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Dettagli Percorso

Lunghezza

29.7km

Difficoltà

Mc

Durata

6h 30min

Dislivello +

197m

Dislivello -

197m

Quota di partenza

15m

Quota di arrivo

16m

Quota minima

3m

Quota massima

45m

Lago della Gherardesca

L’area è situata nella parte occidentale del “padule”, ai piedi del monte Pisano, ha una superficie di circa 30 ettari e si trova all’interno di una zona di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, ove vige il divieto di caccia, mentre è esterna, ma contigua, al SIC B03 “Ex alveo del lago di Bientina”.

Lo specchio d’acqua confina a nord con un canale di bonifica ricco di vegetazione palustre; lungo il lato ovest alcune piante di salice sono utilizzate come roost da diverse specie di Ardeidi, in particolare aironi guardabuoi Bubulcus ibis. Lungo il lato est un filare di cipressi Cupressus sempervirens divide l’area dai campi circostanti.

A sud, alle pendici del monte Pisano, è presente un bosco termofilo con prevalenza di cerro Quercus cerris.

Dal punto di vista ornitologico l’area in questione, grazie ai frequenti allagamenti, risulta una delle più interessanti del “padule” del Bientina, in particolare nel periodo invernale, quando vi svernano numerose specie di uccelli acquatici, e all’inizio della primavera, per la consistente presenza di contingenti migratori.

In quest’area vivono circa 3.000 uccelli tra anatre, appartenenti anche a specie rare, svassi e folaghe. La zona ospita anche un ‘dormitorio’ di ardeidi e aironi, dove di sera si concentrano circa 300 tra aironi bianchi maggiori, garzette, aironi guardabuoi e cormorani. E’ quanto emerge dai censimenti degli uccelli delle aree umide coordinati e realizzati dal COT (Centro Ornitologico Toscano) per la Regione Toscana nell’ambito di un programma internazionale di monitoraggio degli uccelli acquatici (IWC – International Waterbird Census), nel gennaio 2012.

Frantoio Sociale Vicopisano

Prende nome dal ruscello (Rio Grifone ) che scorre a lato del frantoio e che fino al secolo scorso faceva girare le sue macine. Le olive, raccolte rigorosamente a mano, sono qui immesse nella modernissima linea di frangitura a freddo ( 26° ), dove si svolgono tutti i passaggi: pesatura; defoliazione; lavaggio; molitura; gramola; decanter “Leopard Pieralisi a 2 fasi”; centrifuga.
Qui si effettuano i controlli rigorosi e continui del livello di acidità, perossidi e polifenoli di ogni lotto: misure indispensabili per rilevare ogni possibile difetto nel prodotto finito. L’ olio extravergine di oliva, è poi filtrato e stoccato in conche di acciaio inox in ambiente protetto e mantenuto a temperatura costante di 18°, fino all’ imbottigliamento appena prima della commercializzazione.

La Veletta

Ristorante Pizzeria di campagna, nei pressi di laghetto per pesca sportiva, lungo il Canale della Serezza. Appena fuori dai centri di Vicopisano e Buti. Ottimo punto di appoggio per le attività cicloturistiche che transitano in zona. Aperti anche a pranzo

Acquedotto Nottolini

Secondo il progetto di Lorenzo Nottolini, l’acqua prelevata da circa 18 fonti purissime della Serra Vespaiata, del Rio San Quirico e del Rio della Valle, veniva convogliata nel Tempietto di Guamo, edificio a pianta circolare in stile neoclassico dorico. Da qui veniva ulteriormente depurata e resa limpida mediante il passaggio successivo da ghiaie e sassi, nonché l’attraversamento di molte buche e sbarrature utilizzate per depositare ulteriormente le impurità. La sorgente Serra Vespaiata viene chiamata “Alle parole d’oro” perché i contadini scambiarono per oro le lettere d’ottone che ricoprivano alcune scritture sull’acquedotto.

Le condotte si sviluppano per 3,2 chilometri su una struttura alta circa 12 metri e sostenuta da 460 archi in mattoni e muratura che sostengono, sulla sommità, due canali per le acque. Nottolini realizzò due diverse vie per l’acqua, a seconda della loro provenienza: le acque di sorgente furono inviate mediante una via privilegiata alle numerose fonti pubbliche e private di Lucca, mentre le acque di San Quirico e della Valle, andarono ad alimentare le fontane monumentali della città. Nottolini dunque destinò l’acqua diversamente a seconda della sua qualità, privilegiando le acque più pure per gli usi potabili.

Il tempietto-cisterna di San Concordio, alle porte di Lucca. Foto Alinari tra il 1876 e il 1881
Ogni diciassette archi Nottolini inserì un contrafforte sia per funzioni decorative che strutturali. Nel corso del Novecento, 6 archi sono stati abbattuti, interrompendo la linea dell’acquedotto in modo da consentire il passaggio della autostrada A11 tra i caselli di Lucca e Capannori.

Inizialmente l’acquedotto avrebbe dovuto portare le acque direttamente all’interno delle Mura di Lucca, ma Nottolini modificò il progetto iniziale eliminando le 46 arcate finali verso il Baluardo San Colombano, per non compromettere l’integrità architettonica delle mura stesse.

L’acquedotto dunque termina nel Tempietto di San Concordio che è in realtà una cisterna costruita dal 1823 al 1825: si tratta di un edificio a pianta circolare in stile neoclassico dorico, dove si raccoglieva l’acqua in una vasca doppia di marmo[2]. Da qui l’acqua veniva forzata mediante possenti tubi metallici verso la città di Lucca dove alimentava il complicato sistema di fontane passando sotto il Baluardo San Colombano. In particolare, Nottolini progettò per la cisterna un complesso sistema mobile per preservare i tubi di ferro dalla rottura dovuta alla dilatazione termica.

[tratto da Wikipedia.it]

Circolo L’Ortaccio

Qui si possono trovare bibite, spuntini ed aperitivi in un ambiente aperto e rilassato