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Dettagli Percorso

Lunghezza

39.8km

Difficoltà

Mc

Durata

8h 45min

Dislivello +

383m

Dislivello -

323m

Quota di partenza

17m

Quota di arrivo

77m

Quota minima

3m

Quota massima

84m

Certosa di Calci

Fu per decisione dell’arcivescovo di Pisa Francesco Moricotti che il 30 maggio del 1366 venne fondata la Certosa, nella Val Graziosa di Calci.

Il convento assunse in seguito un’importanza anche politica, in particolare dopo l’annessione dell’antico monastero benedettino dell’isola di Gorgona, avvenuta nel 1425. Nella seconda metà del XV secolo, artisti fiorentini si stabilirono a Pisa per assolvere a lavori dell’Opera del Duomo. Ma è soprattutto tra Seicento e Settecento che vengono compiuti i lavori più importanti.

Si accede al complesso attraverso un vestibolo seicentesco, coronato dalla statua di San Bruno, il fondatore dell’Ordine dei Certosini; a destra si apre la cappella di Sebastiano, in origine riservata alle donne, e a sinistra la foresteria delle donne, attuale biglietteria.

L’ampia corte d’onore longitudinale introduce al santuario. Di fronte all’ingresso è il prospetto barocco della chiesa, impostata su un podio con scalinata a doppia rampa, opera dell’architetto Nicola Stassi: da notare, sulla sommità, la statua della Vergine in gloria.

L’interno, risalente al XVII secolo, è costituito da un’unica aula lungo le cui pareti sono addossati gli stalli lignei destinati ai monaci; una parete intarsiata a marmi policromi separa la zona destinata ai conversi. Sullo scorcio del Seicento inizia la decorazione pittorica parietale con le Storie del Vecchio Testamento, dei bolognesi Antonio e Giuseppe Rolli; gli affreschi della cupola sono del lucchese Stefano Cassiani, autore anche delle pitture ai lati, dietro l’altare e tra le finestre.

L’altare maggiore fu realizzato su disegno di Giovan Francesco Bergamini e terminato nel 1686 dal figlio Alessandro; vi si trova una tela di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano, con San Bruno che offre la Certosa di Pisa alla Madonna, del 1681.

Dalla chiesa si accede alla sagrestia circondata da grandi armadi a muro, alla cappella delle Reliquie e alle varie cappelle, in cui ogni monaco celebrava la messa privata quotidiana; nella cappella di San Ranieri si conserva il dipinto settecentesco del pisano Giovan Battista Tempesti, con San Ranieri, patrono di Pisa; nella cappella di San Bruno troviamo una tela raffigurante il santo, di Jacopo Vignali; la cappella della Vergine del Rosario fu invece affrescata da Giuseppe Maria Terreni alla fine del Settecento.

Tra gli ambienti più interessanti del monastero, la Foresteria Granducale, così detta perché riservata ai sovrani di Toscana, con pregevoli stucchi del Somazzi e affreschi a figure allegoriche di Pietro Giarrè. Il refettorio attuale è il risultato della trasformazione del primitivo ambiente trecentesco: tra le testimonianze più antiche, l’affresco con l’Ultima Cena, di Bernardino Poccetti (1597), mentre il resto delle decorazioni parietali, compiute nel 1773, si deve a Pietro Giarrè. Sul seicentesco chiostro grande, con al centro la monumentale fontana ottagona, si aprono le celle dei monaci, ciascuna concepita come unità abitativa composta da più stanze.

Tra i numerosi ambienti del monastero ricordiamo l’appartamento del Priore, la ricca Biblioteca, l’Archivio storico e la farmacia. Nella foresteria è stata allestita la Quadreria del convento, che ospita numerosi e pregevoli dipinti, tra cui la collezione della famiglia Borghini di Calci.

L’ala ovest della Certosa ospita il Museo di storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa.

Terra e Aroma

Di fronte alla Certosa trovi colazioni, spuntini, piatti freddi e caldi, merende, aperitivi e packed-lunch per picnic.

Ampio utilizzo di verdure, tassativamente stagionali. Prodotti buoni per piatti semplici, ma ricchi di sapore.Menu che segue una precisa regola: in ogni pietanza una nostra verdura, e un’erba aromatica coltivata nella nostra terra.

Circolo L’Ortaccio

Qui si possono trovare bibite, spuntini ed aperitivi in un ambiente aperto e rilassato

Lago della Gherardesca

L’area è situata nella parte occidentale del “padule”, ai piedi del monte Pisano, ha una superficie di circa 30 ettari e si trova all’interno di una zona di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, ove vige il divieto di caccia, mentre è esterna, ma contigua, al SIC B03 “Ex alveo del lago di Bientina”.

Lo specchio d’acqua confina a nord con un canale di bonifica ricco di vegetazione palustre; lungo il lato ovest alcune piante di salice sono utilizzate come roost da diverse specie di Ardeidi, in particolare aironi guardabuoi Bubulcus ibis. Lungo il lato est un filare di cipressi Cupressus sempervirens divide l’area dai campi circostanti.

