia della Meloria avvenuta nel 1284. Il muro esterno è composto di 43 archi ciechi con due porte.

I muri erano una volta affrescati: il primo affresco fu eseguito nel 1360, l’ultimo circa tre secoli più tardi. Le Storie dell’Antico testamento di Benozzo Gozzoli (XV secolo) si trovavano nella galleria nord, mentre quella sud era famosa per le Storie della Genesi di Piero di Puccio (fine del XV secolo). L’affresco più interessante è il realistico Trionfo della Morte, opera di Buonamico Buffalmacco.

Il 27 luglio 1944 una scheggia di bomba alleata provocò un inizio di incendio il quale, non potendo essere spento rapidamente a causa delle cisterne sotto vigilanza militare, fece scaturire un vero e proprio incendio che bruciò le travi in legno del tetto del Campo Santo il quale collassò arrecando ingenti danni alle opere custodite. Il piombo della copertura del tetto, fuso dal calore, danneggiò gli affreschi in modo gravissimo. Dal 1945 ad oggi sono ancora in corso lavori di restauro, che fra l’altro hanno portato al recupero delle preziose sinopie oggi esposte nel Museo delle Sinopie, situato nell’antico ospedale del XIII secolo a sud della piazza.
Altri edifici

Il complesso monumentale della piazza comprende altri tre edifici di particolare importanza.

L’ex-Spedale di Santo Spirito, edificato probabilmente sotto la direzione di Giovanni di Simone nel 1257 fu voluto da papa Alessandro. La struttura rettangolare fu creata per chiudere a sud la piazza. Pesantemente modificato negli anni, soprattutto durante il periodo di dominazione medicea, durante il quale vennero a perdersi le connotazioni gotiche, è arrivato fino a noi come parte dell’attuale ospedale di Santa Chiara. Alcune aree dell’antico ospedale sono state date in gestione a terzi: una parte per anni è stata utilizzata da un istituto di credito locale, mentre un’altra, quella centrale, fu restaurata e parzialmente ripristinata nella sua forma originale per accogliere il Museo delle sinopie (1979). Internamente sono ancora visibili le pareti dipinte a righe orizzontali bianche e nere, richiamando i marmi degli edifici sacri in romanico pisano, e le nicchie al pian terreno. La struttura superiore, che all’epoca dell’ospedale era in legno e serviva ai medici per assistere a distanza i malati di peste, chiaramente non esiste più. Del soffitto pre-restauri è rimasto solo un piccolo pezzo, il resto fu rifatto in stile moderno.

L’edificio che chiude la piazza ad est ha una storia molto complessa. Nato come residenza dei canonici del Duomo nel XII secolo conserva ben poco di questo periodo, essenzialmente una struttura a torre che oggi fa parte dell’angolo sud-est dell’edificio stesso e che reca nella sua pianta bassa delle volte affrescate con Gesù Cristo e i simboli degli evangelisti. Varie furono le modifiche e le espansioni fatte negli anni, tra le quali l’aggiunta della chiesetta di San Ranierino (poi demolita nel XIX secolo) e, nel XVII secolo, la trasformazione dell’edificio in seminario diocesano. Nel 1784, col trasferimento del seminario, il palazzo passò a mani private diventando un’accademia di belle arti. Nel 1887 infine l’edificio tornò ad una gestione religiosa divenendo un convento di suore di clausura. Infine, nel 1989, il palazzo fu acquistato dall’Opera del Duomo per trasformarlo definitivamente in museo, in modo da poter raccogliere le opere d’arte che fino ad allora erano custodite nei magazzini della fabbriceria.

L’ultimo edificio di interesse si trova nel lato nord-est lungo le mura, a continuazione del Campo Santo, e si tratta del Palazzo dell’Opera del Duomo. Tale edificio, anch’esso molto modificato nei secoli, conserva parti antiche unite a moderne. Con lo spostamento degli uffici amministrativi e del Capitolo della Primaziale, dal 2014 parte del primo piano è diventata visitabile e viene utilizzata per mostre temporanee. Nell’ingresso principale è possibile vedere una pianta del complesso datata 1917 assieme ad alcune foto d’epoca. Altre parti visitabili sono nella libreria e nella biglietteria dove risultano ancora visibili parti di affreschi o bozzetti sulle pareti e qualche bassorilievo, oltre alla struttura muraria originaria.

Torre di Caprona

Sullo sperone roccioso a monte del paese di Caprona spicca la “torre degli Upezzinghi“, copia ottocentesca della torre dell’antico castello esistente alla metà dell’XI secolo, citato da Dante (Inferno, XXI, 94-96) e smantellato da Firenze nel 1433. La torre chiamata comunemente “Torretta” si trova sulla sommità di uno sperone roccioso, in una posizione altamente suggestiva che domina le pendici del monte Pisano. Oggi è in completo stato di abbandono e necessiterebbe di un’opera di messa in sicurezza.