A sud, alle pendici del monte Pisano, è presente un bosco termofilo con prevalenza di cerro Quercus cerris.

Dal punto di vista ornitologico l’area in questione, grazie ai frequenti allagamenti, risulta una delle più interessanti del “padule” del Bientina, in particolare nel periodo invernale, quando vi svernano numerose specie di uccelli acquatici, e all’inizio della primavera, per la consistente presenza di contingenti migratori.

In quest’area vivono circa 3.000 uccelli tra anatre, appartenenti anche a specie rare, svassi e folaghe. La zona ospita anche un ‘dormitorio’ di ardeidi e aironi, dove di sera si concentrano circa 300 tra aironi bianchi maggiori, garzette, aironi guardabuoi e cormorani. E’ quanto emerge dai censimenti degli uccelli delle aree umide coordinati e realizzati dal COT (Centro Ornitologico Toscano) per la Regione Toscana nell’ambito di un programma internazionale di monitoraggio degli uccelli acquatici (IWC – International Waterbird Census), nel gennaio 2012.

Torre di Caprona

Sullo sperone roccioso a monte del paese di Caprona spicca la “torre degli Upezzinghi“, copia ottocentesca della torre dell’antico castello esistente alla metà dell’XI secolo, citato da Dante (Inferno, XXI, 94-96) e smantellato da Firenze nel 1433. La torre chiamata comunemente “Torretta” si trova sulla sommità di uno sperone roccioso, in una posizione altamente suggestiva che domina le pendici del monte Pisano. Oggi è in completo stato di abbandono e necessiterebbe di un’opera di messa in sicurezza.

All’incrocio fra via del ponte e via Dante Alighieri si trova una lapide storica che recita:

XXI AGOSTO MDCCCXCII

TRENTACINQUE ANNI ADDIETRO FRANCESCO LUPERI CENTONI PROPUGNAVA E LEGALMENTE OTTENEVA CHE LE ACQUE PLUVIALI DI QUESTO ANTICO BORGO SOTTO L’ALVEO DEL TORRENTE ZAMBRA PASSANDO NEL SOTTOSTANTE FOSSO – VICINAJA – DEFLUISSERO MA DIFETTO DI LEGGI O EGOISMO DI POTENTI I NECESSARI LAVORI LUNGAMENTE IMPEDIRONO. PROGREDITI I TEMPI LE LEGGI E LE OPINIONI AJUTANDO PER LE ASSIDUE CURE DEL COMPAESANO ETTORE SIGHIERI AI PUBBLICI LAVORI MUNICIPALI PREPOSTO L’OPERA TANTO AGOGNATA NEL LUGLIO 1892 FINALMENTE COMPIEVASI.

LA POPOLAZIONE CAPRONESE RICONOSCENTE QUESTO MARMO PONEVA

La località è ricordata a partire dal 1024. Il castello di Caprona subì una sortita ad opera dei soldati fiorentini il 16 agosto del 1289, azione a cui partecipò anche il giovane Dante Alighieri, arruolato con altri quattrocento cavalieri nelle schiere di Nino Visconti. Il sommo poeta citerà la cittadina nel canto XXI dell’Inferno, vv. 94-96.

«così vid’io già temer li fanti
ch’uscivan patteggiati di Caprona,
veggendo se’ tra nemici cotanti.»

Il suddetto castello era collocato ai piedi dello sperone roccioso su cui sorgeva la torre di avvistamento, che permetteva la comunicazione con le strutture fortificate circostanti, cioè la Rocca della Verruca e le torri di Uliveto, per il controllo della stretta zona di terra posta fra il fiume Arno e la propaggine meridionale del Monte Pisano

L’estrazione di pietra dalle cave capronesi ha progressivamente trasformato il paesaggio della cittadina. Quando lo sperone roccioso era ancora sostanzialmente integro era possibile scorgere intorno alla torretta i resti del forte medievale. Fino agli anni cinquanta, inoltre, a qualche centinaio di metri a ovest dei suddetti ruderi erano visibili le mura di un palazzo la cui costruzione, voluta da Cosimo I, non venne mai portata a termine: l’edificio era popolarmente noto col nome di “Palazzaccio“.

Dal 1887 al 1953 Caprona era servita dalla tranvia a vapore che, percorrendo l’asse della via Fiorentina, collegava Pisa con Pontedera e, attraverso una diramazione in sede propria che si distaccava in località Navacchio, con Calci. Superato l’Arno con un tratto in sede stradale sul ponte di Zambra, la linea aveva a Caprona una vera e propria stazione dotata di un fascio di tre binari di cui uno a servizio del raccordo di 2 km che collegava tale località con la cava di pietra sita in località Uliveto. Quest’ultimo fu dismesso e smantellato nel 1941.

[ testo tratto da wikipedia.it ]

Birrificio La Staffetta

Microbirrificio artigianale indipendente con locale di mescita dove La birra è il “mezzo” che viene utilizzato per legarsi al territorio, alle persone, al tessuto sociale, la “scusa” per confrontarsi e crescere.