All’incrocio fra via del ponte e via Dante Alighieri si trova una lapide storica che recita:

XXI AGOSTO MDCCCXCII

TRENTACINQUE ANNI ADDIETRO FRANCESCO LUPERI CENTONI PROPUGNAVA E LEGALMENTE OTTENEVA CHE LE ACQUE PLUVIALI DI QUESTO ANTICO BORGO SOTTO L’ALVEO DEL TORRENTE ZAMBRA PASSANDO NEL SOTTOSTANTE FOSSO – VICINAJA – DEFLUISSERO MA DIFETTO DI LEGGI O EGOISMO DI POTENTI I NECESSARI LAVORI LUNGAMENTE IMPEDIRONO. PROGREDITI I TEMPI LE LEGGI E LE OPINIONI AJUTANDO PER LE ASSIDUE CURE DEL COMPAESANO ETTORE SIGHIERI AI PUBBLICI LAVORI MUNICIPALI PREPOSTO L’OPERA TANTO AGOGNATA NEL LUGLIO 1892 FINALMENTE COMPIEVASI.

LA POPOLAZIONE CAPRONESE RICONOSCENTE QUESTO MARMO PONEVA

La località è ricordata a partire dal 1024. Il castello di Caprona subì una sortita ad opera dei soldati fiorentini il 16 agosto del 1289, azione a cui partecipò anche il giovane Dante Alighieri, arruolato con altri quattrocento cavalieri nelle schiere di Nino Visconti. Il sommo poeta citerà la cittadina nel canto XXI dell’Inferno, vv. 94-96.

«così vid’io già temer li fanti
ch’uscivan patteggiati di Caprona,
veggendo se’ tra nemici cotanti.»

Il suddetto castello era collocato ai piedi dello sperone roccioso su cui sorgeva la torre di avvistamento, che permetteva la comunicazione con le strutture fortificate circostanti, cioè la Rocca della Verruca e le torri di Uliveto, per il controllo della stretta zona di terra posta fra il fiume Arno e la propaggine meridionale del Monte Pisano

L’estrazione di pietra dalle cave capronesi ha progressivamente trasformato il paesaggio della cittadina. Quando lo sperone roccioso era ancora sostanzialmente integro era possibile scorgere intorno alla torretta i resti del forte medievale. Fino agli anni cinquanta, inoltre, a qualche centinaio di metri a ovest dei suddetti ruderi erano visibili le mura di un palazzo la cui costruzione, voluta da Cosimo I, non venne mai portata a termine: l’edificio era popolarmente noto col nome di “Palazzaccio“.

Dal 1887 al 1953 Caprona era servita dalla tranvia a vapore che, percorrendo l’asse della via Fiorentina, collegava Pisa con Pontedera e, attraverso una diramazione in sede propria che si distaccava in località Navacchio, con Calci. Superato l’Arno con un tratto in sede stradale sul ponte di Zambra, la linea aveva a Caprona una vera e propria stazione dotata di un fascio di tre binari di cui uno a servizio del raccordo di 2 km che collegava tale località con la cava di pietra sita in località Uliveto. Quest’ultimo fu dismesso e smantellato nel 1941.

[ testo tratto da wikipedia.it ]

Pieve di S.Maria di Vicopisano

E’ la più antica e la principale delle chiese che si trovavano nelle immediate vicinanze di Vico, ed è l’unica ad essere stata costruita all’esterno delle mura, senza l’orientamento canonico con l’ingresso rivolto ad occidente. Infatti la facciata è rivolta verso una delle porte di ingresso del castello, Porta Maccioni, poi divenuta porta della Rocca. La chiesa è nominata per la prima volta nel 934, ma da questo documento si può capire che esisteva già da qualche tempo.
LA FACCIATA E L’ESTERNO
La costruzione attuale è del XII sec. ed è un esempio ben conservato di Chiesa romanico-pisana caratterizzato da una pianta basilicale con abside unica. La muratura è realizzata in pietra verrucana e la facciata è spartita in due ordini sovrapposti da una cornice orizzontale. Nella parte superiore, decorata da archetti pensili, si apre una bifora. La parte inferiore, dove si aprono tre portali, è arricchita da semicolonne che reggono arcatelle pensili: queste ultime sono sormontate da oculi e racchiudono rombi scolpiti con motivi geometrici e vegetali. In evidenza, alla sommità della lesena di sinistra, un bassorilievo in pietra, databile all’VIII-X secolo, rappresenta probabilmente un episodio evangelico.
La fiancata meridionale, in cui si apre un unico portalino, ha in alto quattro strette monofore, di cui una decorata con un motivo a tralci di vite con foglie. Sia il fianco che l’alzato della navata centrale hanno archetti pensili che racchiudono pietre scolpite e poggiano su peducci decorati con volti umani, figure di animali e motivi naturalistici eseguiti a rilievo. Da notare una serie di iscrizioni medioevali incise nella parte bassa della muratura che denunciano la presenza in antico di un cimitero intorno alla chiesa. La fiancata settentrionale risulta invece priva di decorazioni in quanto a questa si dovevano appoggiare le strutture del chiostro e della casa del pievano. Al XVIII secolo risalgono i prolungamenti delle navate laterali e il campanile.
L’INTERNO
L’interno è suddiviso in tre navate da dodici colonne granitiche con capitelli di varia foggia: quelli medioevali sono in pietra serena; il primo, il terzo e l’ultimo di sinistra sono in marmo scolpito a foglie d’acanto, gli ultimi due poggianti su colonne marmoree scanalate, e provengono da edifici di epoca romana. Due pilastri definiscono la vasta zona presbiteriale dove si trova l’altare maggiore, ricostruito agli inizi del Novecento riutilizzando antichi rilievi con motivi vegetali e zoomorfi, probabilmente appartenenti alla chiesa altomedievale.
LA DEPOSIZIONE DELLA CROCE (SEC. XIII) 
Nell’abside è collocato il maestoso gruppo ligneo della Deposizione, risalente al primo ventennio del Duecento e con evidenti assonanze con l’altra Deposizione presente in Provincia di Pisa, quella di Volterra. Esso costituisce uno dei rari esempi di questa tipologia di sacra rappresentazione, un tempo assai diffusa, l’unico di cui si conserva la quasi totalità delle figure originarie: di restauro sono soltanto le teste degli angeli, alcune parti del San Giovanni e il calice. Sono presenti inoltre tracce dell’antica policromia delle vesti. I personaggi raffigurati sono (da sinistra a destra): la Madonna dolente, Giovanni di Arimatea che raccoglie il corpo del Cristo, il Nicodemo che toglie i chiodi dai piedi e S. Giovanni con in mano il Vangelo. Oltre ad essere uno dei pochi esemplari rimasti è uno tra i più singolari, poiché la figura di Cristo è rappresentata in una maniera inconsueta, fortemente arcuata e nell’atto di cadere, prova che l’artista che realizzò tale opera aveva abbastanza autonomia da distaccarsi da quelli che erano i modelli
consueti, cioè il Cristo ancora inchiodato alla Croce, avvicinandosi a modelli più “gotici”, con una maggiore attenzione alla linea curva e sinuosa, che va a sostituire la linea retta e la rigidità tipica dell’arte romanica.
GLI AFFRESCHI (SEC. XIII)
Le massicce pareti in verrucano conservano frammenti di affreschi duecenteschi, recentemente restaurati. Rappresentano scene tratte dal Vangelo, e testimoniano l’usanza di illustrare le Storie Sacre, per farle meglio comprenderle ai fedeli più rozzi ed illetterat (Biblia Pauperum)i. Il ciclo inizia sulla parete della navata destra, dove si riconoscono le scene della Annunciazione, della Visitazione e della Natività; segue, probabilmente, l’episodio con Erode che ordina la strage degli innocenti. Al di sopra delle scene narrative vi sono motivi decorativi a girali e a riquadri alternati a scacchi; al di sotto, decorazioni a finto drappeggio. Sulla controfacciata, a sinistra sono rappresentate due scene sovrapposte: in alto è riconoscibile il Battesimo di Cristo, al di sotto San Giorgio, il drago e la principessa; a destra le tracce recuperate dal restauro non sono leggibili. Sulla parete della navata destra sono state restaurate due scene: una raffigura forse la Cattura di Cristo, l’altra la Pentecoste. L’intero ciclo terminava con la deposizione lignea che poneva fine alla vicenda terrena di Gesù. Il ciclo di affreschi venne coperto di intonaco tra il XVI e il XVII secolo, quando alle pareti furono addossati i grandi altari in pietra serena tuttora esistenti.
(da Viconet.it)

Bike Village

Situato ad Agnano (Pi) sulla strada che congiunge la Val Graziosa da Calci ai bagni termali di San Giuliano: il grande edificio bianco che fino a qualche decennio fa ospitava un’importante Tabaccaia, adesso è sede di questo HUB Ciclotristico.